Home » Redazione Ecquo » Apertura, Clima »

Cancun, il mattinale. Nella quarta giornata di scena il Ccs

3 dicembre 2010 0 commenti

cancun messeComplice il cattivo tempo, i lavori fervono. Nella giornata del 2 dicembre non ci sono state assemblee plenarie o riunioni a carattere generale, ma sono proseguiti i meeting dei numerosissimi “contact groups” o gruppi di lavoro tematici, istituiti sia dagli organi di supporto tecnico-scientifico, quali SBI e SBSTA, sia dai gruppi di lavoro incaricati di redigere le due bozze di trattato: AGW-LCA per il trattato di lungo periodo ed il gruppo AGW-KP per il Protocollo di Kyoto emendato da prorogare al 2020.

E tra i temi caldi è emersa  la questione della inclusione o meno delle tenologie CCS (carbon capture and storage) nei progetti di cooperazione internazionale che vede schierati su fronti opposti fautori e denigratori delle tecnologie CCS di sequestro e cattura del carbonio.

I punti di maggior rilievo sono stati i seguenti.

Fondo di adattamento costituito nell’ambito del protocollo di Kyoto e gestito dalla World Bank (contact group del CMP). Se il protocollo di Kyoto non fosse prorogato, si creerebbero alcuni problemi per il servizio fornito dalla World Bank. Le opzioni sono due: si pone termine al servizio alla sua scadenza prefissata e cioè entro l’anno prossimo (2011), in modo da consuntivare tutte le attività finanziarie entro il 31 dicembre 2012 (scadenza del protocollo di Kyoto, oppure, se si vogliono portare a termine le attività progettuali in corso, bisogna dare un nuovo mandato triennale alla World Bank con cosuntivo al 2014.  Un nuovo mandato sarebbe comunque, necessario nel caso, invece, che il protocollo di Kyoto venga prorogato al 2020.  Poiché non vi è certezza né se le attività in corso debbano essere interrotte o meno, né se il Protocollo di Kyoto sarà proogato o meno, la Cina ha chiesto che,  nel frattempo che si decide, la World Bank oroiduca un rendiconto provvisorio o preliminare dei progetti di adattamento finanziati. Il gruppo AOSIS ha, invece, chiesto di organizzare un workshop per illustrare il lavoro fatto e come i finanziamenti sono stati utilizzati.

Comunicazioni nazionali dei paesi industrializzati (contact group del SBI). Il problema, in questo caso, è come confrontare i dati degli inventari nazionali delle emissioni dal 1990 a quelli più recenti (2008) e come sintetizzarli in un quadro che sia di riferimento sia ai fini della proroga del Protocollo di Kyoto sia ai fini del trattato di lungo periodo. La Cina preferirebbe una elaborazione che presenti prioritariamente i dati aggregati dei paesi industrailizzati, dal momento che hanno la maggiore responsabilità di inquinamento del pianeta, con riferimento al principio della responsabilità comune ma differenziata. Il Brasile, invece, ha fatto presente che non tutte le comunicazioni nazionali sono state ancora trasmesse e che, quindi, un lavoro di aggregazione dei dati, affidabile e significativo, è del tutto impossibile. Pertanto, urge sollecitare o intimare i governi inadempienti a presentare i loro dati.  Secondo gli USA i dati dovrebbero essere presentati sia in forma disaggregata, sia in forme elaborate ed aggregate, perché i dati grezzi di partenza devono essere accessibili e noti a tutti.

