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Clima, da domani a Cancun ricomincia il negoziato

28 novembre 2010 0 commenti

Le emissioni di co2 crescono, non così le azioni dei governi

Le emissioni di co2 crescono, non così le azioni dei governi

Al via da domani a Cancun, in Messico, la Conferenza mondiale sul clima (Cop16), chiamata a cercare una via d’uscita dopo il fallimento di Copenaghen e dare una prospettiva alle politiche di lotta al cambiamento climatico.

A Cancun si cerca di porre le basi per arivare in un imprecisato futuro a quell’accordo vincolante che possa segnare un passo importante per la definizione del protocollo post-Kyoto, il trattato internazionale in materia ambientale riguardante il riscaldamento globale sottoscritto nel 1997 e in vigore nel 2005.  Fino al 10 dicembre negoziatori e rappresentanti di 194 paesi si riuniranno per cercare di definire strategia comuni e accordi vincolanti per una crescita sostenibile. Lo scorso anno e’ stato calcolato che quasi 100 mila persone seguirono i lavori, e in Messico si aspettano quindi decine di migliaia di persone.

“Il segretariato e’ onorato di lavorare con il governo messicano per prepara la Cop16, nella cui sede dovranno essere compiuti passi importanti e fermi per rispondere alla sfida climatica”, afferma Christiana Figueres, segretario esecutivo della Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici (United Nations framework convention on climate change- Unfccc). Patricia Espinosa, ministro degli Esteri del Messico, non nasconde che l’appuntamento potrebbe segnare una svolta, ma tutto dipendera’ dai governi.

“Con la volonta’ politica Cancun puo’ essere l’inizio di una nuova era per gli accordi sul clima”, afferma il ministro. Insomma, il nodo sara’ tutto politico e sarà quasi impossibile scioglierlo. Lo dicono molti capi giverno esteri, lo hanno confermato recentemente il nostri ministri degli esteri Frattini e dell’Ambiente  Prestigiacomo:  “a Cancun si rincorrerà un difficilissimo negoziato”.

La questione piu’ spinosa e’ quella dell’allargamento del processo di Kyoto (sia con una proroga del trattato stesso sia con un trattato completamente nuovo) ai paesi che non ne fanno parte. Ma i problemi sono infiniti e di infinita tecnicalità. Un esempio è quello  rappresentato dal meccanismo di misurazione, rendicontazione e verifica (Mrv) delle azioni poste in atto dai paesi per tagliare le emissioni. Che vuol dire? Che la comunita’ assegna dei fondi a uno stato per azioni volte a ridurre la propria quota prodotta di CO2, con controlli periodici volti a verificare che tali fondi siano effettivamente spesi in quel senso.

Il problema e’ che ci sono paesi che poco gradiscono vincoli o controlli internazionali. Il punto e’ delicato: come stabilire se destinare eventuali fondi a un paese povero piuttosto che a un paese in via di sviluppo o a un’economia emergente? I paesi industrializzati hanno piu’ interesse a non rendere troppo competitivi le potenze emergenti – Cina, India e Brasile su tutte – ma al tempo stesso non rendere sostenibile la crescita di questi paesi rischia di vanificare gli sforzi internazionali e fornire alibi a chi non intende modificare il proprio sistema produttivo e il proprio modello di sviluppo.

Quello dello scontro tra Nord e Sud del mondo sara’  uno dei nodi da sciogliere, ma su tutto c’è da sottolineare la presenza di una delegazione degli Stati Uniti indebolita dopo i risultati delle elezioni di medio termine, che consentono si’ di prendere accordi ma che rendono quasi impossibile una loro ratifica da parte del Congresso.