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Greenpeace: servono impegni precisi. E vincolanti

30 novembre 2010 0 commenti

GP028XT“Impegni precisi e vincolanti su quattro punti fondamentali: emissioni, investimenti, foreste e accordo post Kyoto”. Sono queste  le richieste di Greenpeace ai paesi che a Cancun partecipano al vertice Onu sui cambiamenti climatici. “In uno dei momenti piu’ importanti nella storia delle Nazioni Unite- dice Greenpeace- l’associazione dice che il tempo delle chiaccere è finito” e propone “un piano d’azione per risolvere le principali questioni ambientali e lancia un appello ai Paesi aderenti”.

A Cancun Greenpeace chiede il “taglio delle emissioni: i Paesi industrializzati devono impegnarsi a ridurre le proprie emissioni tra il 25 e il 40% entro il 2020 rispetto al 1990, a prescindere dalle future politiche dei Paesi emergenti”. Attualmente, con i tagli previsti dall’Unione europea e da altri Paesi, “il proposito assunto a Copenaghen di contenere l’aumento della temperatura media entro i 2gradi non potra’ mai essere rispettato”. A giudizio dell’associazione servono poi “maggiori investimenti: i Paesi ricchi devono farsi carico di gran parte degli investimenti richiesti per de-carbonizzare l’economia e mitigare gli effetti dei cambiamenti climatici sui Paesi poveri”.

A Cancun “chiediamo che venga istituito un Fondo per il Clima gestito dall’Onu da alimentare, per esempio, con una tassa sulle emissioni aeree e navali” ed “e’ necessario un livello di investimenti globale pari a cento miliardi di dollari, per consentire a tutti i Paesi emergenti di raggiungere l’obiettivo comune di riduzione delle emissioni”.

Greenpeace auspica anche “un accordo quadro per le foreste e chi le abita”. A Cancun, dice l’associazione, “dovrebbe essere approvato in via definitiva il sistema Redd (‘Riduzione delle emissioni dalla deforestazione e degradazione’) attraverso il quale contabilizzare e premiare la mancata deforestazione degli ultimi polmoni verdi del Pianeta”. Greenpeace non e’ contraria a questo nuovo sistema, ma chiede “trasparenza e rispetto per le popolazioni indigene che, da sempre, abitano le foreste primarie e ne utilizzano le risorse in maniera intelligente e sostenibile”. Per questo, “deve essere istituito un Fondo Onu a salvaguardia di tali habitat e del loro potenziale climatico”.

Per l’associazione sono poi necessari “accordi vincolanti post Kyoto”, visto che il Protocollo di Kyoto scadra’ nel 2012. Ancora oggi, pero’, “rappresenta l’unico esempio di Accordo vincolante per gran parte delle nazioni del nostro Pianeta”. Greenpeace chiede di “superare i veti e le ostilita’ reciproche e di creare le basi affinche’, entro il prossimo vertice di Durban nel 2011, si giunga all’approvazione di un nuovo Accordo vincolante”. La crisi climatica “non si puo’ risolvere con azioni volontarie, occorre un patto con obiettivi certi e vincolanti per le parti firmatarie, unico strumento in grado di spingere le Nazioni verso scelte coraggiose”.

Greenpeace ritiene infine che “la Cina e l’Unione europea non possano continuare a non far niente con la scusa che gli Usa, grandi emettitori di CO2, devono essere parte di un accordo globale”. La Cina “e’ perfettamente in grado di assumere una posizione di rilievo nella lotta al cambiamento climatico”, sottolinea Greenpeace, e in quanto all’Ue “e’ gia’ vicina a raggiungere il suo obiettivo di riduzione del 20% delle emissioni, al 2020, che potrebbe facilmente modificare verso un obiettivo di riduzione piu’ ambizioso, del 30%”. Ridurre le emissioni “non e’ solo una necessita’ ma anche un’opportunita’ per creare nuova ricchezza, occupazione e sicurezza energetica- sostiene Domenico Belli, responsabile della campagna Energia e Clima di Greenpeace Italia- il successo di Cancun dipendera’ anche dal Governo italiano, che deve smetterla di avere un atteggiamento critico e di chiusura nei confronti dell’innalzamento degli obiettivi di riduzione delle emissioni”. Il nostro Paese 2dovra’ allinearsi alle grandi Nazioni europee e sostenere l’urgenza di un Accordo vincolante e positivo per il futuro del nostro Pianeta”.