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Addio a Hermann Sheer

16 ottobre 2010 0 commenti

scheer_lachend120Addio, papà del Conto Energia. E’ scomparso a 66 anni “l’eroe verde” Hermann Sheer, deputato tedesco, presidente di Eurosolar e del World Council for Renewable Energy. Premiato con diversi riconoscimenti internazionali, per la sua opera di promozione dell’energia solare nel mondo, Sheer, mancato improvvisamente, era il sociologo e deputato tedesco che ha lanciato le politiche più innovative a favore delle rinnovabili.

«Con la scomparsa prematura di Hermann Sheer -afferma il presidente di Legambiente, Vittorio Cogliati Dezzail mondo ambientalista perde un grande pilastro a sostegno delle fonti rinnovabili». «Il suo instancabile impegno in favore delle energie pulite -aggiunge- è stato e sarà ancora, per noi, una spinta per continuare a lavorare alla costruzione di un futuro energicamente sostenibile. Un futuro fatto di sole in cui Hermann ha creduto fermamente e per il quale si è battuto per tutta la vita raggiungendo risultati straordinari». «Oltre allo stimolo per la nascita dell’industria delle rinnovabili -sottolinea ancora Cogliati Dezza- a lui si deve anche l’invenzione del conto energia, uno strumento innovativo che si è rivelato quanto mai efficace a sviluppare e diffondere le fonti rinnovabili non solo in Germania ma in tutto il mondo. È nostro compito ora proseguire sulla strada che lui ha tracciato perchè il futuro da lui immaginato possa diventare una realtà sempre più viva anche nel nostro Paese».
Molti e pregevoli  i suoi lavori. Tra questi segnaliamo Il solare e l’economia globale.

ECCONE  UNO STRALCIO

Il problema centrale che l’umanità deve affrontare è se l’economia globale produce abbastanza per funzionare. Se la nostra economia continuerà a basarsi su risorse limitate e inquinanti e su strutture aziendali globali sempre più concentrate non vi sarà abbastanza per tutti. Più questo diventa ovvio e più probabilità vi sono che, in assenza di una chiara alternativa, il mondo finisca per accettare l’idea che occorre rinunciare all’ideale di diritti umani universali. Una tendenza, come è noto, già largamente dispiegata. Lo scrittore tedesco Carl Amery traduce questa tendenza con poche parole di buon senso: se non c’è abbastanza per tutti, la dottrina nazista della “nazione eletta”, con quello che ha provocato, non resterà un episodio isolato della storia. La distinzione fra privilegiati e non, fra coloro che vengono considerati superiori e coloro che vengono ritenuti inferiori, diverrà la filosofia dominante del 21° secolo. In realtà stiamo rischiando nuovi genocidi e nuove guerre per il Lebensraum; lo spazio vitale; condotte dagli uomini e garantite dalle leggi di mercato.

Ma quando la natura reagisce, non ha alcun rispetto per i privilegi, la sua selezione è indiscriminata; è allo stesso tempo giusta e ingiusta, dal momento che la sua vendetta si abbatte anche su chi non l’ha provocata. Tuttavia la natura potrebbe accettare un compromesso, che noi stessi dobbiamo proporre. La risposta non è in un’idea di “protezione ambientale” che salvaguarda semplicemente riserve isolate senza arrestare la distruzione complessiva, ma piuttosto in un’economia naturale che usi in modo rispettoso la “ricchezza della natura” invece di devastare il pianeta con razzie e saccheggi per ottenere una immaginaria “ricchezza delle nazioni” (Adam Smith).

L’obiettivo del soddisfacimento universale dei bisogni umani è l’ideale sociale e democratico dell’età moderna, un ideale che si è sviluppato nel corso della Rivoluzione Industriale. Ma proprio gli eccessi della Rivoluzione Industriale che ci hanno portato a voler dominare la natura, rendono impossibile la realizzazione nel lungo termine di questo ideale. Per raggiungerlo non è necessario che alla natura venga conferita priorità rispetto ai bisogni dell’umanità. Ciò che è essenziale è il primato delle leggi fisiche sulle leggi di mercato. Una società che, con l’aiuto delle sue istituzioni politiche, è incapace di ribaltare la supremazia del mercato sulla natura, è destinata a perire.

La scelta non è fra aziende pubbliche o private, fra libero mercato o economia pianificata, è invece una questione di leggi fisiche che governano sia le imprese pubbliche sia quelle private, sia il mercato sia l’economia pianificata.

Solo un’economia solare mondiale può soddisfare i bisogni materiali dell’umanità e dunque salvare i nostri ideali sociali e democratici. Un’utopia irraggiungibile? Niente affatto; utopica è l’idea della “mano invisibile del mercato” che assicurerebbe uno stabile futuro economico, perché ; come diceva Adam Smith; il mercato orienterebbe il comportamento delle persone in modo che la loro interazione inconscia operi a favore del bene collettivo. Questa teoria, sebbene ormai ampiamente e ripetutamente confutata, è divenuta un assioma, una verità assoluta la cui prova finale è stata fornita dal crollo della pianificazione economica del socialismo. Ma questa “mano” appena percepibile è il più delle volte una mano che arraffa piuttosto che aiutare, che prende piuttosto che donare, ed è spesso più ostile che amichevole. Essendo invisibile, la mano del mercato può rubare e sfruttare senza essere riconosciuta. Il risultato non è armonia, ma tensione, divisione e distruzione.

La mia proposta è di affidarsi innanzitutto alla “visibile mano del sole”, una mano più precisa, completa, gestibile, comprensibile, accessibile, adatta alle necessità della gente e più realistica.