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Denuncia della Coldiretti: falsi marchi italiani su pecorino romeno

14 settembre 2010 0 commenti

pecorinoCon i formaggi di latte di pecora prodotti dalla società Lactitalia in Romania e “spacciati” con marchi che richiamano al Made in Italy come Toscanella, Dolce Vita e Pecorino, “fanno business lo Stato e i fratelli Pinna a danno degli allevatori e degli altri industriali della Sardegna che hanno scelto di continuare a produrre nell`Isola”. E` quanto afferma la Coldiretti nel commentare la notizia che la società Lactitalia è posseduta al 29,5 per cento dalla Simest controllata dal Ministero dello Sviluppo economico e per il 70,5 per cento dalla Roinvest con sede a Sassari con amministratori tra gli altri Andrea Pinna che è vicepresidente del Consorzio di Tutela del Pecorino Romano e Pierluigi Pinna che è consigliere dell`organismo di controllo dei formaggi pecorino Roma, Sardo e Fiore Sardo Dop che dovrebbero promuovere il vero pecorino e combattere la concorrenza sleale e le contraffazioni.

“Un evidente conflitto di interessi che emerge dal sito www.lactitalia.ro dove si chiarisce che – afferma Coldiretti – il caseificio a Izvin, nei pressi di Timisoara ha una capacità di trasformazione di circa centomila litri di latte al giorno nello stabilimento dove vengono prodotti tra l`altro formaggi di latte di pecora proveniente da allevamenti in Romania che poi vengono venduti anche con i marchi Toscanella, Dolce Vita e Pecorino. I prodotti finiti vengono commercializzati negli USA e nell`Unione Europea anche in Italia dove risulterebbe che sia nel 2008 che nel 2009 sono arrivati negli stabilimenti Pinna formaggi provenienti dall`industria romena”.

E’  inquietante – sottolinea la Coldiretti – che vengano usati soldi pubblici per un investimento che non utilizza prodotto e lavoro italiano, nè a livello agricolo nè industriale, ma che a differenza fa concorrenza sleale alle vere produzioni Made in Italy a vantaggio di un unico imprenditore impegnato in un business che contribuisce a mettere in ginocchio i pastori e gli industriali che producono vero pecorino romano. La presenza di prodotti di imitazione del pecorino Romano sui mercati internazionali è – spiega la Coldiretti – la principale ragione del calo del 10 per cento delle esportazioni dei formaggi di pecora Made in Italy con la quale viene motivata una insostenibile riduzione dei prezzi riconosciuti agli allevatori in Sardegna dove un litro di latte viene pagato solo 60 centesimi per litro di latte, in calo del 25 per cento rispetto a due anni fa”.

La partecipazione della società Simest controllata dal Ministero dello Sviluppo Economico nella fabbrica rumena denominata Lactitalia è “un evidente caso di finto Made in Italy (o Italian sounding) che tutti in ogni sede condannano e che questa volta ha l`aggravante che, a differenza dei casi piu` noti del parmesan e del provolone statunitense, è lo Stato italiano a produrre all`estero e l`Italia a comperare il “falso”. Sarebbe opportuno a questo punto – conclude la Coldiretti – che, non tanto la Simest, ma il Ministero dello Sviluppo Economico spiegasse in dettaglio come si giustifica l`utilizzo di risorse pubbliche per effettuare un investimento all`estero in cui lo Stato diventa proprietario di una azienda che fa concorrenza sleale ai nostri pastori”.

Intanto la Coldiretti lancia un altro allarme: due fette di pecorino su tre vendute negli Stati Uniti sono false, e negli Usa le imitazioni del formaggio italiano prevalgono sul prodotto originale. E` quanto emerge da una analisi presentata in occasione del blitz dei pastori che questa mattina hanno portato le loro pecore a pascolare nella sede della Regione Siciliana a Palermo, “per denunciare l`impossibilità di continuare a mantenerle nelle proprie aziende a costi che superano il prezzo di vendita del latte ma anche per far conoscere le qualità dei propri formaggi locali che sono stati distribuiti ai cittadini”.

Coldiretti spiega dall’analisi sui dati Istat risulta che negli Stati Uniti “i prodotti di imitazione stanno prendendo progressivamente il posto di quelli originali in arrivo dall`Italia con un crollo del 32 per cento delle esportazioni di pecorino e fiore sardo in valore nel primo semestre del 2010”.
 “Ad avvantaggiarsene – continua Coldiretti – sono i ‘falsi’ realizzati in Wisconsin, California e New York, venduti ad esempio con il nome di “romano cheese”, ma anche quelli importati dall`estero, soprattutto dall`Europa, che utilizzano nomi di fantasia come quelli della società Lactitalia, la quale esporta in Usa e in Europa e produce in Romania formaggi di pecora venduti con marchi che richiamano al Made in Italy”.