E ora scoppia la “guerra dei piccioni”. L’Enpa al contrattacco
“Basta con gli inutili allarmismi, ‘l’emergenza piccioni’ non esiste”. Questo e’ quanto emerge da una lettera che l’Ente nazionale protezione animali- Enpa ha inviato all’Associazione nazionale dei comuni italiani- Anci. “Il vero pericolo- si legge sempre nella lettera- e’ che soffiando sul fuoco dell’intolleranza, alcune amministrazioni comunali rischiano di alimentare una assurda e insensata psicosi-anti piccione con esiti, questi si’, pericolosissimi per l’incolumita’ pubblica e per tutti gli animali”. La diffusione di sostanza velenose sul territorio, lungo le strade e nei parchi delle nostre citta’, “benche’ vietata, e’ un fenomeno in crescita che mette a repentaglio l’incolumita’ non soltanto dei piccioni ma anche di altri animali e degli uomini– prosegue la Protezione Animali- immaginiamo cosa potrebbe accadere se un bimbo, giocando in un’area verde, dovesse entrare inavvertitamente in contatto con tali sostanze”.
Tra il 2009 e i primi sei mesi del 2010, secondo una stima dell’Enpa, che considera anche i casi di avvelenamento non denunciati, sarebbero oltre 20mila gli esemplari uccisi con il veleno. Rispetto agli avvelenamenti di piccioni “purtroppo siamo in presenza di un vero e proprio boom– spiega l’Enpa- di cui si sono rese responsabili anche alcune amministrazioni locali, che, invece di perseguire politiche utili alla convivenza tra uomini e piccioni, con la loro inerzia finiscono per alimentare uno stato di diffusa insofferenza”.
Una vera e propria “caccia alle streghe”, dunque, denuncia l’associazione. Ma e’ una caccia “insensata e ingiustificata: i numeri dimostrano che non ci troviamo di presenza di una ‘invasione di piccioni'”. Secondo alcune stime, infatti, “in Italia vivono circa 4 milioni di esemplari: sono 103 mila a Milano, 47.00 a Modena, alcune decine di migliaia a Roma e Bologna“. Dati alla mano “l’emergenza non esiste“. Da non dimenticare inoltre che “i piccioni svolgono anche una importante funzione sociale per tutte quelle le persone che, soprattutto d’estate, si sentono sole e utilizzano il loro tempo libero prendendosi cura di questi animali”. Eventuali disagi, invece, “potrebbero essere creati dall’eccessiva concentrazione di questi animali in alcune aree urbane”. Ma la soluzione per una convivenza equilibrata, che rispetti il benessere animale, “esiste ormai da tempo”. Cosa possono fare i comuni? “Anzitutto va ricordato che la Corte di Cassazione, considerando questa specie come fauna selvatica, l’abbia inclusa nelle tutele previste legge 157/92 (norme per la protezione della fauna omeoterma e la disciplina del prelievo venatorio)- dice l’Enpa- cio’ esclude pertanto il ricorso indiscriminato a metodi cruenti– catture, spostamenti, improbabili battute di caccia al piccione- che, oltre a essere illegali sono totalmente inutili”.
Secondo l’Enpa, invece, “e’ necessario intervenire sui fattori che determinano una forte concentrazione di esemplari”. Le amministrazioni locali “possono intervenire con la chiusura delle nicchie negli edifici pubblici, invitando i cittadini a fare altrettanto; con l’installazione di dissuassori o di reti che impediscano l’accesso ai piccioni (lasciando pero’ piccoli varchi per le altre specie) e li spingano a sposarsi in altre zone; creare delle aree, quelle ‘meno a rischio’, dove alimentarli correttamente; con la sterilizzazione chimica, solo in ultima istanza pero’, prevedendo l’impiego di metodi naturali quali il ‘Neem’ (attualmente in positiva fase di sperimentazione)”. Un ultimo consiglio dell’Enpa: “i piccioni amano le zone piu’ centrali delle citta’, quelle a maggior densita’ di abitazioni”. Allora, “un altro ottimo sistema e’ quello di rendere l’ambiente piu’ naturale, piantando alberi e siepi: una azione che, oltre a scoraggiare la presenza dei colombi, avrebbe conseguenze molto positive anche sulla biodiversita'”.