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Addio cari, vecchi inquinanti sacchetti di plastica: la pensione è alle porte

26 ottobre 2010 0 commenti

plasticaAddio cari, vecchi e soprattutto inquinanti shopper. Dal 1° gennaio i sacchetti di plastica andranno in pensione. Seppure con un anno di ritardo (la messa al bando sarebbe dovuta avvenire nel 2010 ma è stata rinviata) anche l’Italia, come ha confermato qualche settimana fa il sottosegretario all’Ambiente Roberto Menia, si adeguerà alla direttiva europea e avvierà il programma sperimentale per promuovere la progressiva riduzione della commercializzazione dei sacchetti non biodegradabili.

Condannato a morte per crimine ecologico continuato e aggravato, il sacchetto di plastica, di cui siamo arrivati a consumarne oltre 15 miliardi all’anno (se li stendessimo tutti potremmo ricoprirci per intero la Valle d’Aosta) e 400 a testa (un quarto di quelli che si producono nel vecchio Continente per un giro d’affari di 500 milioni di euro) ha sempre venduto cara la pelle. Non solo da noi, dove il suo uso non fu scoraggiato neppure dall’introduzione (ve lo ricordate) della sovrattassa di 100 lire poi misteriosamente sparita di lì a qualche anno. Del resto, se anche la Cina, dove di sacchetti di plastica se ne utilizzavano 3 miliardi al giorno, li ha messi al bando, l’applicazione della direttiva Ue non è stata facile neppure in Francia, Germania o Gran Bretagna. Ora sembra proprio che il traguardo sia vicino anche se la fine non è detto che sia immediata perché, oltre a predisporre un milione di euro per le campagne di sensibilizzazione, il Governo, nel dettare i passaggi operativi della messa al mando, potrebbe decidere un periodo d’interregno per far smaltire le scorte di magazzino e permettere la graduale sostituzione dei sacchetti di plastica con quelli bio. Perlopiù in cellulosa mater-bi. Forse meno resistenti e più costosi (da 7 a 10 cent l’uno contro i 4-6 del sacchetto di plastica in alcuni casi offerto anche gratuitamente) ma sicuramente molto più amici del Pianeta.

Ma come si sta preparando la grande distribuzione a questo appuntamento? Di passi avanti ne sono già stati fatti tanti. In prima fila si è mossa la Coop che, con apripista la Unicoop Firenze nella primavera del 2009, ha tolti i sacchetti di plastica sostituendoli con quelli bio.  E oggi circa il 70-80% della sua rete commerciale ha attuato il passaggio alle buste biodegradabili con l’apprezzamento, spiegano alla stessa Coop, dei consumatori. Ma anche altri grandi marchi della Gdo, da Auchan a Carrefour, da Esselunga a Unes, si sono dati da fare per incentivare l’utilizzo dei sacchetti amici dell’ambiente fabbricati con prodotti naturali, a cominciare, ricorda la Coldiretti, dalla lavorazione del mais.
Non solo, oltre a campagne mirate come Porta la sporta, per convincere chi fa la spesa a utilizzare borse riutilizzabili, e promosso da molte Regioni e associazioni ambientali come il Wwf o dei consumatori come Adiconsum, il 12 settembre è diventata la giornata nazionale anti sacchetti di plastica.

In molti Comuni (oltre 150) i vecchi shopper sono già vietati e in prima fila ci sono città come Torino che ha persino previsto multe per chi utilizza i sacchetti di plastica che possono arrivare a 250 euro. Il no alla plastica, del resto, non riguarda solo le borse della spesa, ma, seppure senza leggi e direttive europee, contagia altri prodotti a cominciare dalle bottiglie della minerale. E che dire della nuova moda, sempre più diffusa, della ricarica per i detersivi, che evita, anche in questo caso, di riempire la casa, e poi la spazzatura e l’ambiente, di plastica. L’importante, avverte Carlo Pileri, presidente dell’Adoc, è che questo auspicabile rispetto dell’ambiente non aggravi i costi per i consumatori e quindi le famiglie. Perché i sacchetti bio sono più cari e possono aumentare una spesa che oggi, con gli shopper di plastica, si aggira sui 20 euro all’anno.

Che spesso vengono utilizzati per i rifiuti. Eliminandoli, bisognerà sostituirli, spendendo altri soldi tenendo conto che un sacchetto nero di plastica per la spazzatura costa tra i 5 e i 10 centesimi. E poi, i nuovi sacchetti bio non sono così resistenti e allora, la soluzione migliore è quella di far la spesa utilizzando le borse riutilizzabili in tessuto, cotone, juta o polipropilene. Costano di più, da 80 cent a un euro e mezzo, ma non vanno mai in pensione…