Home » Redazione Ecquo » Apertura, Clima, energia, Industria »

Il mercato delle emissioni? Per le aziende italiane è un grande affare

10 dicembre 2010 0 commenti

ciminiereNel 2009 il mercato europeo delle emissioni si è tradotto per la prima volta in un guadagno netto e non in un costo per le imprese italiane. Dato che rispetto al 2005 _ anno base del sistema europeo _ le emissioni delle 1100 aziende italiane soggette alla direttiva Ets sono calate del 19,8%, e le aziende emettitrici hanno potuto accumulare un notevole numero di crediti: per questo le  imprese italiane soggette alla direttiva ETS  potrebbero guadagnare _ a un valore medio di 12 euro a tonnellata di Co2 nel dicembre 2009 _ oltre 200 milioni di euro dalla vendita nel mercato europeo del carbonio dei crediti di CO2 realizzati nel solo 2009.

A sostenerlo è un rapporto di Legambiente (“Il mercato europeo del carbonio e le imprese italiane”) che è stato presentato oggi a Cancun.

“Nel complesso _ osserva Legambiente _ la crisi economica, la ristrutturazione industriale in settori come quello dell’acciaio ha portato un calo del 38% delle emissioni, in quelli di cemento e raffinerie del 23% mentre nel settore chiave del termoelettrico (che pesa per il 67% del totale delle emissioni delle industrie Ets), grazie a una maggiore efficienza degli impianti – il cui trend di emissioni è in calo da diversi anni – si è avuto taglio del 17,8% rispetto alle emissioni del 2008, con una riduzione di circa 40 milioni di tonnellate (Mt) di CO2“.
Nel 2009 a condurre la classifica delle società che emettono maggior quantità di CO2 _ prosegue l’associazione ambientalista _ è sempre Enel con 33,8 Mt di CO2, pari a circa un decimo di quanto emette l’intero paese. Ma l’Enel ha emesso molto meno rispetto alle 37,5 milioni di tonnellate assegnatele e ha la  la possibilità di piazzare sul mercato europeo 3,7 Mt di CO2, con un possibile guadagno di circa 44 milioni di euro”. Analogo discorso per molti altri big dell’industria italiana, che da Eni a Edipower a EON passando per le acciaierie e i cementifici ottengono considerevoli benefici. “La sola ILVA di Taranto _ osserva Legambiente _ potrebbe racimolare ben 99 milioni di euro dalla vendita dei crediti per la CO2 non emessa nel 2009″.

“Rispetto ai limiti stabiliti dalla direttiva e dal suo recepimento attraverso il piano nazionale delle assegnazioni (Pna 2008-2012) _ prosegue Legambiente _  le industrie italiane hanno emesso nel 2009 16,5 Mt di CO2 in meno. In controtendenza rispetto al calo complessivo ci sono solo due settori: le raffinerie e le centrali termoelettriche a carbone, responsabili anche in passato di oltre il 30% delle emissioni generate per produrre elettricità. Nel 2009 gli impianti a carbone hanno sforato più di ogni altra attività industriale gli obiettivi della direttiva ETS, superando di ben 6,4 milioni di tonnellate di CO2 i limiti imposti”.  Va però detto che nel periodo 2005-209 gli impianti a carbone hanno comunque emesso il 5,6% in meno e le raffinerie il 22,6% in meno mentre l’industria italina soggetta alla direttiva Ets in complesso ha tagliato del 19,8%.