Prestigiacomo esce dal Pdl ed è a un passo dall’addio al ministero dell’Ambiente
Il destino del ministro dell’Ambiente Stefania Prestigiacomo è appeso a un filo.
Dopo un clamoroso scontro con la sua maggioranza (e in particolare con il capogruppo Cicchitto) annuncia le dimissioni dal Pdl e l’ingresso nel gruppo misto e annuncia che spetterà al Presidente Berlusconi decidere sulla sua permanenza nell’esecutivo (dal quale non è però formalmente dimissionaria). Dopo aver vinto la battaglia sui sacchetti di plasitica e perso quella sullo Stelvio Stefania Prestigiacomo è a un passo dall’addio al ministero.
Alle 19 la Prestigiacomo e Cicchitto si sono recati a Palazzo Chigi. Si pensava a un incontro con Berlusconi, in realtà hanno visto il sottosegretario Gianni Letta. Nessuna dichiarazione all’uscita, un’ora e mezzo dopo, ma certo non tira una buona aria per la Prestigiacomo.
Berlusconi, riferiscono fonti del Pdl, non avrebbe per nulla gradito lo strappo del ministro dell’Ambiente. “Proprio ora che c’è bisogno di compattezza in Parlamento Stefania fa un’uscita del genere”, ha detto a uno dei massimi dirigenti del partito che ha avuto modo di parlargli oggi. “E’ esattamente quello che dobbiamo evitare, dare ora l’idea di essere divisi mentre in Parlamento si va allargando la maggioranza”. Ed è anche significativo che nessun incontro sia ufficialmente in programma tra il ministro e il Cavaliere.
La situazione precipita nel pomeriggio. La Prestigiacomo si presenta in sala stampa con le lacrime agli occhi, poco dopo aver raccolto le sue carte e lasciato l’aula della Camera. “Nel Pdl _ dice _non mi riconosco più, lascio il gruppo e passo al misto” dice prima di annunciare che ne parlerà con il presidente del Consiglio e che resterà al governo se e fino a quando lui “lo riterrà”. A far maturare lo sfogo è stata una votazione. Tutto accade mentre Montecitorio sta esaminando la legge “sulla libera imprenditorialità ed il sostegno del reddito avanzato” e in particolare la norma che esonera le imprese costituite da disoccupati e cassintegrati dagli obblighi previsti in materia di comunicazione e catasto dei rifiuti, di registro di carico e scarico dei rifiuti e di iscrizione all’Albo nazionale dei gestori ambientali. A un certo punto il capogruppo del Pd, Dario Franceschini, chiede che l’esame del provvedimento venga sospeso. Richiesta che trova il parere favorevole proprio del ministro. Ma la votazione vede la Prestigiacomo andare in ‘minoranza': il suo voto si unisce a quello delle opposizioni, Pdl e Lega si esprimono contro, e la proposta viene bocciata per tre voti. Il ministro a quel punto si fionda fuori dall’Aula mentre dai banchi del suo partito si sente urlare ‘dimissioni, dimissioni’.
Al centro dello sfogo di Stefania Prestigiacomo c’è soprattutto Fabrizio Cicchitto. “Il rinvio – spiega la Prestigiacomo – doveva essere l’unica cosa saggia da fare per approfondire il tutto e verificarlo. Prendo atto che il capogruppo non ha voluto questo, ha voluto esporre il governo a questo tipo di votazione”. Ma Cicchitto replica: “Sono assai spiacente per ciò che ha dichiarato il ministro Prestigiacomo, ma ho il dovere in primo luogo di ascoltare i parlamentari del gruppo che hanno lavorato per lungo tempo a questo provvedimento senza che fosse venuta nessuna indicazione diversa da parte del ministro”.
Solidarietà alla Prestigiacomo è stata espressa dalla collega Carfagna e dal ministro Galan.“Spero che il ministro Stefania Prestigiacomo ci ripensi e resti nel Popolo della libertà. Se così non fosse la perdita sarebbe soprattutto per il partito”. Così il Ministro per le Pari Opportunità, Mara Carfagna, commenta le dichiarazioni di Stefania Prestigiacomo. “In ogni caso sarebbe sbagliato sottovalutare l’accaduto: il disagio espresso da Stefania Prestigiacomo nei confronti di un partito nel quale si preferisce, per fretta o disattenzione, non prestare ascolto alle idee diverse, è molto diffuso – continua – sono certa che il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi sarà capace di trovare una soluzione ai problemi posti dalla collega”.
