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Petrolio: pronto l’oleodotto degli Emirati arabi che aggira lo stretto di Hormuz

25 novembre 2010 0 commenti

un oleodottoL’alternativa emiratina al passaggio della produzione di greggio dallo stretto di Hormuz e’ stata completata: l’oleodotto che corre tra Hasban, a sud della capitale Abu Dhabi, a Fujairah, unica provincia degli Emirati Arabi Uniti (Eau) che si affaccia sul mare Arabico, e’ un corridoio di sicurezza che consentira’ di aggirare l’eventuale ostacolo di instabilita’ sia nelle acque del Golfo sulle quali si affacciano, oltre alle sei monarchie petrolifere, anche l’Iran e l’Iraq, che nello stretto di Hormuz, l’apertura attraverso cui transita giornalmente oltre il 50% della produzione di greggio globale. Riducendo il traffico di petroliere nello stretto si riduce anche il rischio incidenti in mare aperto.

L’area, gia’ teatro negli anni ‘80 di instabilita’ politico-militari e di conseguenza economica sulle piazze mondiali, ha vissuti momenti di alta tensione anche negli ultimi mesi. In primavera, con l’inasprimento delle sanzioni internazionali contro Teheran per le sue ambizioni nucleari che hanno motivato forti timori da parte dell’Occidente, il partito islamico iraniano aveva minacciato il blocco dello stretto come ritorsione ad eventuali attacchi. Minaccia gia’ altre volte paventata, se pur meno esplicitamente, dal presidente della Repubblica islamica, Mahmoud Ahmadinejad.

Iran e Eau inoltre hanno un contenzioso aperto riguardo tre piccole isole proprio all’imboccatura dello stretto di Hormuz. Piccola e Grande Tunb e Abu Mussa, 24 kmq di rocce, ma dalla posizione strategica, sono de facto sotto sovranita’ iraniana, ma reclamate dalla Confederazione degli Eau, che ne denunciano l’occupazione illegale. Occupazione riconosciuta come illegale anche dagli altri Paesi arabi dell’area. Lo scorso luglio, una petroliera giapponese di ritorno in patria dopo il rifornimento a Ruwais, 240km da Abu Dhabi, ha registrato un’esplosione sulla fiancata. Le indagini sull’accaduto, che ha provocato un ferito e nessun danno al carico della nave, hanno vagliato l’ipotesi dell’onda anomala, della collisione con un altro mezzo marino e dell’attentato.

L’azione e’ stata rivendicata dalle Brigate Abdullah Azzam, un gruppo legato alla rete terroristica di Al Qaida, e gli analisti americani, nonostante le riserve di esperti regionali, ritengono affidabile la paternita’. Ad ottobre, ancora a Fujairah, in linea con la politica di messa in sicurezza delle rotte e delle strutture petrolifere, e’ stata inaugurata una nuova base della marina militare degli Eau.

L’emirato orientale e’ gia’ un importante centro per il deposito ed il rifornimento del greggio, secondo solo a Singapore, e, come da piani di governo, raddoppiera’ nel prossimo decennio il numero di cisterne e depositi lungo le sue coste. Il nuovo oleodotto, che diventera’ operativo a dicembre dopo aver superato gli ultimi test di collaudo, avra’ una capacita’ massima di trasporto di 1,8 milioni di barili al giorno, sebbene funzionera’ al regime di 1,5. La sola Abu Dhabi, che conta per oltre il 90% della produzione petrolifera complessiva degli Eau, ne produce 2 milioni, per un valore, stimato nel 2009, di 70 milioni di dollari.