Home » Redazione Ecquo » Apertura, Inquinamento, Salute »

Mangimi tedeschi alla diossina: livelli fino a 78 volte sopra la norma. E hanno taciuto da marzo

7 gennaio 2011 0 commenti

diossinaLa contaminazione da diossina nei mangimi tedeschi è ben peggiore del previsto. E’ uno scandalo di comintaminazione alimentare con prodotti chimici persistenti che rischia di ripetere quelli del 1999 (Belgio), del 2003 (Germania) e 2004 (Olanda). La storia evidentemente non insegna nulla.

Di giorno in giorno il quadro è più fosco. Nuovi test hanno infatti indicato che i livelli di diossina nei grassi animali prodotti dalla tedesca Harles und Jentzsch erano circa 78 volte sopra la norma: ad annunciarlo è stato oggi il ministero dell’Agricoltura dello Schleswig-Holstein (nord), il Land in cui ha sede la societa’ al centro dello scandalo.

 

polliPer far fronte alla possibile minaccia le autorita’ sanitarie tedesche hanno chiuso temporaneamente 4.709 allevamenti in attesa di accertamenti. Ttracce di diossina sono state rilevate in altre due regioni e la societa’ al centro dello scandalo – la Harles und Jentzch – non solo sapeva della contaminazione dal marzo 2010, ma probabilmente non e’ neanche registrata.  Non sorprende, quindi, che il governo ha parlato oggi di ”comportamento criminale” da parte della Harles und Jentzch, che produce grassi animali destinati ai mangimi.

 Il 19 marzo scorso l’azienda ha fatto analizzare i propri prodotti: dai test, secondo indiscrezioni di stampa, e’ emerso che i livelli di diossina erano due volte superiori alla norma, ma le autorita’ della regione – lo Schleswig-Holstein – sono state avvertite con nove mesi di ritardo, il 27 dicembre 2010.  Le autorita’ regionali ”devono fare assoluta chiarezza su questo caso”, ha detto oggi il ministro dell’Agricoltura tedesco, Ilse Aigner. Il suo portavoce e’ stato meno diplomatico: questo caso rivela un ”elevato grado di comportamento criminale” da parte della Harles und Jentzch, ha detto.   Aumenta quindi _ e giustamente _ il nervosismo tra i consumatori. Negli ultimi giorni, le vendite di uova, polli e carne di maiale sono crollate e presto potrebbero seguire anche quelle del latte. ”Il mangime contaminato da diossina  – ha detto alla Bild Manfred Santen, un chimico di Greenpeace -e’ stato dato anche alle mucche.  Negli animali la diossina si deposita nella parti grasse, quindi anche nel latte”.  ”Al momento non e’ escluso che il latte contaminato da diossina abbia raggiunto gli scaffali dei supermercati”, gli ha fatto eco Christiane Gross, portavoce dell’associazione non governativa Foodwatch, che si batte per i diritti dei consumatori nel settore alimentare.
 In Italia, intanto, fonti del ministero della Salute che sono in contatto sia con le autorita’ tedesche sia con quelle europee,confermano che nessuna segnalazione di alimenti a rischio diossina dalla Germania e’ pervenuta alle nostre autorita’ di controllo.  In Germania, invece, il numero di regioni colpite – secondo la stampa – e’ salito da 10 a 12 su 16.

L’UE AVVERTITA SOLO A FINE DICEMBRE

UeSecondo le informazioni della Commissione Ue, il primo allarme è stato notificato dalla Germania al Sistema di allerta rapido Ue per cibi e mangimi (Rasff) solo il pomeriggio del 27 dicembre, in base ai risultati delle analisi ricevute dalle auorità tedesche qualche giorno prima. L’allarme si riferiva a una consegna di 26 tonnellate di acidi grassi contaminati con diossina, che erano stati mescolati con 500 tonnellate di grassi vegetali per mangimi. La consegna contaminata veniva da una società produttrice di biodiesel. Le 500 tonnellate di grasso contaminato erano poi state destinate a nove produttori di mangimi, che avevano a loro volta mescolato il grasso con gli altri ingredienti e venduto gli alimenti per animali a circa 40 allevamenti.

Il 3 gennaio, poi, le autorità tedesche hanno concluso che altre sei consegne di acidi grassi erano stati consegnati in precedenza dalla società produttrice di biodiesel al produttore di grassi per mangimi.Per precauzione, le autorità hanno allora deciso di considerare potenzialmente a rischio di contaminazione tutto il grasso per mangimi (circa 3.000 tonnellate) fabbricato dal produttore interessato fin dall’11 novembre scorso. Questo grasso potenzialmente contaminato era stato venduto a 25 fabbricanti di mangimi in diversi ‘Laender’ tedeschi, che, dopo averlo mescolato con altri ingredienti, lo avrebbero destinato ad allevamenti di galline ovaiole, polli e tacchini, bovini e suini. Tutti e 25 i produttori di mangimi sono stati sottoposti a ispezione da parte delle autorità tedesche, che devono ancora rendere noti i risultati delle loro analisi. Le autorità hanno comunque stabilito che non sono stati esportati fuori dalla Germania né grassi per mangimi né mangimi composti ‘sospetti’, ovvero contenenti il grasso potenzialmente contaminato.

I mangimi composti sospetti sono stati venduti a più di 1.000 allevamenti in diversi ‘Laender’. Le autorità tedesche li hanno individuati e bloccati tutti. Il blocco verrà tolto solo dopo che i controlli avranno dimostrato che la loro intera produzione è sicura. Tutte le uova prodotte in questi allevamenti, inoltre, sono state sequestrate e i controlli hanno verificato che contenevano livelli di diossina più alti del limite ammesso. Finora, solo 8.000 galline ovaiole di un allevamento contaminato in Nord Reno-Westfalia sono state abbattute e distrutte. Ad oggi, comunque, le misure precauzionali sono state estese a 4.709 allevamenti sulle 375.000 aziende esistenti nel Paese. Le informazioni diffuse dalla Commissione non parlano di casi di contaminazione riscontrati finora nella carne degli animali allevati nelle aziende a rischio, né negli altri derivati, con l’eccezione delle uova di gallina. Ma non potrebbe essere diversamente perchè fino a domenica non saranno disponibili i risultati delle analisi sulla carne di maila e sul latte.

In totale, 136.000 uova potenzialmente contaminate sono state esportate in Olanda a due riprese: 6 tonnellate il 3 dicembre e 3,3 tonnellate il 15 dicembre. Il primo lotto di uova è stato mescolato con altre uova e trasformato in 14 tonnellate di liquido destinato all’industria alimentare britannica (e non si sa ancora dove sia finito). Il secondo lotto è stato anch’esso mescolato con altre uova, per produrre 17,4 tonnellate di liquido che è stato poi suddiviso in altri tre lotti, due già consumati e uno congelato. L’analisi di quest’ultimo, in corso, determinerà se anche gli altri due lotti erano o no contaminati, tenendo conto che la diluzione con uova non contaminate dovrebbe comunque aver ridotto il livello di diossina.