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Cancun, il mattinale: nella seconda giornata il Giappone si chiama fuori

1 dicembre 2010 0 commenti
cancun messeIl Giappone si chiama fuori da ogni ipotesi di proroga del protocollo di Kyoto: è questa la notizia più significativa (peraltro attesa) della seconda giornata dei lavori. Ed è una notizia che al momento sembra chiudere la strada ad un accordo su uno dei due percosi negoziali, quello per i paesi che hanno ratificato Kyoto.

Ma vediamo in dettaglio il “mattinale” dei lavori…
Gruppi AGW-LCA e AGW-KP

I due gruppi hanno proseguito i lavori iniziati lunedì 29 novembre, attraverso gruppi di lavoro specifici e contact groups. Va rilevato che nel gruppo AGW-KP la situazione, per ora , è di stallo per quanto riguarda gli impegni da assumere al 2020: rimangono le promesse già fatte e non ci sono novità per impegni più ambiziosi.

L’unica vera novità è la posizione ancora più rigida assunta dal Giappone che ha dichiarato di NON dare il suo consenso né per la proroga del protocollo di Kyoto, né per gli emendamenti al protocollo di Kyoto, né per una seconda fase del protocollo di Kyoto, né per qualunque altro trattato che rassomigli al protocollo di Kyoto.
Il Giappone intende avere un unico trattato: quello AGW-LCA, entro cui siano definiti gli impegni per tutti i paesi (nessuno escluso salvo una particolare attenzione da porre ai paesi più poveri), sia sul breve che sul lungo periodo. In pratica, per il Giappone, il protocollo di Kyoto morirà definitivamente il 31 dicembre 2012.

A MARGINE
In questa seconda giornata di negoziati, l’impressione generale dei delegati è che, mentre i lavori riguardanti, sia il nuovo trattato di lungo periodo sia  gli emendamenti al protocollo di Kyoto, vanno avanti piuttosto lentamente e mantengono un basso profilo in mancanza di chiare indicazioni politiche, i lavori diegli organi di supporto tecnico SBI e SBSTA sono iniziati e avanzano in modo più efficace e con maggiore entusiasmo da parte dei delegati. Per quanto riguarda il trattato di lungo periodo c’è inoltre la consapevolezza di lavorare in un quadro, quello di mantenere il surriscaldamento del pianeta al di sotto di 2°C, difficilmente compatibile con le azioni ed i meccanismi che si sta cercando di mettere in piedi, Pertanto, si cerca di procedere con una serie, a volte abnorme, di possibili opzioni su obiettivi che potranno cambiare. E lavorare su obiettivi mobili rischia di rendere sempre meno efficace il trattato ed i risultati che si vorrebbero raggiungere.
SBI

Il Presidente Robert Owen-Jones (Australia) ha aperto la sessione ed ha messo all’approvazione l’agenda dei lavori. Nella discussione che è seguita, a parte gli “statements” di principio, sono da rilevare alcuni interventi significativi. Il Messico, a nome dei paesi del “Environmental Integrity Group” e con il supporto dell’Australia ha chiesto che ai lavori possano partecipare e intervenire, non solo i delegati governativi, ma tutti gli attori pubblici, privati e della società civile) legittimamente interessati alle tematiche in discussione (i cosiddetti stakeholders). Inoltre, dovrebbe essere facilitata la partecipazione degli “osservatori” promuovendo un “forum” di dialogo fra i diversi partecipanti interessati. Il Belgio a nome dell’Unione Europea, e con il supporto dei paesi del centro America e dei paesi AOSIS,  ha chiesto che fosse data la più alta priorità ai temi riguardanti il trasferimento di tecnologie  ed alla capacity building, con riferimento ai problemi posti dal gruppo AGW-LCA, e ai temi relativi ai meccanismi finanziari ed all’accesso ai finanziamenti.

I lavori sono quindi proseguiti sui seguenti temi, alcuni dei quali affidati a specifici gruppi di lavoro: meccanismi finanziari, capacity building nell’ambito della UNFCCC e capacity building nell’ambito del Protocollo di Kyoto, trasferimento di tecnologie, standardizzazione della redazione delle differenti comunicazioni nazionali (distinte in quelle riguardanti i paesi industrializzati e in quelle riguardanti i paesi in via di sviluppo), compilazione degli inventari nazionali delle emissioni di gas serra e rendicontazione di bilanci netti di emissioni per gli anni 2009 e 2010, attuazione dell’art. 6 della UNFCCC (formazione, informazione e consapevolezza del pubblico), questioni amministrative e finanziarie.

Da rilevare in questo quadro dei lavori: la presentazione della relazione del GEF della World Bank sui finanziamenti concessi che sono aumentati di circa il 18% a favore dei paesi più poveri e dei paesi in via di sviluppo degli stati delle piccole isole. Tuttavia, solo 83% dei contributi promessi sugli esistenti fondi del protocollo di Kyoto sono stati effettivamente versati dai paesi industrializzati. E’ stata presentata anche una relazione sulle immunità diplomatiche da riservare agli ufficiali o incaricati UNFCCC nell’esercizio delle loro funzioni. Particolari approfondimenti sono stati dedicati anche per la cooperazione internazionale  necessaria all’attuazione dei piani nazionali di adattamento ai cambiamenti climatici (NAPA) presentati da 45 paesi appartenente al gruppo dei paesi più poveri.

