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Revocata confisca dei suoli dell’ecomostro di Punta Perotti. E ora i costruttori vogliono i danni

15 novembre 2010 0 commenti
L'abbattimento dell'ecomostro

L'abbattimento dell'ecomostro

L’ecomostro di Punta Perotti è stato abbattuto, e menomale. Perchè adesso la giustizia ha reso ai costruttori i terreni sui quali sorgeva quello che per anni era il simbolo degli scempi sulle nostre coste. E chissà che a qualcuno non venga ora la voglia di “valorizzare” quei terreni non nuove avventure edilizie.

Il gup del Tribunale di Bari, Antonio Lovecchio, in seguito al ricorso presentato dall’Avvocatura di Stato per conto della Presidenza del Consiglio dei ministri (e sarebbe da capire il perchè della richiesta) ha revocato la confisca dei suoli su cui sorgeva l’ecomostro di Punta Perotti, e ha disposto la restituzione dei terreni alle imprese che subirono la confisca al termine del processo per lottizzazione abusiva. È invece passata in giudicato la sentenza che aveva dichiarato abusiva la lottizzazione. “Considero a questo punto improrogabile – spiega il Gup – fatte salve tutte le valutazioni che l’amministrazione comunale farà sulla possibilità di un’eventuale appello avverso il provvedimento, l’apertura di un tavolo di concertazione pubblico/privato perché venga valutata, anche utilizzando l’opportunità del redigendo P.U.G., la possibilità di un accordo teso a tutelare sia i diritti delle imprese che quelli dei baresi che vogliono che quell’area continui ad essere un parco pubblico”. L’ecomostro, composto da tre costruzioni in più riprese, venne abbattuto in tre giorni nell’aprile 2006 e ora, al posto di quello scempio edilizio, sorge un’area verde.

UN INCUBO DURATO 15 ANNI

Ha funestato i sogni dei baresi dagli anni Novanta al 2006, quando il lungomare sud del capoluogo pugliese tornò finalmente visibile dopo l’abbattimento dei tre edifici, le ‘saracinesche’. Il famigerato complesso di Punta Perotti, che fu subito definito ‘ecomostro’, era composto da trecentomila metri cubi di cemento in riva al mare. Il primo progetto di lottizzazione dell’area fu presentato nel 1979, ma è solo nel 1992 che il consiglio comunale di Bari adotta ed approva i piani di lottizzazione proposti dalle aziende dei gruppi imprenditoriali di Bari Andidero, Matarrese e Quistelli. Nel 1995 viene ‘finalmente’ rilasciata la concessione edilizia per la realizzazione dei blocchi A, B ed N: i corpi di fabbrica A e B sono destinati a residenza, con un’altezza massima fuori terra di 45 metri, mentre il blocco N è destinato prevalentemente a terziario: iniziano i lavori. Contro l’ecomostro si scatena una battaglia condotta da cittadini e movimenti ambientalisti. Il 22 marzo 1997 la Procura di Bari ordina l’apposizione dei sigilli sul complesso residenziale: otto persone sono indagate. Nel novembre 1997 la Corte di Cassazione, su ricorso in via cautelare degli imprenditori confiscati, annulla il decreto di sequestro emesso dal gip di Bari e dispone il dissequestro dei suoli e dei cantieri. Il 10 febbraio 1999 il gup Maria Mitola ordina, al termine di un processo celebrato con rito abbreviato, la confisca del complesso edilizio, ritenendo la costruzione abusiva, mentre assolve gli otto imputati “perché il fatto non costituisce reato”.

Nel giugno 2000 si chiude il processo dinanzi alla Corte di Appello di Bari, su ricorso degli imprenditori confiscati, che assolve gli imputati da tutti i reati loro ascritti perché il fatto non sussiste e revoca il provvedimento di confisca. Nell`ottobre 2000 il procuratore generale presso la Corte d`Appello, sollecitato da movimenti ambientalisti e dal ministero dell`Ambiente, propone ricorso per Cassazione avverso la sentenza di appello.

