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Cozze alla diossina: per Confcommercio a Taranto nessun problena

15 gennaio 2011 0 commenti

cozzeLe cozze di Taranto sono sane e non c’e’ rischio di contaminazione per gli altri frutti di mare commercializzati nel capoluogo jonico: e’ quanto sostiene la Confcommercio di Taranto, dopo l’allarme lanciato da un’associazione ambientalista sulla presenza nelle cozze tarantine di diossina in percentuali superiori a quelle consentite per legge. La Confcommercio  sostiene che ”informazioni inesatte”  ”hanno contribuito a gettare discredito” sul prodotto. Prodotto che invece ”come hanno anche confermato gli stessi ambientalisti e i dirigenti degli organi di controllo di Asl ed Arpa, nel corso delle varie interviste rilasciate agli organi di stampa, viene allevato con modalita’ (in sospensione su pali a vari metri di distanza dal fondo) che lo mettono al riparo dal rischio di contaminazione, al quale sono invece soggetti quei frutti di mare che crescono sui fondali, ma che e’ proibito raccogliere”.

La Confcommercio sottolinea il crollo che le notizie, ritenute infondate, hanno causato al mercato ittico tarantino, tenuto conto che nel capoluogo jonico vengono prodotte 50mila tonnellate di cozze in 24 mesi. ”La grande distribuzione – e’ scritto nella nota – ha bloccato gli ordini ed un intero carico di merce (novellame) e’ stato rispedito al mittente”. Quanto ai frutti di mare, spiega ancora Confcommercio, il 99% del prodotto venduto a Taranto e provincia (cozze san Giacomo, pelose e ostriche) non ha provenienza locale ma in gran parte dalla Grecia.

Le analisi commissionate dal Fondo antidiossina del capoluogo jonico al laboratorio Inca (Consorzio Interuniversitario Nazionale di chimica per l’ambiente) di Venezia parlavano chiaro: in alcune varietà di fodo, che non sno le comuni cozze nere, ci sarbbe una concentrazione di diossina e policlorobifenili che raggiunge i 13,5 picogrammi per grammo quando la legge fissa un limite di 8. C’e’ quindi uno sforamento del +69%. A rendere noti i dati, in un incontro con i giornalisti, sono stati il presidente del Fondo Antidiossina, Fabio Matacchiera e Alessandro Marescotti, presidente provinciale di Peacelink, che affianca la onlus tarantina nella ricerca.

Le analisi, hanno precisato i due ambientalisti, ”non riguardano i mitili di allevamento su palo e su galleggiante long-line che non poggiano sul fondale. La diossina non e’ idrosolubile”. ”Puo’ essere assorbita dai molluschi – hanno aggiunto – se i fondali inquinati vengono smossi. Diossine e Pcb dei mitili possono passare alle orate e ai saraghi che si nutrono delle cozze del fondale”. ”Nel marzo del 2008 – hanno ricordato – PeaceLink scopri’ in un pecorino locale valori di diossine e Pcb superiori ai limiti di legge (19,5 picogrammi per grammo di materia grassa, quando il limite e’ 6). Il raffronto fra pecorino e frutti di mare ha evidenziato una maggiore contaminazione nei frutti di mare presi dal fondale del Mar Piccolo: 1314 picogrammi di diossine e Pcb per 100 grammi”. ”Mangiando 100 grammi di questi molluschi – ha detto Matacchiera – si supera di 9 volte la dose tollerabile giornaliera di diossine e Pcb se consideriamo una persona del peso di 70 chili. Una donna di 50 chili invece supera di 13 volte la dose tollerabile giornaliera”.

SULLA DIOSSINA TAVOLO TECNICO REGIONE-ILVA

Regione Puglia ed Ilva di Taranto hanno stabilito di avviare quanto prima un tavolo tecnico che verifichi, in tempi ragionevoli, la fattibilità del campionamento in continuo delle diossine emesse dallo stabilimento jonico. Oggi a Bari si è svolto un incontro, nella sede della Presidenza della Regione Puglia tra il governatore Nichi Vendola e Claudio Riva. La società ha preliminarmente comunicato l’avvio dell’esercizio dell’impianto a carboni attivi che consentirà il raggiungimento del valore di 0.4 (nanogrammi/normal metro cubo) previsto dalla legge regionale. Per quel che riguarda le attuali modalità di verifica dei livelli emissivi, la società ha garantito «ogni necessario supporto – è scritto in una nota della Regione – affinchè Arpa (Agenzia regionale protezione ambientale ndr) Puglia possa in qualsiasi momento e senza alcun preavviso, effettuare operazioni di campionamento e monitoraggio della diossina al fine di accertare le condizioni di esercizio dell’impianto e garantire così la migliore tutela dell’ambiente e della salute dei cittadini».

Regione Puglia ed Ilva di Taranto hanno stabilito di avviare quanto prima un tavolo tecnico che verifichi, in tempi ragionevoli, la fattibilità del campionamento in continuo delle diossine emesse dallo stabilimento jonico. Oggi a Bari si è svolto un incontro, nella sede della Presidenza della Regione Puglia tra il governatore Nichi Vendola e Claudio Riva. La società ha preliminarmente comunicato l’avvio dell’esercizio dell’impianto a carboni attivi che consentirà il raggiungimento del valore di 0.4 (nanogrammi/normal metro cubo) previsto dalla legge regionale. Per quel che riguarda le attuali modalità di verifica dei livelli emissivi, la società ha garantito «ogni necessario supporto – è scritto in una nota della Regione – affinchè Arpa (Agenzia regionale protezione ambientale ndr) Puglia possa in qualsiasi momento e senza alcun preavviso, effettuare operazioni di campionamento e monitoraggio della diossina al fine di accertare le condizioni di esercizio dell’impianto e garantire così la migliore tutela dell’ambiente e della salute dei cittadini».