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Aree umide europee: una ‘assicurazione’ contro i disastri

17 gennaio 2011 0 commenti

aree umideLe aree umide europee non rappresentano solo un serbatoio di biodiversita’ e magazzini di CO2, ma rappresentano anche ‘’un’assicurazione’’ naturale contro i disastri. Il messaggio arriva dall’ufficio europeo del Wwf. ‘’Il 2010 – afferma Sergey Moroz, responsabile politiche per l’acqua del Wwf di Bruxelles – sara’ ricordato come l’anno record per i disastri naturali nell’arco degli ultimi trent’anni: l’Europa e’ stata colpita da 120 catastrofi naturali, incluse tempeste, inondazioni e siccita’ ‘’. Per questo motivo, secondo Moroz ‘’le aree umide possono giocare un ruolo chiave nel ridurre l’impatto dannoso di tanti eventi legati all’acqua, assorbendo le acque, aiutando ad alleggerire i picchi delle inondazioni e a rilasciarle quando necessario’’. Purtroppo, per il responsabile del Wwf ‘’l’eccessivo prelievo dell’acqua da parte dell’agricoltura, oltre ad inquinamento e progetti di energia idroelettrica e di navigazione, stanno mettendo le aree umide europee a rischio. L’Ue ha diverse direttive per la protezione della natura e la gestione dell’acqua, ma ad oggi sono stati registrati pochi progressi’’.

Quindi ‘’governi, aziende e cittadini – afferma Moroz – devono riconoscere l’importante ruolo che le aree umide giocano nel proteggerci. Dobbiamo far si’ che i nostri fiumi continuino a scorrere e trattenere le acque sulla base di una corretta pianificazione, combattendo sussidi perversi e facendo pagare gli inquinatori’’. Le aree umide di fatto sono habitat fortemente minacciati, anche in Europa. Secondo le informazioni raccolte nell’ambito degli obblighi della direttiva Habitat, lo stato di conservazione degli habitat delle zone umide di interesse europeo e’ sfavorevole nel 77% dei casi. Lo stato di salute di fiumi e laghi e’ negativo nel 64% dei siti e quello delle specie che abitano in fiumi e laghi nel 60% dei casi

Le aree umide, di cui il prossimo 2 febbraio si festeggia la Giornata mondiale, svolgono funzioni vitali per l’uomo, dall’alimentazione alla prevenzione di disastri. Tante pero’ sono ormai scomparse. Ecco alcuni dati utili: EUROPA: Per il Wwf, il 90% delle aree umide sono scomparse nell’ultimo secolo. Secondo la Commissione europea, fra il 1950 e il 1985 si sono registrate le perdite maggiori: in Francia (67%), Italia (66%), Grecia (63%), Germania (57%) e Olanda (55%) ITALIA: Ospita 52 siti Ramsar. Dei circa 3 milioni di ettari originari, all’inizio del ventesimo secolo ne restavano 1.300.000 ettari, fino a precipitare ai 300mila ettari nel 1991. Oggi ne rimane lo 0,2%, tra aree interne e marittime BIODIVERSITA’: si stima che a questi ambienti sia legato circa il 12% delle specie animali totali, che diventano il 40% aggiungendo quelle vegetali. Quasi il 50% delle specie di uccelli presenti in Italia sono legate alle zone umide FUNZIONI: le aree umide forniscono acqua potabile, aiutano a riciclare l’oro blu e producono il 24% del cibo del Pianeta.

Servono infatti all’irrigazione delle colture e ad alimentare pesci e molluschi (oltre due terzi dei pesci che consumiamo dipendono da aree umide costiere o interne). Fanno da barriera e da magazzini naturali di acqua in caso di inondazioni, oltre a costituire vie di comunicazione, aree importanti a fini ricreativi e turistici e giganteschi serbatoi di CO2 (si stima che custodiscano circa il 40% della riserva globale di carbonio terrestre).

AREE UMIDE, PIT STOP PER MIGRATORI

Circa due miliardi di migratori ogni primavera attraversano l’Italia, ponte nel Mediterraneo fra Africa ed Europa, dai piccoli lu alla grande cicogna bianca. Le nostre aree umide rappresentano per molti un ‘’pit stop’’, una sorta di area di servizio lungo le autostrade delle migrazioni per la sosta, l’alimentazione, ma anche la nidificazione. Per festeggiare la Giornata mondiale delle zone umide del 2 febbraio, domenica 6 febbraio il Wwf aprira’ una quindicina delle sue Oasi, con entrata gratuita, dove poter ammirare il patrimonio natura. Quattro le categorie di uccelli frequentatori delle zone umide: trampolieri (come i fenicotteri); anatre; gabbiani e sterne; passeriformi (come le rondini). Tante anche le specie che dal Nord Europa ‘’svernano’’ in Italia: un esempio sono le oche selvatiche, che dall’Olanda sono gia’ arrivate.
‘’Le prime specie migratrici – spiega Fabrizio Bulgarini, responsabile biodiversita’ del Wwf Italia – come il biancone, l’aquila mediterranea, arrivano gia’ a febbraio, fino a giugno.

Il clou della migrazione pero’ e’ fra fine aprile e inizio maggio, con uccelli, come le rondini, che partono dal Sahel con destinazione Siberia e Scandinavia. Alcune di queste svernano in Sudan e poi nidificano in Italia’’. Tra le specie piu’ ammirate nelle zone umide ci sono i fenicotteri rosa. ‘’E’ un animale che trascorre la sua esistenza nel Mediterraneo – spiega Bulgarini – passando da una zona umida all’altra. Le principali zone di riproduzione sono Camargue e Provenza in Francia, in particolare la foce del Rodano, poi il delta dell’Ebro in Spagna e il lago di Ichkeul in Tunisia. Ma c’e’ anche l’Italia, con lo stagno Molentargius (Cagliari), la laguna di Orbetello (Toscana) e le Saline di Margherita di Savoia’’. Volendo fare una ‘’top chart’’ delle zone umide in Italia, secondo l’esperto al primo posto si piazzano le aree da Venezia a Comacchio, che includono il delta del Po. Poi c’e’ la rete di stagni nel cagliaritano e nell’oristanese, in Sardegna occidentale e meridionale, a cui segue la Puglia, con le saline di Savoia e i laghi di Lesina e Varano nel Gargano. Altri gioielli sono le lagune costiere tirreniche, dal Parco nazionale del Circeo fino alle aree toscane di Orbetello, Burano e Parco dell’Uccellina, ma anche la Sicilia, con le saline di Trapani.