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Allarme Wwf: un quarto delle coste italiane è occupato da stabilimenti balneari

13 agosto 2010 0 commenti

Stabilimento balneareQuasi un quarto della costa italiana idonea per la balneabilità, ovvero 900 km su 4.000 km complessivi, è occupata da 12.000 stabilimenti (più che raddoppiati in meno di dieci anni): una media di uno stabilimento ogni 350 metri con un’occupazione complessiva di circa 18 milioni di metri quadri, che ai gestori costano un canone di appena 50 centesimi al mese per metro quadro. È la denuncia del nuovo dossier ‘Sabbia: l’oro di tutti a vantaggio di pochì del Wwf Italia che a sostegno della tutela del mare e delle coste ha lanciato la campagna ‘Il Mediterraneo ti sta chiedendo aiuto’.

Nello studio l’associazione ambientalista denuncia anche gli “introiti enormi” e “in gran parte irregolari” degli stabilimenti “a fronte solo 103 milioni di euro d’incasso per lo Stato”. Il dichiarato è di circa 2 miliardi di euro ma secondo l’analisi del Wwf, che considera i 600.000 lavoratori del settore, la cifra “non è credibile”. L’evasione è anzi “talmente clamorosa che potrebbe essere in qualche modo programmata a tavolino: dei 573 controlli svolti nel 2009 dall’Agenzia del Demanio – evidenzia – 551 hanno rilevato irregolarità, mentre nel 2008, le irregolarità rilevate sono state 403 su 439 controlli”.

E anche i dati della Guardia di Finanza, secondo il Wwf, “documentano una situazione di evasione diffusa”. Su 4000 controlli annui sul litorale laziale, ad esempio, le irregolarità sono il 45%. Percentuale che sale al 61%« se si considera solo la parte relativa agli scontrini fiscali relativi alla somministrazione di bevande ed alimenti. Così mentre “lo Stato di media incassa per ogni metro quadro di spiaggia data in concessione meno di 50 centesimi di euro al mese (5 euro e 72 centesimi l’anno), i privati fanno affari d’oro sotto gli occhi di tutti” sostiene il Wwf. Oltre allo scandalo delle concessioni, il Wwf evidenzia gli impatti sull’ambiente degli stabilimenti, “spesso vere e proprie cittadelle di servizi e strutture permanenti” con piscine, negozi, centri benessere, parcheggi situati anche in ambienti delicatissimi come le dune costiere. Con il risultato che, sottolinea, “questa speculazione ha irrimediabilmente compromesso l’inestimabile valore dei nostri litorali contribuendo a gravi impatti sull’ambiente come il fenomeno dell’erosione delle coste, che interessa ormai il 42% delle spiagge italiane”.

“La proliferazione degli stabilimenti – commenta il presidente del Wwf Italia, Stefano Leoni- spesso irregolare e scandalosamente ‘economicà per i gestori, insieme alla cementificazione selvaggia, agli abusi e alle situazioni di degrado che caratterizzano il litorale ‘libero’, hanno sottratto alla natura e alla libera godibilità di tutti le nostre bellissime coste, un vero e proprio ‘furtò di ambiente e di paesaggio che hanno impatti e conseguenze spesso irreversibili”. Per questo, secondo il presidente, “per fermare questo scempio, dobbiamo al più presto uscire dalla logica speculativa e privatistica con cui è stato gestito il patrimonio di tutti e rientrare nell’alveo dove le prime cose che si tengono in considerazione sono gli interessi collettivi e, tra questi, la tutela dello straordinario patrimonio ambientale costituito dalle nostre spiagge” conclude.