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Maxifrode sui meccanismi di Kyoto, ventuno indagati

17 dicembre 2010 0 commenti

ciminiereTruffavano sui permessi di emissione. Lucravano sulla Co2. E’ segno dei tempi l’ennesima truffa ambientale sulla quale hanno indagato la  Procura di Milano e la Guardia di Finanza nell’ambito di inchiesta su una maxi frode fiscale stimata in 500 milioni di euro realizzata attraverso transazioni fittizie di quote di emissioni di gas ad effetto serra con lo scopo di evadere l’Iva.

Sono ventuno le persone iscritte nel registro degli indagati, in gran parte i titolari stranieri di societa’ di trading che si occupavano della compravendita dei certificati Co2, alcune delle quali sono state aperte questa primavera ed erano pronte a sparire nei prossimi mesi senza pagare le imposte dovute.

Tra le persone finite sotto inchiesta ci sono anche tre manager di una societa’ di sevizi che ha favorito la costituzione e l’operativita’ della stragrande maggioranza delle aziende al centro degli accertamenti. I militari delle Fiamme Gialle stanno effettuando, oltre alle 150 perquisizioni, sequestri di centinaia di ‘conti proprieta” dove sono depositate migliaia di permessi di emissione. Per l’attivita’ di ricostruzione delle transazioni sospette la Procura di Milano e la Guardia di Finanza si sono avvalse anche della collaborazione dei funzionari dell’agenzia delle entrate – ufficio antifrode, dell’unita’ di informazione finanziaria della Banca d’Italia, dell’Istituto superiore della protezione e la ricerca ambientale (Ispra), del Gme (Gestore dei mercati elettrici) e del Gse (gestore dei servizi energetici). Inoltre le indagini, guidate dal procuratore aggiunto Francesco Greco e dal pm Carlo Nocerino, hanno visto la collaborazione di diverse autorita’ fiscali e di polizia europee, centro americane ed asiatiche.

La frode ‘carosello’ che e’ stata messa a segno anche in altre nazione Ue, secondo le stime dell’Europol, nel corso dell’ultimo anno ha causato all’erario dei paesi europei perdite stimate in oltre 5 miliardi di euro.

La frode fiscale transnazionale finalizzata all’evasione dell’Iva e’ venuta a galla analizzando gli scambi commerciali delle quote di emissione di CO2, introdotte a seguito degli accordi di Kyoto, e che avvengono per via telematica. Sono state monitorate operazioni anomale tra societa’ che, seppur di piccole dimensioni, hanno operato volumi di transazioni per importi enormi, sfruttando anche la prevista esenzione dall’Iva sugli acquisti delle quote inquinanti da soggetti comunitari. Queste societa’, che rivendevano ad altre aziende italiane i certificati CO2, questa volta applicando l’ Iva, erano pronte a ”sparire” nei prossimi mesi senza pagare le imposte dovute. In una serie di casi i certificati sono anche stati rivenduti a prezzi competitivi arrivando quindi ad alterare il relativo ‘mercato’. Per la maxi frode carosello tra le oltre 100 aziende perquisite (in alcuni casi la gdf ha ‘visitato’ due sedi di una stessa societa’), molte sono sospettate di aver operato come vere e proprie prestanome, in quanto non si occupavano di commercio energetico bensi’ di vendita di calzature, di carne e cosi’ via. Ai 21 indagati sono stati contestati i reati di associazione per delinquere finalizzata alla truffa ai danni dello stato, la frode fiscale, l’emissione di fatture false e il riciclaggio.

E  il governo corre ai ripari e  accelera su una legge anti-frode pensata per evitare che si ripetano nuove truffe nel mercato dei cosiddetti certificati ‘neri’, come ha anticipato nei giorni scorsi anche il sottosegretario allo Sviluppo Economico, Stefano Saglia. Il Ministero dell’Economia sta lavorando ad un emendamento che verra’ inserito nel decreto milleproroghe di fine anno, mirato a risolvere cosi’ ogni anomalia. L’eemendamento prevede l’uso del sistema di inversione contabile, o ‘reverse charge’, sistema gia’ usato in alti paesi europei e che risolve alla base la possibilita’ di nuove frodi. Col questo meccanismo contabile, il fornitore non addebiterebbe piu’ l’Iva all’acquirente, che, a sua volta, si assume l’obbligo degli adempimenti Iva attraverso l’emissione di autofattura. In pratica, col nuovo sistema, l’acquirente procederebbe autonomamente all’addebito, a se stesso, dell’Iva sull’operazione e alla conseguente imputazione, sempre a se stesso, del connesso credito Iva, eliminando cosi’ il passaggio dell’Iva nelle mani del fornitore per il successivo versamento all’erario.