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Millennium goal: Sarkò ci riprova, Tobin tax subito. Ma Usa e Uk sono contrari

21 settembre 2010 0 commenti

SarkozyONUServiva un colpo d’ala per ravvivare il vertice contro la povertà. E ci ha pensato il presidente francese Nicolas Sarkozy ha riproposto ieri l’istituzione di una tassa universale sulle transazioni finanziarie per sovvenzionare la lotta contro la poverta’ nel mondo. Sarkozy, uno dei primi capi di Stato a prendere la parola al Palazzo di Vetro di New York, lo ha detto al Vertice convocato dal segretario generale dell’Onu Ban Ki-moon per fare il punto sui cosiddetti Obiettivi del Millennio, che puntano a dimezzare il numero dei poveri nel mondo entro il 2015. Un obiettivo che quasi certamente fallirà a meno che non si trovino nuove forme di finanziamento.

L’idea di Sarkozy, che l’inquilino dell’Eliseo aveva gia’ ventilato in occasione della crisi del 2008, non piace a tutti, anzi. Vede in particolare l’opposizione di giganti finanziari come gli Stati Uniti e la Gran Bretagna, oltre ai paesi asiatici, il Canada e l’Australia, mentre è gradita alla Germania e alla Spagna e ad un paese emergente che ‘conta’ come il Brasile e alla Norvegia. Vista l’opposizione di Londra e della Svezia (che l’aveva istituita negli anni Ottanta provocando una fuga di capitali verso i Paesi vicini) e soprattutto degli Stati Uniti la tassa ideata dall’economista americano James Tobin negli anni settanta molto difficilmente verra’ approvata in tempi brevi in seno all’Unione europea, anche perche’ piace poco alla Commissione Ue.

Sarkozy, futuro presidente di turno sia del G8 sia del G20, intende pero’ premere al massimo per convincere i suoi partner. ”Possiamo decidere qui i finanziamenti innovatori, la tassazione delle transazioni finanziarie – ha detto oggi Sarkozy – Perche’ aspettare? La finanza si e’ mondializzata, e perche’ mai non dovremmo chiedere proprio alla finanza di partecipare alla stabilizzazione del mondo prelevando una tassa su ogni transazione finanziaria?”.

Come il presidente francese Nicolas Sarkozy, anche il premier spagnolo Jose’ Luis Rodriguez Zapatero si e’ detto favorevole all’istituzione di una tassa universale sulle transazioni finanziarie per sovvenzionare la lotta contro la poverta’. Prendendo la parola alle Nazioni Unite poco dopo Sarkozy, Zapatero ha detto ritenere ”piuttosto sensato, giusto e logico” l’idea di chiedere ”un piccolo sforzo”alle istituzioni finanziarie, il cui salvataggio era costato miliardi di euro ai governi durante la crisi del 2008.

Come aveva detto nei giorni precedenti il segretario generale dell’Onu Ban Ki Moon, che ha aperto i lavori del Vertice, mancano all’appello circa 26 miliardi di dollari rispetto alle promesse iniziali, e contro la poverta’ i fondi saranno comunque insufficienti, anche se le cose sembrano andare un pochino meglio in battaglie lunghe e difficili come quelle contro la fame. La crisi economica ha duramente penalizzato l’aiuto allo sviluppo, e tornare a crescere e’ fondamentale per combattere fame e poverta’. Ne hanno parlato, oltre a Sarkozy, anche i responsabili di istituzioni internazionali come il Fondo Monetario Internazionale (Fmi) e la Banca Mondiale (Bm).

Il presidente francese si e’ detto ”convinto” che quando c’e’ la crisi ”occorre trovare nuove fonti di finanziamento per la lotta contro la poverta’, per l’istruzione e per risolvere le grandi pandemie sanitarie nel mondo”. Robert Zoellick, il numero uno della Banca Mondiale, ha imputato l’aumento dei poveri (64 milioni in piu’ nel 2009) ”alla crisi”, che ha fatto segnare un passo indietro verso gli Obiettivi del Millennio. Sulla stessa linea e’ Dominique Strauss-Khan, il Direttore Generale del Fondo Monetario Internazionale: ”Senza una crescita globale gli sforzi per aiutare i Paesi in via di sviluppo rischiano di non funzionare”, ha detto. Anche il segretario generale dell’Onu, Ban Ki-moon, ha infine pronunciato parole che vanno in quella direzione: ”il budget dei Paesi ricchi non puo’ essere disegnato sulle spalle dei poveri”, e solo ”la ripresa puo’ evitarci di tornare sul sentiero di prima, ingiusto e sbilanciato”.

Nessuna lotta contro la povertà avrà successo «se non si cambia il sistema politico ed economico» ha detto invece il presidente boliviano, Evo Morales nel suo intervento, accusando i paesi ricchi di volersi appropriare delle risorse naturali dei paesi in via di sviluppo e chiedendo loro di mantenere l’impegno di assegnare lo 0,7% del Pil in aiuti. «Non si tratta di un regalo, ma di una parte del debito», ha affermato Morales, sostenendo poi che i servizi di base come energia, acqua e comunicazioni sono diritti umani e non «un affare privato».