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Napoli, non tutti muniti degli shopper biodegradabili. Aduc: “Nuovi sacchetti troppo cari”

3 gennaio 2011 0 commenti

europa-divieto-busta-plasticaBusta di plastica si’, busta di plastica no. Vietata dall’inizio dell’anno la commercializzazione dei sacchetti non biodegradabili nei negozi e nei supermercati, Napoli cerca di mettersi al passo. Ma se nei grandi punti vendita – ipermercati e, poco fuori citta’, i centri commerciali – sono apparsi gia’ da un po’ i sacchetti biodegradabili o quelli riutilizzabili in canapa e juta, negli esercizi di vicinato le cose stanno diversamente. I commercianti sono informati: sanno che e’ intervenuta la proroga e quindi, fino a esaurimento, continueranno a fornire ai loro clienti le buste in plastica.

Ma occorre fare attenzione perche’ la proroga e’ per la distribuzione e non per la commercializzazione. A spiegarlo è Gennaro Nasti, assessore all’Ambiente del Comune di Napoli. L’amministrazione di Palazzo San Giacomo, lo scorso novembre, ha approvato una delibera di Giunta che prevede multe che oscillano tra i 25,82 ed i 150,94 euro. ‘’E’ solo sulla commercializzazione che interviene la proroga – sottolinea Gennaro Nasti, assessore comunale all’Ambiente – questo vuol dire che le multe scatteranno nel caso in cui i sacchetti vengono venduti’’.

ADUC, MASTRANTONI: “BRAVA LA PRESTIGIACOMO. MA I NUOVI SACCHETTI SONO TROPPO CARI”

Ben venga” il bando per le buste di plastica scattato con il nuovo anno, e “bene ha fatto il ministro dell’Ambiente, Stefania Prestigiacomo, ad insistere perche’ la scadenza fosse rispettata”. Tuttavia “ci domandiamo perche’ i nuovi sacchetti ecologici devono costare cosi’ cari”, visto che “alcuni negozi li vendono anche a 10 centesimi l’uno”. Lo afferma Primo Mastrantoni, presidente dell’Aduc, secondo il quale dietro questo ‘caro eco-shopper’ c’e’ “l’abituale speculazione che i commercianti fanno su un prodotto che, in quanto molto pubblicizzato, e’ piu’ richiesto dai consumatori”.

Il presidente dell’associazione dei consumatori difende la scelta dello stop delle vecchie buste della spesa, dato che, ricorda, “ci sono 250 miliardi di microframmenti di plastica che contaminano il Mediterraneo, rifiuti minuscoli ingoiati dal plancton che, a sua volta, viene mangiato dai pesci che potrebbero poi finire nei nostri piatti”. Inoltre, sottolinea Mastrantoni, “la plastica in mare rilascia monomeri cancerogeni”. Per cui, conclude, “se ai consumatori verranno spiegati motivi di tale decisione saranno ben contenti di rinunciare alle buste di plastica per tornare a quelle di tela o ai carrelli”, ma ‘no’ a “inutile speculazione” nei negozi in nome della sostenibilita’.