Il 29 gennaio 2001 la Cassazione dispone il ripristino della confisca del complesso e dei suoli dove sorge la lottizzazione di Punta Perotti; il provvedimento è definitivo in quanto non sono previsti ulteriori gradi di giudizio. I costruttori preannunciano un ricorso per risarcimento danni contro il Comune di Bari. Il 23 febbraio 2001 il sindaco di Bari riceve dalla Procura della Repubblica la sentenza della Corte di Cassazione e deve quindi provvedere all’immediata trascrizione nei registri immobiliari dei terreni acquisiti dal Comune.

Nel settembre 2002 le tre imprese costruttrici notificano a Comune di Bari, Regione Puglia e Soprintendenza ai beni ambientali e culturali di Bari una formale richiesta di risarcimento dei danni, materiali e d`immagine pari a 363 milioni di euro. A maggio 2004 la Salvatore Matarrese Spa – surrogata nei diritti della Cariplo S.p.A. , procede al pignoramento immobiliare nei confronti del Comune di Bari del complesso immobiliare “Punta Perotti”, in virtù dell`ipoteca gravante sugli immobili ed iscritta nel `96 a garanzia del rimborso del mutuo fondiario concesso dal predetto istituto di credito alla Sudfondi Srl (società del Gruppo Matarrese) per la realizzazione del programma edilizio.

Nell’ottobre 2004, il giudice dell`esecuzione del Tribunale di Bari Scoditti sospende il pignoramento ma conferma anche che i palazzi di Punta Perotti non possono essere toccati sino a quando non vi sarà una sentenza definitiva (Cassazione) sul giudizio riguardante il pignoramento della Salvatore Matarrese SPA. Nell’ottobre 2005 il giudice di appello Di Lalla revoca l`ordinanza del giudice di esecuzione, dichiarando pignorabile l`area su cui esistono i fabbricati e la possibilità di demolire. Per le imprese la sentenza non è definitiva ed occorre attendere la pronuncia della Cassazione.

Il Comune di Bari aggiudica la gara per la demolizione di Punta Perotti alla General Smontaggi di Novara. A gennaio 2006 le società Sudfondi S.r.l. (Gruppo Matarrese) e Mabar S.r.l. (Gruppo Andidero), imprese costruttrici dei complessi residenziali denominati Punta Perotti e Victor Building al Lungomare Perotti di Bari, nella qualità di soggetti lesi dalle conseguenze dell`inchiesta penale sfociata nella sentenza della Cassazione del 2001 hanno proposto nei confronti del Comune di Bari, della Regione Puglia e del ministero per i Beni e le Attività Culturali una domanda giudiziaria diretta ad ottenere un risarcimento dei danni ammontante complessivamente a 570 milioni di euro.

Febbraio 2006: finalmente il Comune di Bari fissa le date della demolizione di Punta Perotti, che viene abbattutto in tre tornate il 2, 23 e 24 aprile. Poi, l’area diventa un parco verde. Sino a quando?

perotti
LEGAMBIENTE: NO AD ALTRO CEMENTO

«La revoca della confisca dei suoli su cui sorgeva l’ecomostro di Punta Perotti ci allarma”. commentano Francesco Tarantini, Presidente di Legambiente Puglia e Marino Spilotros, Presidente del Circolo di Bari. “Chiediamo al Comune di Bari di porre in essere tutte le iniziative possibili, anche attraverso compensazioni in termini di suoli o volumetrie in altre aree della città, per evitare che su quell’area verde, diventata oggi simbolo della legalità e della tutela dell’ambiente, si ritorni a costruire. Auspichiamo – continuano i due esponenti di Legambiente – che le società costruttrici Sudfondi, Mabar e Iema siano disponibili a venire incontro alle esigenze di un’intera città, ma anche dell’Italia, dal momento che il Paese intero si è mobilitato contro quello scempio edile. Noi- concludono – difenderemo, se necessario, con nuove battaglie l’area di Punta Perotti da nuove cementificazioni visto che, finalmente, dopo tanti anni, si è trasformata in un parco verde attrezzato e frequentato da centinaia di famiglie».

