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Vertice Fao, Galan: “Fermare lo scontro tra contadini e modernità”

7 dicembre 2010 0 commenti

agricolturaSe si vuole combattere carestia e fame nel mondo cessi lo scontro fra l’agricoltura dei contadini e la modernità. È il messaggio del ministro Giancarlo Galan intervenuto alla tavola rotonda sul ‘Trattato internazionale delle risorse genetiche vegetali per l’alimentazione e l’agricoltura’, in corso alla Fao. “I tre obiettivi posti dal Trattato nella loro significativa semplicità”, ha spiegato Galan, rivelano proprio per questo l’imponente rilevanza di questioni che hanno reso drammatica fino ad ora la storia del nostro pianeta, compromettendone addirittura il futuro”. In sintesi, ha spiegato, “ognuno dei tre obiettivi ha il suo pesantissimo risvolto, rivela una sua minacciosa e apocalittica profezia. D’altra parte, è impossibile non accorgersi del suo opposto se l’obiettivo ti spinge a riconoscere l’enorme contributo degli agricoltori nella conservazione delle colture che alimentano il pianeta; oppure se l’obiettivo è stabilire un sistema globale tale da consentire agli agricoltori, ai selezionatori di materiale vegetale e ai ricercatori di accedere facilmente e gratuitamente al materiale genetico vegetale; o con che cosa in effetti ci stiamo confrontando se lo scopo è garantire che i vantaggi provenienti dal miglioramento vegetale o dall’uso di biotecnologie siano condivisi con i Paesi di origine del materiale”.

Se questi sono gli obiettivi del Trattato, “è chiaro”, ha proseguito Galan, “che stiamo vivendo un presente che viene da molto lontano, nel quale continua a essere ignorato o contrastato o umiliato il contributo degli agricoltori nella conservazione delle colture che ci alimentano. Se questi sono gli obiettivi, vuol dire che si impedisce a chi ne ha bisogno di poter ricorrere al materiale genetico vegetale. Se questi sono gli obiettivi, significa che dal miglioramento vegetale o dall’uso di biotecnologie non deriva alcun vantaggio per i Paesi che proprio di questo hanno disperato bisogno. La domanda che io mi pongo e che pongo a tutti voi”, ha sottolineato il ministro, “è la seguente. In ogni agricoltura del pianeta – di là dal fatto che si tratti di un’agricoltura fragile e scadente o di un’agricoltura florida e redditizia – in definitiva ciò che conta è il contadino. Sono i contadini il centro di ogni agricoltura, ed è una presenza questa notevolmente cresciuta in Asia e in Africa nel corso degli ultimi anni. Ma se così stanno le cose, è possibile superare positivamente l’antica tragedia dello scontro tra contadini e modernità?!”

“Riterrei”, ha proseguito Galan, “un errore gravissimo per l’intera umanità se non tentassimo di superare l’antico e dannosissimo scontro fra agricoltura contadina e modernità, fra le conoscenze e le abilità proprie dell’agricoltura cosiddetta tradizionale e le conoscenze e le abilità che la nostra contemporaneità offre a chi ha il dovere morale e politico di combattere ineguaglianze, miseria e fame. Ma se si desidera per davvero la fine dello scontro tra agricoltura contadina e modernità, appare saggio tener conto di ciò che pensano coloro che si occupano e che studiano con serietà le questioni che ci vedono riuniti qui assieme. Costoro ci dicono che nel mondo rurale che ospita la gran parte delle persone affamate, non è solo l’accesso al cibo l’elemento deficitario, ma è l’accesso alle risorse con cui produrlo il vero problema. Dire risorse che producono cibo significa riferirsi a terra, acqua, energia, credito, assistenza tecnica, educazione primaria e specialistica, mercati locali, magazzini, infrastrutture, sementi, ossia risorse genetiche”.

È notizia, ha proseguito il ministro, “tragicamente e universalmente nota quella relativa alla carenza di vitamina A, che colpisce milioni di bambini in tutto il mondo. È notizia tragicamente e universalmente nota quella secondo la quale tra i 250 e i 500mila bambini nei Paesi in via di sviluppo diventano ciechi ogni anno a causa di carenza di vitamina A, e questa vergogna dell’umanità accade soprattutto nel Sud-est asiatico e in Africa. E mancanza di un adeguato apporto di vitamina A significa una sola cosa: ci sono luoghi nella nostra Terra in cui non esiste l’agricoltura, non esiste l’allevamento, non esiste la pesca”.

Perché credere nel Trattato? «Da tempo si parla della conservazione, dell’uso e della valorizzazione delle risorse genetiche. Per un simile obiettivo», ha aggiunto il ministro, “si impongono scelte chiare, come il trasferire tecnologie, il costruire laboratori, il libero accesso a informazioni tecniche e alla formazione, così da consentire un grande impegno nella ricerca esteso a tutti quei Paesi che di questo hanno bisogno. Per essere più espliciti ed anche più concreti, il Trattato facilita l’accesso al materiale genetico di 64 specie utilizzabili per scopi di ricerca, selezione e formazione. Dal 2004, anno in cui il Trattato è entrato in vigore in 40 Paesi, è stato favorito lo scambio di semi e di materiale vegetale per circa 1 milione e 300mila campioni”.