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Mucca pazza: scoperti due casi ad Albenga

3 gennaio 2011 0 commenti

muccapazzaRiecco la mucca pazza? Parrebbe proprio di si, anche se non si tratterebbe di una varietà “pericolosa”. Il morbo è stato scopero in due allevamenti dell’albenganese. ”Va tuttavia precisato – spiega il dottor Marco Lovesio, direttore della struttura veterinaria della Asl 2 Savonese – che il tipo isolato non e’ trasmissibile all’essere umano”. In particolare la malattia, ovvero quella della encefalopatia spongiforme, sarebbe stata riscontrata su una capra ed una pecora decedute in due diverse aziende. Il morbo della mucca pazza sarebbe stato riscontrato nel corso di esami di laboratorio da parte dei veterinari dell’Istituto di zooprofilassi e dell’Asl di Savona.

Il comune di Albenga su proposta della stessa Asl stessa, ha firmato nei giorni scorsi un’ordinanza con la quale dispone il sequestro cautelativo di oltre un migliaio di capi degli allevamenti dove sono stati riscontrati i casi sospetti. Inoltre, la stessa ordinanza vieta l’eventuale diffusione del latte e dei suoi derivati prodotti dal bestiame e quindi l’isolamento dei capi eventualmente contagiati dal morbo. Ora sono in corso altri accertamenti di laboratorio da parte del centro nazionale per lo studio dell’encefalopatia spongiforme su animali, per avere la conferma che il bestiame sia stato o meno contagiato.

L’encefalopatia spongiforme bovina (BSE, ovvero Bovine Spongiform Encephalopathy) _ che ha causato 193 mila casi che hano portato a 183 vittime umane  in tutto il mondo _ è una malattia neurologica cronica, degenerativa e irreversibile che colpisce i bovini causata da un prione, una proteina patogena conosciuta anche come “agente infettivo non convenzionale”. Il morbo è diventato noto all’opinione pubblica come morbo della mucca pazza (in inglese MCD, mad cow disease). La BSE fa parte di un gruppo di malattie denominate encefalopatie spongiformi trasmissibili (TSE) che colpiscono diverse specie animali, compreso l’uomo.

Il primo caso di Bse è stato identificato nel Regno Unito nel 1986. La causa dell’insorgenza della malattia fu imputata all’uso delle farine animali come supplemento proteico nell’alimentazione dei bovini. Nel Regno Unito infatti, le norme sul trattamento ad alta temperatura dei sottoprodotti erano molto meno restrittive rispetto ad altri Paesi. Otto anni dopo la comunità europea ha messo al bando definitivamente questa pratica evitando, in questo modo, il riciclaggio dell’agente infettante attraverso l’utilizzo di carcasse di bovini malati nella produzione di farine di carne ed ossa destinate all’alimentazione animale. In Italia, il Ministero della Sanità, è intervenuto – con l’ordinanza di marzo 2001 con cui si vieta la vendita delle parti del bovino che interessano la colonna vertebrale e i gangli, il cervello e le “frattaglie” – con la legge 9 che dispone per la distruzione del materiale specifico a rischio per encefalopatie spongiformi bovine e delle proteine animali ad alto rischio, – e con l’etichettatura delle carni bovine che consente la tracciabilità e la trasparenza delle informazioni ai consumatori.