IL WWF: L’AREA DEVE RESTARE INEDIFICABILE

La revoca della confisca dei terreni di Punta Perotti, “paradossalmente coerente con il tormentato e tortuoso iter giuridico che ha caratterizzato l’intera vicenda”, pone il problema del futuro di quell`area che, secondo il Wwf, deve rimanere assolutamente inedificabile escludendo definitivamente ogni possibilità di ricostruzione. “Da un punto di vista ambientale e paesaggistico – spiegano gli ambientalisti – poco importa se a sbagliare siano stati i soggetti privati o pubblici, certo è che lo scempio era davvero enorme sotto tutti i punti di vista, scempio a cui fortunatamente grazie anche al coraggio del sindaco Emiliano si è rimediato con l’abbattimento”. Oggi, non occorre dunque “tanto recriminare rispetto alla nuova decisione dei magistrati di restituzione dei terreni, ma guardare al futuro di queste aree perchè c’è da scommettere che se queste rimarranno in mano ai privati nell’attuale stato vincolistico saranno oggetto di progetti e proposte che, seppure differenti dalle ormai defunte ‘saracinesche’, comunque andranno ad insistere in un luogo che va mantenuto libero ed aperto nell’interesse di tutta la città di Bari”. “Chi può dunque fare qualcosa? Gli strumenti urbanistici del Comune – conclude il Wwf – e quelli del piano paesaggistico in capo alla Regione dovrebbero dare una risposta di garanzia”. Il WWF ritiene però che forse la soluzione definitiva stia in uno sforzo congiunto di tutte le amministrazioni per portare questi terreni in proprietà pubblica.

I COSTRUTTORI: E ADESSO VOGLIAMO I DANNI

La revoca della confisca dei terreni di Punta Perotti conferma, ”per l’ennesima volta, il comportamento corretto tenuto dai legali rappresentanti delle societa’, sempre assolti in tutti i gradi di giudizio, e rappresenta una ulteriore soddisfazione morale che si aggiunge alla sentenza della Corte europea dei diritti dell’uomo”. Lo affermano in una nota congiunta le societa’ Sudfondi, Iema e Mabar che fanno capo ai costruttori Matarrese, Andidero e Quistelli.

”La restituzione delle aree arbitrariamente ed illegittimamente confiscate – spiegano – va considerata come un primo parziale risarcimento dei gravissimi danni patiti” a cui ”dovrebbe seguire, in base alla legge 102/2009, la liquidazione da parte dello Stato degli ulteriori danni sulla base dell’attuale destinazione urbanistica dell’area di Punta Perotti”. ”In mancanza di una immediata e soddisfacente liquidazione del risarcimento danni – aggiungono i costruttori – la Corte europea di Strasburgo, dove la causa e’ ancora pendente a questo scopo, provvedera’ direttamente a quantificare gli importi e ad ingiungere il pagamento allo Stato italiano”. ”E’ opportuno sottolineare, inoltre – insiste la nota – che la decisione del Tribunale di Bari e’ immediatamente esecutiva e che la paventata variante urbanistica volta a rendere inedificabili le aree di Punta Perotti, oltre che essere in aperta violazione della legge e della sentenza della Corte Europea, non sortirebbe altro risultato che diminuire il valore degli immobili restituiti alle societa’ ed aumentare ancora di piu’ il rilevantissimo importo dovuto dallo Stato a titolo di risarcimento, con enorme aggravio per le casse del Comune di Bari”. I costruttori, dopo la restituzione delle aree, ”valuteranno le piu’ appropriate e legittime scelte imprenditoriali nel contesto delle decisioni che saranno adottate dalle autorita’ italiane e dalla Corte europea con la ormai prossima sentenza sulla quantificazione economica dei danni”.