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Energia, ricercatori americani studiano nuovi metodi immagazzinamento

30 settembre 2010 0 commenti

00002041L’immagazzinamento dell’energia è uno dei problemi aperti per il maggiore sviluppo delle fonti rinnovabili, in modo da poterne rendere disponibile l’energia generata non solo in base a fattori imprevedibili quali la disponibilità di vento e sole, ma in qualsiasi momento sia necessario. La ricerca sull’argomento è attiva in tutto il mondo, in particolare per lo sviluppo di nuovi materiali che possano sostituire i sistemi di accumulo oggi disponibili, costituiti principalmente dalle “batterie” (accumulatori) più o meno convenzionali.

I ricercatori americani del Rensselaer Polytechnic Institute stanno studiando una nuova tecnica che non usa, appunto, batterie, ma condensatori nanostrutturati, formati da sottilissimi strati di polveri ultrafini e vetri ferroelettrici. Mentre le batterie hanno la proprietà di rilasciare energia in basse dosi sul lungo periodo, questi condensatori sono in grado di caricare e scaricare molto rapidamente grandi quantità di energia. Una capacità che li rende molto promettenti non solo per l’immagazzinamento dell’energia, ma anche per altri usi, per esempio nell’elettronica.

Questo approccio completamente nuovo avrà un impatto enorme sull’efficienza dell’energia eolica e solare, ma anche su quelle tradizionali del carbone, del nucleare e dell’idroelettrico. Tutti stanno cercando nuovi materiali per venire incontro alle richieste di energia in futuro, e siamo convinti che i nostri condensatori segneranno un passo avanti, perché sono più piccoli, più leggeri e più efficienti delle batteria attuali”, ha commentato Doug Chrisey, che guida lo studio. La ricerca, sostenuta da un finanziamenti della National Science Foundation americana, avrà una durata di 4 anni e, oltre a sviluppare i nuovi accumulatori, ha anche l’obiettivo di realizzare nuove tecniche per produrre i nuovi materiali e in grandi quantità e a costi ridotti.