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Vivere molto vicino ad un aeroporto aumenta la pressione del sangue

30 settembre 2010 0 commenti
ciampino300_01Vivere vicino a un aeroporto aumenta la pressione del sangue. Lo dimostra uno studio che ha coinvolto lo scalo romano di Ciampino presentato all’ottava conferenza internazionale Ioha di Roma su “Salute, lavoro e resposabilità sociale”, fino al 2 ottobre all’Università urbaniana, organizzata dall’Associazione Italiana degli Igienisti Industriali (AIDII), a nome di IOHA, e da INAIL ed ISPESL. L’indagine, che fa parte di uno studio più ampio a livello europeo, è stata condotta dal dipartimento di epidemiologia dell’Agenzia di Sanità Pubblica della Regione Lazio, ha coinvolto 597 persone alle quali è stata misurata la pressione in diversi momenti della giornata. Il risultato? Per chi vive molto vicino all’aeroporto la pressione aumenta fino a 8,6 millimetri di mercurio per la sistolica e 4,2 millimetri per la diastolica.
“Il problema del rumore urbano, associato ad aeroporti o al traffico delle automobili, ha forti implicazioni su salute e socioeconomiche _ spiega Giovanni Brambilla, vicepresidente dell’Associazione Italiana di Acustica _ che vanno dall’aumento delle malattie cardiovascolari alla diminuzione del prezzo degli immobili in aree particolarmente rumorose”.
L’aumento della pressione è causato anche dal traffico urbano, come ha dimostrato un altro studio presentato alla conferenza internazionale Ioha e condotto da Wolfgang Babish, dell’agenzia federale per l’ambiente tedesca. Secondo i dati, per chi vive in zone in cui di notte il rumore non scende sotto i 55 decibel il rischio di ipertensione sale del 20%. Questo sintomo, unito allo stress dovuto al rumore, si traduce in un pericolo di attacchi di cuore: “C’è una sufficiente evidenza”, prosegue Giovanni Brambilla, “che un’esposizione a lungo termine al rumore del traffico aumenta il rischio di attacchi cardiaci”. A riguardo, sulla base del deprezzamento dell’immobile per l’eccessivo inquinamento acustico, è stato stimato che in un’area di 100mila abitanti, ciascun cittadino sarebbe disposto a pagare 25 euro l’anno per ogni decibel diminuito, compreso tra i 55 e i 70 dBA. Per cui, ad esempio, se si procedesse a ridurre il rumore di 3 decibel, secondo questo studio, l’importo volontario pro-capite salirebbe a 75 euro l’anno.