Infine, va evidenziata anche una disputa diplomatica: l’Argentina ha contestato alla Gran Bretagna di aver incluso nella comunicazione nazionale britannica le isole Malvinas (o isole Falkland) che sono oggetto di disputa di sovranità nazionale fra i due Paesi. La risposta della Presidenza è stata secca: la UNFCCC non è la sede adatta per sollevare problemi di sovranità nazionale. Per quanto consta alla UNFCCC, le isole Falkland (o Malvinas) sono sotto la sovranità nazionale britannica.


SBSTA

Il Presidente: Mama Konaté (Mali) ha aperto la sessione e messo all’approvazione l’agenda dei lavori. E’ intervenuta, quindi, Christiana Figueres, Segretario Esecutivo della UNFCCC che ha chiesto formalmente al SBSTA di focalizzare il proprio lavoro su quattro  tematiche: il programma di Nairobi riguardante in particolare le metodologie di valutazione degli impatti e della vulnerabilità  ai cambiamenti climatici e le metodologie di analisi delle opzioni di adattamento; la revisione delle linee guida tecniche che riportano situazioni e tendenze nazionali (energetico ambientali); la messa a punto delle linee guida riguardanti il CCS (cattura e confinamento dell’anidride carbonica); la definizione degli standards riguardanti la “baseline” di riferimento per i progetti di “clean development mechanism” riguardanti la riforestazione di foreste degradate o in declino.


Nella discussione che è seguita vale la pena segnalare la richiesta dello Yemen, a nome del G-77 e della Cina, di includere nel programma di Nairobi anche l’istituzione di Centri nazionali o regionali di consulenza ed assistenza dei paesi in via di sviluppo per l’adattamento (analisi, valutazioni e redazione dei piani di adattamento) e per la promozione e gestione delle reti di osservazioni climatiche. Su quest’ultimo aspetto, il Leshoto, a nome dei paesi più poveri, ha chiesto, invece, di creare adeguate istituzioni di ricerca scientifica sul clima ed i cambiamenti climatici, con il compito di sviluppare e gestire adeguate reti di osservazioni climatiche e idonei servizi meteorologici capaci di allertare la popolazione per prevenire le conseguenze di eventi estremi. Sono intervenute anche alcune organizzazioni non governative che hanno chiesto di definire soluzioni tecnico strategiche, idonee a mantenere il surriscaldamento climatico al di sotto di 1,5°C, per ridurre i danni alla biodiversità, ma anche eliminare ambiguità e furbizie nei progetti di forestazione e riforestazione

I lavori sono quindi proseguiti sui seguenti temi, alcuni dei quali affidati a specifici gruppi di lavoro.: meccanismi e modalità di trasferimento delle tecnologie, ricerca scientifica ed osservazioni sistematiche, conseguenze ambientali ed economiche delle  politiche di mitigazione e delle azioni di attuazione di tali politiche, metodologie di valutazione degli inventari delle emissioni (comprese le emissioni del trasporto aereo e marittimo), sistemi di misura standardizzati per la valutazione del carbonio equivalente e dell’anidride carbonica equivalente, analisi e valutazioni riguardanti il CCS, metodologie per il “clean development mechanism.

Da rilevare in questo quadro dei lavori l’intervento della WMO (World Meteorological Organization) per evidenziare che le reti di osservazioni meteorologiche, oceanografiche  e climatiche che fanno capo alla WMO sono state riorganizzate per tener conto non solo delle esigenze di sorveglianza del clima globale, ma anche delle esigenze di protezione della biodiversità e di lotta contro la desertificazione, ma anche per evidenziare che la rete globale di osservazioni oceaniche (GCOS) che si sta sviluppando assieme alla IOC-UNESCO ha compiuto notevoli progressi sia per finalità di oceanografia operativa sia per finalità climatiche. Tuttavia, il sistema globale GCOS ha ancora necessità di robusti investimenti per raggiungere pienamente gli obiettivi richiesti. Anche l’ICAO (International Civil Aviation Organization)  e l’IMO (International Maritime Organization) sono intervenute per chiedere la messa a punto di un quadro complessivo generale a livello mondiale affinché sia il trasporto marittimo che quello aeree possano efficacemente contribuire alla riduzione delle proprie emissioni di gas serra. Il quadro generalo va poi poi bilanciato e modulato, in base al principio di equità e responsabilità, a seconda che gli scali (aeroporti e porti) siano in paesi industrializzati o in paesi in via di sviluppo.

A MARGINE


In questa seconda giornata di negoziati, l’impressione generale dei delegati è che, mentre i lavori riguardanti, sia il nuovo trattato di lungo periodo sia  gli emendamenti al protocollo di Kyoto, vanno avanti piuttosto lentamente e mantengono un basso profilo in mancanza di chiare indicazioni politiche, i lavori diegli organi di supporto tecnico SBI e SBSTA sono iniziati e avanzano in modo più efficace e con maggiore entusiasmo da parte dei delegati. Per quanto riguarda il trattato di lungo periodo c’è inoltre la consapevolezza di lavorare in un quadro, quello di mantenere il surriscaldamento del pianeta al di sotto di 2°C, difficilmente compatibile con le azioni ed i meccanismi che si sta cercando di mettere in piedi, Pertanto, si cerca di procedere con una serie, a volte abnorme, di possibili opzioni su obiettivi che potranno cambiare. E lavorare su obiettivi mobili rischia di rendere sempre meno efficace il trattato ed i risultati che si vorrebbero raggiungere.