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Wwf: le economie in via di sviluppo crescono perché tagliano le emissioni di carbonio

24 novembre 2010 0 commenti

uccelloniLe piu’ influenti economie emergenti stanno emergendo anche grazie ai loro piani di sviluppo, che includono il taglio delle emissioni di carbonio che causano i cambiamenti climatici”. Lo rileva il dossier del Wwf ‘Economie emergenti – In quale modo il mondo in via di sviluppo inizia ad affrontare la nuova era della leadership nel settore dei cambiamenti climatici’, presentato oggi. Pubblicato a pochi giorni dalla conferenza sul clima di Cancun (la Cop16), nello studio vengono esaminate le linee di tendenza per le emissioni e i piani di azione per il clima in relazione a cinque tra le maggiori economie in via di sviluppo del mondo (Brasile, Cina, India, Messico e Sudafrica).
Quello che viene fuori e’ che “complessivamente queste grandi economie emergenti stanno agendo con maggiore determinazione, ambizione ed energia rispetto a molti dei paesi del mondo sviluppato”. E quindi le economie emergenti “potrebbero fare molto per evitare i peggiori impatti potenziali dei cambiamenti climatici”. Quindi, a detta di Mariagrazia Midulla, responsabile clima del Wwf Italia, a Cancun Brasile, Sudafrica, Cina, India e Messico “sono ben posizionati per spingere all’azione sulla base di innovative fonti di finanziamento pubblico e per un accordo sul clima legalmente vincolante nell’ambito dell’Unfccc”, la Convenzione quadro delle Nazioni Unite per i cambiamenti climatici.

L’analisi del Wwf dimostra come tutte e cinque le economie prese in considerazione (Brasile, Cina, India, Messico e Sudafrica) hanno adottato standard energetici e piani per la riduzione delle emissioni ragionevolmente solidi, “ponendo cosi’ le basi per le ulteriori azioni che saranno necessarie nel futuro”. Nello specifico il Messico “sta integrando i suoi piani per la mitigazione dei cambiamenti climatici e per l’adattamento”, e si e’ impegnato a ridurre le emissioni del 50% entro il 2050, rispetto ai livelli registrati nel 2000”. La Cina, invece, “sta modificando il suo mix energetico e si e’ impegnata ad offrire almeno il 15% di tutte le energie derivanti da fonti rinnovabili entro il 2020”, emergendo come “principale produttore mondiale di prodotti per il settore delle energie rinnovabili”.
Nel frattempo il Sudafrica sta perseguendo “un coerente approccio” che coinvolge la sua intera economia ed e’ finalizzato alla “pianificazione di uno sviluppo caratterizzato da basse emissioni di carbonio”. Il paese inoltre “sta lavorando per ottenere una riduzione pari a circa il 34% entro il 2020”. L’India, dal canto suo, “sta facendo progressi nel campo dello sviluppo dell’energia solare ed eolica”, e addirittura “potrebbe registrare risultati superiori al suo obiettivo di aumento del 10% della generazione di energia mediante risorse rinnovabili entro il 2012”. Il Brasile, infine, “ha ridotto la deforestazione del 56% a partire dal 2004” e ha stabilito un obiettivo per il 2017 che prevede 2ulteriori riduzioni fino al 70% al di sotto del livello medio registrato tra il 1995 e il 2006”.

Insomma, “in alcune delle principali economie emergenti del pianeta, la gara per la creazione di mercati per le tecnologie pulite e per abbracciare un futuro a basse emissioni di carbonio appare bene avviata”, afferma Mariagrazia Midulla responsabile Clima del Wwf Italia, secondo la quale questi paesi “hanno la possibilita’ di costruire robuste iniziative a livello nazionale, per dimostrare la loro leadership internazionale nell’ambito dell’azione delle Nazioni Unite per il clima”. Non solo: per Midulla questi stessi paesi “dovrebbero spingere sull’acceleratore per raggiungere tutti gli obiettivi previsti dai rispettivi impegni nazionali”, e con queste iniziative “dovrebbero riuscire a incoraggiare ed aiutare i paesi che appaiono ancora in ritardo nella corsa verso le energie rinnovabili”.
L’ambientalista rileva quindi che “e’ incoraggiante notare come queste economie emergenti si siano impegnate per ribaltare le attuali tendenze crescenti delle emissioni e stiano seguendo strategie finalizzate a uno sviluppo caratterizzato da basse emissioni di carbonio”. Per questo, aggiunge, “riteniamo che queste iniziative dovrebbero basarsi su un clima di maggiore collaborazione tra i paesi sviluppati, come la UE, e le economie emergenti”, in quanto un simile contesto “potrebbe imprimere un nuovo slancio ai negoziati delle Nazioni Unite sul clima”.