Anche Ermete Realacci (Pd) si è schierato al suo fianco.”Oggi il ministro dell’Ambiente Stefania Prestigiacomo aveva ragione da vendere. Quello che e’ accaduto nell’Aula di Montecitorio _ dice Realacci, responsabile Green economy del Pd _ e’ stata un’ulteriore dimostrazione di quanto le questioni ambientali siano indigeste alla pancia di questa maggioranza. La deroga approvata oggi sulla normativa dei rifiuti e inserita a trabocchetto in un decreto che non c’entrava nulla e’ stata una provocazione che legittima la reazione del ministro dell’Ambiente”.
E’ su una norma della proposta di legge sull’imprenditorialita’ ed il sostegno al reddito, che si è consumata la spaccatura tra Stefania Prestigiacomo e la maggioranza. L’articolo esonera le imprese per la raccolta dei rifiuti costituite da disoccupati e cassintegrati dagli obblighi previsti in materia di comunicazione, di registro di carico e scarico dei rifiuti e di iscrizione all’Albo nazionale dei gestori ambientali. Una norma su cui punta il dito l’opposizione con Ermete Realacci, secondo cui ”si farebbe un regalo alle organizzazioni criminali, che se ne servirebbero per restare nel business miliardario dello smaltimento dei rifiuti”. La maggioranza, con il presidente della commissione Ambiente Silvano Moffa (ex Pdl, ex Fli ed ora al gruppo Misto) difende l’articolo, ma a sorpresa il ministro Prestigiacomo interviene e chiede uno stop, osservando che quell’articolo si sovrappone alle novita’ che gia’ sono in cantiere in materia di smaltimento dei rifiuti ed aggiungendo che il ministro del Lavoro, Maurizio Sacconi, si era impegnato a presentare parere contrario sull’articolo in questione. ”Questo provvedimento non e’ la sede per trattare questo argomento”, dice. Le sue parole cadono nel vuoto, e Moffa chiede di votare subito l’articolo. Pd e Fli chiedono la sospensione dell’esame del testo. Si vota, e la Prestigiacomo si esprime con l’opposizione: la sospensione e’ bocciata per soli tre voti. Una decisione di cui Prestigiacomo prende atto afferrando le sue carte ed ha abbandonando l’Aula, per annunciare poco dopo il lacrime che lascera’ il Pdl.
Dal nucleare ai parchi, passando per i rifiuti, tanti gli attriti all’interno del Pdl e della maggioranza tra il ministro dell’Ambiente, Stefania Prestigiacomo, e i suoi colleghi di partito e di governo. Uno dei piu’ aspri fu ‘il caso’ del luglio del 2009, quando con l’articolo 4 del decreto anti-crisi, lo ‘sblocca-reti’ o ‘sblocca tutto’, veniva affidato a commissari l’ok alla realizzazione di centrali, elettrodotti e opere simili esautorando il ministero dell’Ambiente. Ne nacque uno scontro tra Prestigiacomo e il ministro per la Semplificazione, il leghista Roberto Calderoli, che ebbe strascichi anche con l’allora ministro per lo Sviluppo economico, Claudio Scajola. Le competenze, infine, tornarono alla titolare dell’Ambiente. A gennaio 2010 lo scontro ebbe luogo tra Prestigiacomo e i senatori Pdl: a palazzo Madama passo’ un emendamento sulla caccia alla legge Comunitaria che prevedeva la possibilita’ per le Regioni di superare i termini della stagione venatoria. Il ministro denuncio’ blitz e colpi di mano, e dovette battersi perche’ la Camera sopprimesse l’emendamento della discordia. Nel novembre scorso due ‘problemi’ con Giulio Tremonti, ministro dell’Economia e finanze: uno sulle risorse per far fronte al dissesto idrogeologico, l’altro sui fondi per i parchi. Nel primo caso Prestigiacomo chiese conto del miliardo stanziato dal Cipe per il rischio frane, con Tremonti che arrivo’ a minacciare le dimissioni. Nel secondo caso Prestigiacomo denuncio’ i tagli ai fondi per le aree protette. Ne nacque una discussione tutta interna alla maggioranza, che si risolse con lo stanziamento di 35 milioni di euro per gli enti parco, risorse giudicate ancora insufficienti dal dicastero dell’Ambiente, che ha accettato ma non senza disappunto.