Home » Redazione Ecquo » Agricoltura, Azioni, biodiversità »

Caccia: la Brambilla riparla di abolizione

10 novembre 2010 0 commenti

caccia«Parlare di abolizione della caccia oggi non è più un tabù». Lo ha detto il ministro del Turismo, Michela Vittoria Brambilla, aprendo al Maxxi di Roma durante la seconda giornata della «Coscienza degli animali», con la partecipazione dei garanti dell’omonimo Manifesto che ha già raccolto su internet l’adesione di oltre 120 mila italiani: il professor Umberto Veronesi, promotore dell’iniziativa insieme al ministro, e poi Franco Zeffirelli, Dacia Maraini, Susanna Tamaro, Vittorio Feltri, Antoine Goetschel, don Luigi Lorenzetti, Franco Bergamaschi, Renato Zero. «Il granitico muro eretto in questo paese a tutela dei cacciatori, dei loro privilegi e delle loro lobby – ha osservato Michela Vittoria Brambilla – ha cominciato finalmente a sgretolarsi». Secondo il ministro, è ormai «inarrestabile» il cambiamento culturale in atto. La caccia è “un`enorme ferita per l`ambiente, una minaccia per interi ecosistemi, una pratica sistematica di distruzione che mette in pericolo gli equilibri di un mondo che si è formato in milioni di anni”: così la considera infatti “l`88% degli italiani”, per il quale la caccia è “un’inutile crudeltà che andrebbe vietata o molto più rigidamente regolamentata“.

«La Coscienza degli animali nasce – ha spiegato Michela Vittoria Brambilla – per contribuire a diffondere una nuova cultura basata sull’amore ed il rispetto degli animali e dei
loro diritti. Volevamo coinvolgere tutta la società e possiamo dire di esserci riusciti. Il cambiamento culturale che si è messo in moto è inarrestabile. Con soddisfazione annuncio che oltre
120mila italiani hanno già sottoscritto il nostro manifesto. E tanti ancora lo faranno, dato che il nostro sito internet registra circa 60mila accessi ogni giorno».

«E non è più un argomento tabù – ha proseguito – chiedere ad alta voce l’abolizione della vivisezione, dello sfruttamento degli animali che viene messo in atto per divertire
l’uomo, come accade con le tante anacronistiche manifestazioni che nascondono gli abusi sotto lo scudo della tradizione. Non è più tabù denunciare la crudeltà degli allevamenti intensivi e delle pellicce, l’inciviltà di chi maltratta e abbandona gli animali domestici. E, soprattutto, non è più tabù parlare oggi di abolizione della caccia».