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Geologi: 6 milioni di persone ad alto rischio frane e alluvioni

13 ottobre 2010 0 commenti

franaCirca 6 milioni di persone, oltre 6 mila scuole e 531 ospedali sono localizzati in zone ad elevato rischio idrogeologico. È quanto emerge dal rapporto «Terra e sviluppo. Decalogo della terra 2010», realizzato dal centro studi del Consiglio nazionale dei geologi italiani, con la collaborazione del Cresme, e presentato stamani a Roma nella sala della Protomoteca del Campidoglio.

Solo in Campania, secondo questo rapporto sullo stato del territorio italiano, oltre un milione di persone vivono in aree ad alto rischio di frane e alluvioni, 825 mila in Emilia-Romagna e oltre mezzo milione in ognuna delle tre grandi regioni del nord, nell’ordine Lombardia, Piemonte e Veneto. Situazione che, leggendo le proiezioni statistiche contenute nella ricerca, dovrebbe peggiorare nei prossimi anni soprattutto nelle regione del centro e del nord a più elevata urbanizzazione. A causa anche dei flussi migratori, si calcola che nel 2019 ci sarà un ulteriore incremento della pressione insediativa con valori che a livello nazionale toccano il 4% di abitanti in più, il 5% nel nord-ovest e al centro e il 7,9% nelle regioni del nord-est.(AGI) «Dal dopoguerra ad oggi sono stati spesi 213 miliardi di euro per il dissesto idrogeologico – ha sottolineato Pietro Antonio De Paola, presidente del Consiglio nazionale dei geologi – e il risultato è quello che vediamo in Liguria, Campania o Sicilia. Il nostro territorio ha una vulnerabilità elevatissima, per la quale siamo costretti ad inseguire le emergenze con spese continue, senza peraltro raggiungere un livello accettabile di sicurezza». Della cifra indicata da De Paola, 27 miliardi sono stati investiti solo dal 1996 al 2008.

Sulla scorta delle stime effettuate dal ministero dell’Ambiente, attraverso i Piani di assetto idrogeologico (Pai) redatti dalle Autorità di bacino, il presidente ha precisato che «occorrerebbero circa 40 miliardi per mettere in sicurezza l’intero territorio. Ma lo Stato ha dimostrato di spendere molto poco e quindi non c’è molta fiducia nell’arrivo di risposte adeguate». Tuttavia De Paola giudica positivamente il piano annunciato dal ministro dell’Ambiente, Stefania Prestigiacomo che, in collaborazione con le Regioni, prevede un investimento complessivo di circa 1,5 miliardi: «è indirizzato correttamente, perchè gli enti attuatori dovrebbero essere le stesse Autorità di bacino che hanno realizzato i Pai».

Sono invece 725 i Comuni italiani potenzialmente interessati da un alto rischio sismico, mentre quelli a medio rischio sono 2.344. Nelle zone ad alto rischio risiedono 3 milioni di abitanti, nei secondi 21,2 milioni; il 40% della popolazione italiana risiede dunque in zone a elevato rischio sismico. E’ quanto emerge il primo ‘Rapporto sullo stato del territorio italiano’ realizzato dal centro studi del Consiglio nazionale dei Geologi (Cng), in collaborazione con il Cresme, presentato a Roma, al Campidoglio. E sempre in zone a elevato rischio sismico si trovano – si legge nel 1/o Rapporto Cng-Cresme – 6,3 milioni di edifici, 27.920 scuole e 2.188 ospedali. Lo studio ricorda poi che il 60% degli 11,6 milioni di edifici italiani a prevalente uso residenziale e’ stato realizzato prima del 1971, mentre l’introduzione della legge antisimica per le costruzioni in Italia e’ del 1974. Dal dopoguerra (1944) al 2008 ”il costo del dissesto idrogeologico e dei terremoti e’ stato di 213 miliardi di euro, con un investimento di 27 miliardi di euro solo dal 1996 al 2008” ha annunciato il presidente del Consiglio nazionale dei Geologi Piero Antonio De Paola: ”una spesa ingente ma inefficace – ha concluso – per la pianificazione non completa e che quando c’e’ viene elusa e per la mancanza di un centro di coordinamento”