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Marcegaglia: è ora che sul nucleare il governo prenda delle decisioni

5 settembre 2010 0 commenti

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“Da sempre siamo a favore dello sviluppo del settore nucleare: anche su questo il governo deve prendere delle decisioni”. Lo ha detto la presidente di Confindustria Emma Marcegaglia ai giornalisti a margine del Workshop Ambrosetti a Cernobbio. L’interesse dell’industria e’ evidente: in ballo, ha ricordato Marcegaglia, ci sono investimenti per 20 miliardi di euro, oltre all’interesse strategico relativo ai minori costi futuri dell’energia. Proprio in virtu’ dell’importanza del settore nella crescita economica, Confindustria sta organizzando al proprio interno una “filiera del nucleare”.

E il governo riconferma la sua scelta nuclearista. Il ritorno al nucleare “è fondamentale” per l’economia italiana ha sottolineato ieri il ministro dell’Economia, Giulio Tremonti, secondo cui “i tempi del nucleare non coincidono con quelli della legislatura, ma il nucleare è fondamentale”. “Nel Pil – ha aggiunto Tremonti a margine del workshop Ambrosetti – siamo penalizzati rispetto agli altri paesi che hanno il nucleare, perché il Pil è una somma algebrica” composta anche dalla produzione di energia”. Il problema è l’attuazione degli adempimenti che concretizzeranno questa scelta.

A stretto giro il “no” dei Verdi. “La proposta avanzata dal ministro dell’Economia Giulio Tremonti e’ irricevibile. Come sarebbe possibile condividere un percorso con chi ha deciso di sottrarre il futuro a centinaia di migliaia di precari, come dimostra la protesta dei precari della scuola degli ultimi giorni e chi ha operato tagli devastanti sulle politiche sociali e ambientali mettendo in ginocchio l’Italia?”. Lo dichiara il presidente nazionale dei Verdi Angelo Bonelli, che aggiunge: “I punti messi in evidenza oggi da Tremonti per un eventuale patto con le opposizioni sono incompatibili con i valori progressisti che stanno alla base di un nuovo centrosinistra: l’assenza di una politica per eliminare il precariato, il federalismo fiscale che creera’ forti diseguaglianze tra nord e sud e quello demaniale che si traduce nella piu’ grande speculazione edilizia ed immobiliare del paese, il nucleare, fonte energetica pericolosa, costosa e obsoleta- conclude Bonelli- non sono compatibili con un futuro innovativo ed equo per l’Italia”. E’ evidente che le proposte di Tremonti di oggi rappresentano prove tecniche di una candidatura alla premiership per il dopo Berlusconi ed e’ evidente che la maggioranza di centro destra mostra crepe sempre piu’ profonde con nuovi fronti che si aprono. Ma la ricetta di Tremonti non e’ quella che puo’ interessare a chi ha a cuore il futuro e la modernizzazione dell’Italia”.

La ricerca ‘Il nucleare per l’economia, l’ambiente e lo sviluppo’ sostiene che il ritorno dell’Italia al nucleare puo’ produrre ”vantaggi economici derivanti da costi di generazione elettrica piu’ bassi e stabili, benefici ambientali legati all’abbattimento delle emissioni di anidride carbonica, vantaggi economici e occupazionali che scaturiranno dagli investimenti per la realizzazione degli impianti e sicurezza del sistema energetico nazionale prodotta dalla diversificazione delle fonti di approvvigionamento”. A dirlo è un lavoro di “The european house-Ambrosetti”, presentato al workshop di Cernobbio al quale hanno collaborato esperti dell’ENEA, dell’ISPRA, dei Politecnici di Milano e di Torino, dell’Universita’ Bocconi, dell’Universita’ degli Studi di Padova e dell’Osservatorio di Pavia. La ricerca formula alcuni scenari di studio per comprendere i possibili impatti derivanti dalla costruzione e dalla conseguente messa in esercizio di nuove centrali nucleari nel nostro paese, come previsto dal Governo attraverso la ”Legge Sviluppo” del 2009. Si parte dai vantaggi economici e ambientali. Per lo studio l’introduzione di una quota del 25% di nucleare nel mix di generazione elettrico italiano permetterebbe di abbattere drasticamente le emissioni di CO2, e di ridurre e stabilizzare il costo di generazione. In 10 anni, tra il 2020-2030, si potranno avere: minori emissioni comprese tra 236 e 381 milioni di tonnellate di CO2, a seconda degli scenari di riferimento presi in considerazione; minori costi di generazione, comprensivi del costo della CO2, per 43-69 miliardi. A queste cifre potrebbero aggiungersi i benefici economici e occupazionali. Per ogni unita’ nucleare (tecnologia EPR) attiva potrebbero esserci 9.000 posti di lavoro in fase di costruzione (3.000 diretti e 6.000 indiretti e indotti); da 1.100 a 1.300 in fase di esercizio (circa 600-700 in sito diretti e da 500-600 indiretti e indotti); circa 150 diretti in fase di decommissioning. Il programma nucleare dell’Italia e’ anche – se sfruttato – un ”trampolino di lancio” per l’industria nazionale per entrare nella catena di fornitura mondiale. Tranquillizzante lo scenario anche dal punto di vista della sicurezza. Con oltre 14.000 anni-reattore di funzionamento, vi sono stati solo 2 incidenti con danni rilevanti: Chernobyl e, in misura minore, Three Mile Island e ”gli standard attuali rendono di fatto impossibile il ripetersi di situazioni simili”. L’evoluzione della tecnologie permetterebbe inoltre di gestire le scorie a bassa e media attivita’ in piena sicurezza. L’Italia dipende dall’estero per circa l’86% del fabbisogno di energia primaria (primo Paese al mondo per importazione di energia) e cio’ incide pesantemente sulla spesa di cittadini e imprese per l’energia. Secondo la ricerca ad oggi il prezzo dell’energia elettrica in Italia per le imprese e i cittadini e’ superiore del 25-35% a quello medio degli altri Paesi dell’Unione Europea.