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Cancun, il monito di Save the Children: “Bambini poveri 10 volte più a rischio per i cambiamenti climatici”

30 novembre 2010 0 commenti

favelasI bambini più poveri sono 10 volte più a rischio di essere colpiti dai disastri climatici rispetto a quelli che vivono in famiglie più benestanti. È l’allarme che Save the Children lancia sul clima, oggetto della Conferenza di Cancun. “Sono questi i risultati di una ricerca – si legge in una nota – condotta dall’organizzazione in occasione del Summit sul clima da oggi fino al 10 dicembre a Cancun. Si stimano in 175 milioni ogni anno i minori vittime di catastrofi naturali, 400.000 i morti entro il 2030″. Secondo la ricerca di Save the Children, il 67% dei bambini più poveri dell’Etiopia ha vissuto lo shock di un disastro ambientale rispetto al 6,5% dei bambini appartenenti a famiglie più ricche del paese. “I bambini più colpiti vivono prevalentemente nelle aree rurali dove carestie e alluvioni distruggono i raccolti e le case – si afferma nella nota – Anche l’appartenenza a particolari gruppi etnici e caste determina la maggiore vulnerabilità ai cambiamenti climatici”. In Vietnam, ad esempio, prosegue lo studio di Save the Children «i bambini di etnia H’mong corrono un rischio 7 volte maggiore, rispetto all’etnia maggioritaria Kinh, di essere colpiti dalla carestia. Nello stato indiano dell’Andhra Pradesh i bambini dei gruppi più marginali corrono un rischio 6 volte maggiore di essere vittime delle alluvioni rispetto ai coetanei più benestanti.

E Lydia Baker, esperta per Save the Children di politica umanitaria commenta: “I maggiori disastri ambientali del 2010 hanno colpito le nazioni più povere del mondo e, all’interno di esse, i più colpiti sono stati i bambini delle comunità più povere. Un ciclone o una violenta alluvione significano perdita della casa e dunque maggiore esposizione dei bambini a malattie come polmonite o malaria.
Quando una carestia o pestilenza distruggono i raccolti, spesso i genitori non hanno alcuna possibilità e risorsa alternativa per garantire cibo e il nutrimento minimo ai propri figli”. Save the Children prevede un aumento di eventi calamitosi, come effetto dei cambiamenti climatici: carestie, cicloni, alluvioni, distruzione dei raccolti anche a causa di insetti infestanti come le locuste, saranno sempre più frequenti e devastanti.

Si stimano – precisa la nota – in 175 milioni ogni anno i minori colpiti da disastri naturali; 400.000 si calcola che perderanno la vita a seguito di tali calamità entro il 2030; inoltre si prevede che di qui al 2050 25 milioni in più di bambini saranno malnutriti. Il 2010 ha battuto tutti i record segnalandosi – anche rispetto al 2004-2005 con lo tsunami – come l’anno più caldo e anche come l’anno in cui la spesa per emergenze umanitarie ha raggiunto il picco più elevato, di 14 miliardi di dollari. La Baker, infine, aggiunge: «I leader del mondo riuniti a Cancun questa settimana hanno l’opportunità di salvare le vite di milioni di bambini la cui prospettiva è di stare sempre peggio a causa dei cambiamenti climatici. È necessario che si arrivi a un chiaro e stringente accordo sui fondi per l’ adeguamento ai cambiamenti climatici, che ponga al centro e come priorità i bambini e le comunità più povere le meno responsabili ma le più colpite dai cambiamenti climatici. Non far ciò è inaccettabile. L’obiettivo stabilito di riduzione dei gas serra è già basso e per di più i progressi sono lenti, il che rende ancora più necessario l’accordo e l’impegno sui finanziamenti. Tali fondi debbono raggiungere le comunità più povere, contribuendo a modificare realmente le condizioni di vita delle persone e – conclude – non semplicemente a costruire dighe o nuove strade».