Impegni di mitigazione sul lungo periodo (contact group del AGW-LCA). A parte la quantificazione degli impegni che è un problema spettante ai decisori politici, bisogna chiarire molti aspetti del futuro “mercato del carbonio” e delle modalità di commercio e transazione dei permessi di emissione. Questo chiarimento non solo è necessario dal punto di vista economico e dei meccanismi di mercato, ma è anche necessario dal punto di vista dei costi-benefici sociali e intergenerazionali che non sono quantificabili in termini economici di mercato e su cui ci sono molte polemiche in corso. Su quest’ultimo aspetto, il gruppo di lavoro non può intraprendere proprie iniziative decidere, perché serve un mandato ufficiale della COP.  Ma ci sono da chiarire anche altri problemi che non sono di competenza del gruppo di lavoro. Per esempio: qual è la data di partenza di questo nuovo mercato del carbonio, qual è il limite oltre il quale gli impegni nazionali di riduzione delle emissione possono essere coperti dai meccanismi di mercato, qual è il peso degli impegni volontari di riduzione delle emissioni e degli impegni di salvaguardia della biodiversità o dell’integrità dell’ambiente, rispetto agli obblighi formali basati sui principi e sui criteri della UNFCCC. Sono problemi su cui non vi sono opinioni convergenti e servirebbero chiare indicazioni.


Questione della CCS (carbon capture and storage) nell’ambito dei meccanismi flessibili (contact group del AGW-KP). Sussistono grosse polemiche e forti conflittualità sulla questione della eligibilità o meno e sulla finanziabilità o meno dei  progetti CCS possano nella cooperazione internazionale fra paesi industrializzati e paesi in via di sviluppo in ambito CDM (clean development mechanism).   La conflittualità fra paesi non riguarda solo le tecnologie di cattura e sequestro dell’anidride carbonica, ma anche le questioni di confinamento nel sottosuolo o in fondo al mare. Molti paesi, ma anche le organizzazioni ambientaliste, contestano anche dal punto di vista dei principi, l’ammissibilità dei progetti CCS nei meccanismi flessibili, essendo questo un modo per continuare ad usare combustibili fossili in contrasto con le finalità di sviluppo sostenibile di una società decarbonizzata. Poiché l’organo di supporto tecnico:SBSTA ha, però, riconosciuto la necessita della CCS nel periodo di transizione verso una società decarboniczzata, bisognerà secondo molti paesi trovare una soluzione che, però, dovrà essere rimandata fino a quando non si avranno ragionevoli certezze che l’anidride carbonica confinata nel sottosulo o in fondo agli oceani non crei problemi all’ambiente e non ritorni in superficie. Più complicato è apparso il problema di includere gli impanti nucleari dentro il meccanismo CDM dove le conflittualitò sono anche maggiori, perchè entrano in gioco anche problemi politici e di accettabilità sociale. Anche su questo punto si dovrà decidere successivamente al 2012.

Questione generale dei meccanismi flessibili del Protocollo di Kyoto (contact group CMP). Il problema qui è quello di riformare le regole e la gestione dei meccanismi flessibili, ed in particolare del CDM, nella successiva fase di attuazione del Protocollo di Kyoto emendato, dopo i recenti scandali di uso distorto di questi meccanismi. Nella revisione sarebbe opportuno includere secolndo molti paesi, anche la questione del degrado delle foreste e della protezione della biodiversità forestale. L’Arabia Saudita, invece, vorrebbe approfittarne della revisione per il includere anche la CCS. La Cina ed il Brasile sono poi intervenute per enunciare una posizione pregiudiziale e di principio: fintanto che non c’è la certezza che il Protocollo di Kyoto, nella sua forma emendata, continuerà ad esistere dopo il 2012, è del tutto inutile parlare di meccanismi di flessibilità e di revisione dei meccanismi di flessibilità. Solo dopo aver stabilito questa continuazione e dopo aver individuato gli obblighi di riduzione delle emissioni che i paesi industrailizzati saranno tenuti ad attuare, si potrà parlare di riforma dei meccanismi flessibili. Questa enunciazione pregiudiziale, tuttavia, secondo la maggior parte dei paesi del contact group non potrà essere presa in considerazione perchè il mandato ricevuto riguarda la revisione delle regole e non la facoltà di stabilire se e come il protocollo di Kyoto proseguirà dopo il 2012. La discussione proseguirà nei prossimi giorni.

