Clima, i tre quarti dei ghiacciai delle Alpi rischiano di sparire
Ghiacciai sempre piu in ritirata. Entro il 2100 fra il 60% e il 90% dei ghiacciai delle Alpi potrebbe sparire per effetto dell’aumento della temperatura.E anche la calotta antartica è a rischio, anche se su scala temporale più lunga.
Ad affermarlo sono due studi pubblicati da Nature Geoscience, secondo cui quelle europee, insieme alle neozelandesi, sono le masse di ghiaccio piu’ a rischio nel mondo. Il primo studio, ad opera delle geofisiche Valentina Radic e Regine Hock dell’Università dell’Alaska, ha utilizzato i dati storici sui volumi di oltre 2.600 calotte glaciali e oltre 120.000 ghiacciai combinandoli con 10 diversi modelli climatici. E’ stata cosi’ elaborata una simulazione, i cui risultati sono stati divisi per 10 macroaree del pianeta, di cui e’ stato indicato il rischio di perdita di masse di ghiaccio.
Il risultato globale e’ che nella migliore delle ipotesi entro fine secolo si perdera’ il 15% del ghiaccio che ricopre le montagne del pianeta, mentre la previsione piu’ pessimista sposta la perdita al 27%. La simulazione ha anche previsto quali saranno le aree piu’ fortunate: a perdere di meno saranno i ghiacciai di Groenlandia (dal 4 al 12%) e degli altipiani asiatici (che potrebbero addirittura aumentare nella migliore delle ipotesi, mentre per la peggiore perderebbero circa il 24%). A soffrire di piu’ saranno proprio le montagne a noi piu’ vicine: l’area delle Alpi europee rischia un crollo del volume dei propri ghiacciai tra il 60% e il 90%, mentre al secondo posto si piazzano quelli neozelandesi (tra il 65% e il 79%). ”Nelle regioni con le perdite maggiori – commentano gli autori – le perdite possono mettere a rischio l’approvvigionamento idrico. Inoltre lo scioglimento di questi ghiacci contribuira’ all’innalzamento della acque degli oceani fino a 70 centimetri”.
Uno scenario emerge dal secondo studio condotto dall’Univesità di Calgary, in Canada, che prende in esame l’inerzia dei gas a effetto serra che, una volta emessi, restano per secoli nell’atmosfera. Anche se tutte le emissioni nocive, per ipotesi, venissero interrotte entro il 2100, il riscaldamento proseguirebbe ancora per diversi secoli. Il riscaldamento delle acque dell’emisfero australe comporterebbe uno scioglimento della parte occidentale della calotta antartica entro l’anno 3000, con il conseguente innalzamento del livello del mare di 4 metri.