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Ue: cani e gatti radagi potranno essere vivisezionati

9 settembre 2010 0 commenti

gatti1Cani e gatti randagi potranno finire in un laboratorio ed essere vivisezionati. A stabilirlo esplicitamente è l’articolo 11 della nuova direttiva Ue sulla protezione degli animali utilizzati a scopi scientifici approvata ieri dal Parlamento europeo. E questo, in una legge che dovrebbe ridurre la sofferenza degli animali, ha naturalmente suscitato una ondata di polemiche, con 40 eurodeputati che hanno abbandonato l’emiciclo.

Altri aspetti sono meno controversi, ma comunque oggetto di dibattito. Cani, gatti, criceti e macachi potranno essere ancora utilizzati come cavie, ma nel rispetto di condizioni piu’ stringenti e solo quando non sia possibile ricorre a metodi alternativi. Il via libera definitivo al provvedimento – destinato ad aggiornare regole che risalgono al 1986 – e’ stato dato dall’assemblea di Strasburgo con una maggioranza schiacciante. A nulla e’ servito i tentativi di modificare il testo o rinviare il voto dei Verdi e dell’Idv (con Sonia Alfano), al quale hanno aderito anche alcuni esponenti del Pdl-Ppe. Nei giorni scorsi critiche al progetto e appelli all’Ue per una sua modifica – al fine di offrire maggiore protezione agli animali – erano giunti da esponenti del governo (i ministri Franco Frattini e Michela Brambilla) e numerosi esponenti del mondo della scienza e della cultura. Il testo varato oggi, ha sottolineato Elisabeth Jeggle, relatrice del provvedimento, ”rappresenta un salto di qualita’ rispetto alle norme dell’86 ed e’ frutto di quasi due anni di lavoro. Il compromesso raggiunto e’ un atto di equilibrismo tra la volonta’ di proteggere maggiormente gli animali e le esigenze della ricerca”. Pur lasciando la possibilita’ di utilizzare cavie per esperimenti, la norma fissa limiti precisi, introduce controlli puntuali sul rispetto delle regole e sull’ effettiva necessita’ di ricorre alla sperimentazione su animali. E’ stato introdotto il divieto – salvo il ricorso alla clausola di salvaguardia in casi eccezionali – di utilizzare grandi primati come gorilla, scimpanze’, orangutango e altre specie. Mentre macachi e ustiti potranno ancora essere cavie per le ricerche a fini medici su malattie neurodegenerative come l’Alzheimer. Tra le altre novita’ introdotte, l’obbligo di seguire procedure di sperimentazione che implichino metodi di soppressione che provocano il minimo di dolore, sofferenza e angoscia possibile. Ma anche la possibilita’ di condurre esperimenti senza ricorre ad anestesia e di utilizzare gli animali anche per l’insegnamento superiore e le indagini medico-legali. Una delle critiche rivolta dalle organizzazioni antivivisezione e di difesa degli animali, e riprese dagli europarlamentari, ha riguardato l’elevazione della soglia del dolore – da lieve a moderato – in base al quale e’ proibita la ripetizione di esperimenti sulle stesse cavie. Una decisione giustificata dall’opportunita’ di ridurre il numero di cavie impegate.

La nuova normativa e’ un ”buon compromesso, frutto di un lavoro serio e rigoroso”, ha sottolineato Paolo De Castro (Pd-Ds), presidente della Commissione agricoltura del Pe, l’organismo che ha messo a punto il provvedimento e lo ha gia’ approvato senza voti contrari. Posizione analoga e’ stata espressa da Elisabetta Gardini (Pdl-Ppe), la quale ha pero’ espresso qualche preoccupazione sui controlli che sono chiamati a effettuare appositi comitati nazionali. Per Giovanni La Via (Pdl-Ppe) occorre ora fare un passo avanti per migliorare le modalita’ di utilizzo degli animali a fini scientifici e consentire che la ricerca vada avanti tutelando il benessere degli animali”.

Per una modifica della direttiva piu’ in favore degli animali si sono espressi, nell’ambito della delegazione Ppe, Cristiana Muscardini, Tiziano Motta, Crescenzio Rivellini e Clemente Mastella. Attualmente sono circa 12 milioni di animali utilizzati ogni anno come cavie. Una volta ricevuta l’approvazione formale del Consiglio Ue i Paesi membri avranno due anni per mettersi in regola con le nuove norme. Ma potranno comunque mantenere disposizioni piu’ protettive nei confronti degli animali.

ENPA: MEGLIO CONFERMARE NORMATIVA ITALIANA

Sulla sperimentazione animale bisogna “confermare i punti positivi della normativa italiana”. Lo afferma l’Enpa-Ente nazionale protezione animali dopo l’approvazione da parte del Parlamento europeo della direttiva sulla sperimentazione animale. Delusa dal testo licenziato il presidente dell’associazione, Carla Rocchi, secondo la quale “il provvedimento e’ stato varato in una edizione peggiorativa rispetto a una prima versione del 2008″. E questo, sostiene, “in virtu’ delle pressioni della potente lobby farmaceutica” che hanno determinato “un quadro di riferimento peggiore di quanto prevede in Italia la vigente normativa in materia di esperimenti su animali viventi”. Adesso, prosegue la Rocchi, “l’aspettativa del mondo animalista e di quanti ritengono incongrua e anacronistica la direttiva cosi’ come recepita, si fonda sull’iter di recepimento che il nostro paese sara’ chiamato a percorrere per venire a un nuovo decreto nazionale”. L’obiettivo, spiega il presidente dell’Enpa, e’ quello di “mantenere i punti positivi gia’ presenti nel decreto legislativo che, da quasi quindici anni, hanno posto l’Italia all’avanguardia in materia di sperimentazione cosi’ come, piu’ in generale, nell’ambito della tutela degli animali”.
SOTTOSEGRETARIO MARTINI: DIRETTIVA POCO INCISIVA

”L’obiettivo da raggiungere e’ l’esclusione dell’utilizzo di animali per la sperimentazione nel caso questo comporti sofferenza per gli stessi. Mi e’ pertanto personalmente difficile commentare positivamente una normativa europea che considero ancora sostanzialmente poco incisiva in tal senso”. A dirlo è il sottosegretario alla salute Francesca Martini in merito all’approvazione odierna da parte del Parlamento Europeo della nuova direttiva sulla protezione degli animali utilizzati ai fini sperimentali ” Mi rendo conto – spiega Martini – che ha rappresentato un compromesso difficile. Purtroppo i Paesi membri presentano situazioni di forte disomogeneita’ e apprezzo lo sforzo di aver fatto emergere queste discrepanze in materia e di porre obiettivi di maggiore protezione degli animali in conformita’ al Protocollo del Trattato CE in quanto esseri senzienti. L’Italia si attesta nel panorama europeo per una forte attenzione al tema che, per quanto mi riguarda, puo’ e deve essere solo intensificata”.