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Anbi: per evitare eterna emergenza idrogeologica, investire in prevenzione

1 novembre 2010 0 commenti

Anbi«Stavolta il maltempo colpisce il Nord Italia e, per l’ennesima volta, siamo a piangere morti e contare i danni, scrutando il cielo: ma queste tragedie si possono e si debbono prevedre in modo da ridurne le conseguenze». A ribadirlo è Massimo Gargano, Presidente dell’Associazione Nazionale Bonifiche e Irrigazioni, Anbi.  «Da molte ore -aggiunge- i lavoratori dei consorzi di bonifica sono impegnati, assieme alle altre realtà operanti sul territorio, a contenere le conseguenze di una situazione di grave crisi idrogeologic. Abbiamo grande stima per l’opera della Protezione Civile, ma l’Italia non può permettersi di operare perennemente in emergenza. È necessario investire nella prevenzione».

L’Anbi ricorda che nello scorso febbraio presentò un Piano Pluriennale per la Riduzione del Rischio Idrogeologico, che prevede 1365 interventi, perlopiù immediatamente cantierabili in tutte le regioni italiane, per un investimento complessivo di 4.183 milioni di euro da reperire anche attraverso una proiezione quindicennale dell’impegno di spesa, che potrebbe realizzarsi mediante mutui.  «Siamo tuttora in attesa di un cenno di disponibilità da parte del Ministero dell’Ambiente. Noi continueremo a fare la nostra parte, ma ci appelliamo a Governo e Regioni, affinchè si dia vita ad un programma di azioni concrete -conclude Gargano- in grado di ridurre il sempre più grave rischio idrogeologico dando, alle comunità ed al territorio, quella sicurezza, elemento indispensabile allo sviluppo della vita sociale ed economica».

E quello che serve è chiaro: realizzazione di opere per il contenimento delle piene e smaltire gli elevatissimi volumi idrici che giungono a valle sempre piu’ rapidamente, lavori di stabilizzazione delle pendici, collinari e montane, lavori di manutenzione straordinaria e di adeguamento del reticolo idraulico a difesa dei centri abitati, lavori di manutenzione straordinaria delle centrali idrovore e degli argini, lavori di adeguamento e ristrutturazione dei torrenti, ripristino delle frane sulle sponde dei canali. Questo in sintesi i lavori necessari per mettere in sicurezza il territorio italiano da rischio idrogeologico secondo il piano pluriennale proposto dai Consorzi di bonifica (rappresentati dall’Anbi) al Ministero dell’Ambiente e sul quale ad oggi non c’e’ stata alcuna risposta.
 Il piano, frutto di un monitoraggio sul territorio, prevede 1.365 progetti spalmati su tutto il Paese per una spesa di 4,1 miliardi di euro da proiettare su 15 anni. L’importo e’ consistente ma, fanno notare dall’Anbi ”e’ appena un quinto della spesa sostenuta per tamponare i danni delle catastrofi idrogeologiche verificatesi nel decennio 1994-2004 (quasi 21 miliardi di euro)”. I Consorzi di Bonifica, che hanno competenza sulla difesa del suolo e quindi sul mantenimento dell’assetto idrogeologico nazionale e sulla rete idrografica minore (tutti i fiumi esclusi i maggiori), denunciano la ”distrazione” dell’Italia verso il proprio patrimonio naturale. ”Mentre ci si lambicca in stucchevoli querelle sul futuro dei cambiamenti climatici nel frattempo le conseguenze si abbattono sulla popolazione” afferma il presidente Massimo Gargano.   L’Italia oltre ad avere un territorio fragile e’ anche fortemente antropizzato con una densita’ media di 189 abitanti per km2 (la Francia conta 114 abitanti, la Spagna 89) ma in Lombardia e Campania la densita’ passa rispettivamente a 379 e 420 abitanti. Va anche considerato che stanno quasi scomparendo le ‘guardie ecologiche volontari” rappresentate dalle aziende familiari e dai piccoli conduttori agricoli.  In questo quadro, denuncia l’Anbi, occorre ripristinare le opere danneggiate o rese insufficienti dalle alluvioni e definire un programma che assicuri un finanziamento permanente agli interventi di manutenzione.