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Coldiretti d’accordo con il cardinale Turkson: ogm in Africa, rischio nuovo schiavismo

5 gennaio 2011 0 commenti

coldiretti“Un modello di sviluppo economico e agroalimentare a misura d’uomo per rimuovere le vere cause della fame nel mondo, che sono soprattutto di carattere sociale e istituzionale piuttosto che collegabili alla carenza di cibo”.  È quanto sostiene la Coldiretti nel condividere le considerazioni del cardinale  Peter K. A Turkson, responsabile del Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace che ha espresso forti dubbi sul fatto che l’uso degli Ogm possa contribuire a risolvere il problema della fame e ha parlato apertamente del rischio di un nuovo schiavismo.

La Coldiretti condivide l’analisi e il rischio di «dipendenza economica che Turkson vede profilarsi come una nuova forma di schiavismo». Da un’analisi dell’organizzazione sulla base del rapporto annuale  ell’International Service for the Acquisition of Agri-biotech Applications (Isaaa) è emerso che il numero degli affamati nel mondo è cresciuto del 9 per cento e ha toccato quota 1,02 miliardi: il livello più alto dal 1970 secondo la Fao, nonostante l’aumento del 7 per cento dei terreni coltivati con organismi geneticamente modificati, che hanno raggiunto i 125 milioni di ettari nei 25 soli Paesi dove sono coltivati nel mondo. Il record di affamati è stato raggiunto proprio nell’anno in cui -sottolinea la Coldiretti- si è avuto un forte aumento degli Ogm nei Paesi in via di sviluppo, dove la crescita è stata superiore alla media mondiale (+13 per cento) e dove oggi si trovano quasi la metà dei terreni coltivati a biotech nel mondo (46 per cento). Il pressing delle multinazionali, che è fallito in Europa dove le semine sono calate del 12 per cento, ha avuto invece successo nei Paesi meno sviluppati dove però le coltivazioni Ogm non solo non hanno risolto il problema della fame, ma -continua la Coldiretti- hanno aggravato la dipendenza economica dall’estero.

Per la Coldiretti nei Paesi in via di sviluppo servono prima di tutto politiche agricole regionali che sappiano potenziare le produzioni locali con la valorizzazione delle identità territoriali, per sfuggire all’omologazione che deprime i prezzi e aumenta la dipendenza dall’estero. Alle agricolture di tutto il mondo -conclude Coldiretti- devono essere invece garantiti credito e investimenti adeguati, ma soprattutto si devono applicare regole chiare per evitare che sul cibo si inneschino speculazioni vergognose e per questo occorre garantire trasparenza e informazione ai consumatori.