Verifica e controllo (compliance) del protocollo di Kyoto (contact group del CMP). Le questioni da trattare sono due: la relazione annuale che deve fare il Comitato di Compliance e il ricorso presentato dalla Croazia contro le sanzioni che le sono state inflitte. Circa la prima questione, una migliore redazione, in termini di affidabilità e di certificazione, del rapporto annuale, concernente la verifica dello stato di attuazione degli impegni, richiede necessariamente visite, ispezioni in loco ed accesso agli atti nei diversi Paesi firmatari del protocollo di Kyoto. Ciò coinvolge, però, questioni di prerogative e di immunità degli ispettori o funzionari UNFCCC che il contact groip non può risolvere.. Tali questioni sono attualmtee analizzate dall’organo di supporto tecnico-gestionale: SBI. Dunque, bisogna aspettare adeguate indicazioni in proposito da parte del SBI. Per quanto riguarda la questione Croazia il problema non appare ancora chiaro: secondo il “contact group” che sta esaminando il ricorso si tratterebbe di stabilire se l’interpetazione fatta dalla Croazia, sui propri obblighi da attuare, sia corretta rispetto alle decisioni prese dal CMP, ma non di stabilire se l’operazione di verifica e controllo attuato dal Comitato Compliance sia stato interpretata in modo difforme rispetto al mandato ricevuto. Secondo molti paesi, la procedura stabilita non è molto chiara e bisognerà ricorrere ad una o più decisioni della CMP in seduta pleanaria per chiarire gli aspetti procedurali controversi.


Visione condivisa sugli obiettivi di lungo periodo (contact group del AWG-LCA). Il problema dell’obiettivo di lungo periodo, quantunque formalmente condiviso in termini politici (surriscaldamento del pianeta inferiore a 2°C), è lungi dall’essere risolto sul piano degli impegni che i paesi, sia in forma singola che in forma aggregata, dovrebbero assumersi. Ciò che ragionevolmente il “comntact group” può fare, è identificare le aree di convergenza e quelle di divergenza delle proposte finora pervenute. Stessa cosa va fatta anche per gli aspetti riguardanti le proposte riferite alla parte legale (impegni legalmente o non legalmente vincolanti) e quelle riferite ai principi (impegni basati sulla responsabilità storica, sull’anno di riferimento per la responsabilità storica o per emissioni integrate in differenti periodi di tempo, sulla equità generazionale ed intergenerazionale).

A MARGINE

La pioggia e le cattive condizioni meteorologiche hanno certamente favorito una maggiore presenza nel Moon Palace (sede principale dei negoziati) ed  un lavoro più proficuo di tutti i contact group e gruppi di lavoro tematici. Nei corridoi, l’argomento di discussione principale, o comunque pià frequente, fra i delegati è stato il “carbon market” che è certamente di primaria importanza per favorire, attraverso la onvenienza economica, azioni virtuose di riduzione delle emissioni e, quindi, anche di lotta efficace ai cambiamenti climatici oltre che di decarbonizzazione della società e di uso efficiente dell’energia. Ma il “carbon market”, secondo molti delegati, non è tutto, e non risolve comunque quei problemi non monetizzabili o difficilmente monetizzabili che hanno carattere sociale ed ambientale. Il mercato del carbonio può aiutare fornire un aiuto solo se viene organizzato e gestito in modo tale da rispettare taluni principi etici e di equità, condivisi da tutti: cosa che appare molto difficile se, nella impostazione attuale, l’economia di mercato è stata assunta come princiopo prioritario da seguire. Il problema diventa l’uso del mercato.


Da segnalare, tra gli eventi collaterali, il convegno organizzato da UNEP, UNDP e FAO, sulla questione REDD+ (lotta alla deforestazione e al degrado delle foreste) dove oltre a discutere del problema, sono state presentate anche alcune esperienze in corso come quella delle foreste indonesiane. Da segnalare anche il convegno, organizzato dal Centro internazionale per lo sviluppo delle areemontane, sull’adattamento ai cambiamenti climatici ed alla prevenzione dei rischi naturali nella costruzione delle infrastrutture e degli edifici e nella pianificazione territoriale.