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Disastro ambientale a Porto Torres, il presidente della provincia di Sassari: “E’ calamità naturale”

19 gennaio 2011 0 commenti

porto torres“Basta minimizzare, il disastro prodotto dalla fuoriuscita di olio combustibile nell’impianto portuale di E.On ha assunto proporzioni devastanti, chiediamo al presidente del Consiglio dei Ministri di riconoscere lo stato di calamità naturale”. A denunciarlo è il presidente della Provincia di Sassari, Alessandra Giudici, a una settimana dall’incidente di Porto Torres, causato dalla fuoriuscita di olio combustibile da una nave cisterna, durante le operazioni di scarico nel molo industriale di Porto Torres, combustibile destinato alla centrale E.On. di Fiumesanto.

“Oltre il gravissimo danno ambientale, che è sotto gli occhi di tutti – afferma la Giudici -, rischia di avere clamorose ripercussioni economiche”. Il riferimento è al pericolo che “se non si interviene con risorse e mezzi adeguati – aggiunge la Giudici – si rischia di compromettere la stagione turistica di tutta l’area litoranea del Nord Sardegna, e questo sarebbe un colpo mortale per la nostra economia”. A indurre Alessandra Giudici ad abbandonare la prudenza dei giorni scorsi è stata la notizia che la «marea nera» stia arrivando fino a Santa Teresa di Gallura.

E come se non bastasse, ieri al porto industriale c’è stato un altro incidente – prosegue il presidente – anche se pare si tratti di un evento di proporzioni limitate, la situazione complessiva ci induce a pensare che sia il caso di alzare il livello di guardia”. E dato che i danni riguardano un’area così ampia, “chiediamo l’intervento del Governo per fronteggiare in maniera adeguata e tempestiva quella che per il Nord Ovest Sardegna si configura come una vera e propria catastrofe, sia sul piano ambientale e della salute, sia sul piano economico e produttivo”.

Il presidente della Provincia si rivolge anche a E.On, per ribadire la necessità di dismettere i gruppi a olio combustibile: “La loro incompatibilità ambientale è ormai dimostrata dai fatti” e chiede di realizzare al più presto il nuovo gruppo a carbone. Nel frattempo il tavolo permanente coordinato dal settore Ambiente della Provincia di Sassari proseguirà il proprio lavoro.

L’emergenza provocata dallo sversamento in mare, nel porto industriale di Porto Torres, di circa 18 mila litri di olio combustibile avvenuta l’11 gennaio scorso e’ quindi tutt’altro che rientrata. Solo due giorni fa la Capitaneria di porto di Porto Torres aveva annunciato che le bonifiche a mare erano state completate e che si poteva escludere che la marea nera, riversatasi su 18 chilometri di litorale nel Golfo dell’Asinara, avesse raggiunto le coste di Castelsardo e Santa Teresa. La smentita e’ arrivata meno di 24 ore dopo.

Ieri mattina sulle spiagge fra Santa Reparata e Capo Testa sono stati raccolti 300 chilogrammi di catrame. Le operazioni di bonifica sono quindi riprese stamattina. Per questa mattina, inoltre, e’ in programma un vertice a Porto Torres fra gli uomini della Capitaneria ed i tecnici dell’Arpas e dell’Ispra per stabilire il piano d’azione. Saranno le analisi sul materiale raccolto ieri a Santa Teresa a dire se si tratta della stessa sostanza, definita pericolosa e cancerogena, derivante dalla perdita di una settimana fa nell’impianto portuale della E.On. Il nuovo allarme ieri era scattato dopo la segnalazione di un pescatore alla Capitaneria della Maddalena. Dal Ministero dell’Ambiente e del Mare e’ stato inviato un rimorchiatore e un battello disinquinante.

E dopo Greenpeace e Wwf anche l’Enpa denuncia che il catrame minaccia il santuario dei cetacei.  Al momento, dice l’Enpa, ”il maestrale sembra aver risparmiato le famosissime spiagge della vicina Stintino e dell’Asinara ma il lungomare di Platamona e di Castelsardo, secondo quanto riferito da Emanuele Deiana, responsabile della Sezione Enpa di Cagliari, sono invasi da litri di catrame che gli operai e i volontari stanno cercando di rimuovere”. ”Ci chiediamo quanti litri di petrolio siano ancora in mare, quanti abbiano soffocato la poseidonia, una pianta acquatica che provvede all’ossigenazione dell’acqua, e quanti animali marini siano morti in un’area tanto importante per la biodiversità e, in particolare, per i cetacei. Cosi importante che nel 1999 Francia, Italia e Principato di Monaco hanno ratificato un accordo internazionale dichiarando quest’area particolarmente protetta come ‘Santuario dei Cetacei”’, ricorda Ilaria Ferri Direttore Scientifico Enpa e già membro del Comitato Tecnico Scientifico del Santuario dei Cetacei: ”Denunciamo inoltre la mancanza di un intervento forte e la scarsa attenzione dedicata a quella che temiamo essere una vera e propria catastrofe”.

Secondo il direttore scientifico dell’Enpa, la responsabiliàdi quanto accaduto è da attribuire alla politica di localizzazione degli insediamenti industriali: ”E’ impensabile – conclude la Ferri – conciliare le fabbriche con la tutela del territorio e della biodiversità nelle zone di maggiore interesse naturalistico. Invece, bisognerebbe lavorare per la loro valorizzazione e decidere di investire definitivamente sugli straordinari patrimoni naturali del nostro Paese”.