Home » Redazione Ecquo » Apertura, energia, Politiche »

Consulta sul nucleare: obbligatorio il parere delle regioni. Ma non è vincolante

2 febbraio 2011 0 commenti

CaorsoLa Regione dove si intende costruire un impianto nucleare deve essere ”adeguatamente coinvolta”, per cui d’ora innanzi sara’ necessario un parere obbligatorio, seppure non vincolante, della regione interessata. La Corte Costituzionale ha dichiarato l’illegittimita’ dell’art.4 del decreto attuativo della legge delega in materia di nucleare nella parte in cui non prevede che la regione, anteriormente all’intesa con la Conferenza Unificata, esprima il proprio parere sul rilascio dell’autorizzazione unica per la costruzione e l’esercizio degli impianti nucleari.

Con un’articolata sentenza scritta dallo stesso presidente della Consulta Ugo De Siervo, la Corte ha accolto solo in parte le numerose censure mosse dalle regioni Toscana, Emilia Romagna e Puglia sul decreto legislativo delegato n.31 di un anno fa. ”L’intera attivita’ preordinata alla localizzazione degli impianti di produzione di energia elettrica nucleare e, quindi, alla costruzione ed all’esercizio dei medesimi – premette la Corte nella sentenza n.33 – risulta scandita, nella sua conformazione normativa, da molteplici momenti di attuazione del principio di leale collaborazione, secondo un disegno che rispecchia i diversi livelli di compenetrazione e di condizionamento reciproco tra interessi unitari e interessi territoriali”. Ma l’intesa della Conferenza Unificata non basta, secondo i giudici costituzionali, a garantire questo principio di leale collaborazione.

”La potenziale attitudine del singolo impianto nucleare, per quanto materialmente localizzato in un determinato territorio, a incidere sugli interessi e sui beni di comunita’ territoriali insediate anche in altri ambiti regionali, giustifica la previsione (ai fini del rilascio dell’autorizzazione unica) dell’intesa con la Conferenza unificata, quale sede privilegiata per la rappresentazione delle istanze e delle esigenze proprie di tutti i livelli di governo coinvolti”. ”Sicche’ – scrive De Siervo – il meccanismo concertativo adottato dal legislatore delegato va, nel caso di specie, valutato unitariamente alla luce della circostanza che la partecipazione della singola Regione interessata si e’ gia’ realizzata nella fase anteriore della certificazione dei siti in relazione alla quale e’ necessaria l’acquisizione dell’intesa, appunto, con ciascuna delle regioni il cui territorio risulti idoneo alla localizzazione dell’impianto”. Dunque, la ”Regione interessata deve essere adeguatamente coinvolta nel procedimento”. E, secondo la Consulta, ”un adeguato meccanismo di rappresentazione” che ”ragionevolmente bilanci le esigenze di buon andamento dell’azione amministrativa e gli interessi locali” e’ ”costituito dal parere obbligatorio, seppur non vincolante, della Regione stessa”. ”Attraverso tale consultazione mirata – scrive il presidente della Corte Costituzionale nella sentenza di 63 pagine – la Regione e’ messa nelle condizioni di esprimere la propria definitiva posizione, distinta nella sua specificita’ da quelle che verranno assunte, in sede di Conferenza Unificata, dagli altri enti territoriali”.

ROMANI: OK CONDIVISIONE MA IL PARERE DELLE REGIONI NON E’ VINCOLANTE

La decisione della Corte Costituzionale dice “una cosa che mi pare ragionevole, che la condivisione dei siti vada fatta anche in sede locale, quindi con la condivisione degli enti locali” ma “dice anche che si tratta di un parere obbligatorio, nel senso che le Regioni si devono esprimere, ma anche un parere non vincolante“. Cosi’ Paolo Romani, ministro dello Sviluppo Economico. “Quindi- prosegue- mi sembra di poter immaginare che, come succede in base ai criteri virtuosi di rapporto tra Stato e Regioni, ci sia una condivisione della scelta”. Comunque, prosegue il titolare dello Sviluppo Economico, “anche nell’interpretazione che ne da’ la Consulta, spero e mi auguro” che si realizzi “un meccanismo che non sia di ostacolo – e faccio un appello al senso di responsabilita’ delle Regioni – alla ripartenza del percorso nucleare in Italia”.
Certo, ci sono molte Regioni, anche amministrate dal centrodestra, critiche rispetto al programma nucleare e che non vogliono ospitare centrali sul proprio territorio. “Non entro nel merito
dell’espressione di pareri in senso generale”, spiega Romani, ma “noi dobbiamo ritornare al nucleare”, e questo “lo sa larga parte delle forze politiche e mi sembra una scelta largamente
coindivisa- afferma il titolare dello Sviluppo Economico- dopodiche’, la conoscenza della legge, anche per i vantaggi enormi che ci sono per le istituzioni locali nella scelta del territorio, mi auguro porti anche ad una rilettura piu’ attenta, piu’ saggia, anche delle circostanze attraverso le quali si ha la possibilita’ di ospitare una centrale nucleare”.

REALACCI E FERRANTE (PD): L’ATOMO DI BERLUSCONI FLOP CLAMOROSO

“E’ arrivato oggi con la sentenza della Corte Costituzionale il colpo di grazia al ritorno del nucleare in Italia voluto dal governo“. Lo affermano Roberto Della Seta e Francesco Ferrante, senatori del Pd, sottolineando che nel dichiarare l’illegittimita’ costituzionale dell’articolo 4 sulla localizzazione delle centrali nucleari e dei depositi di stoccaggio “la Corte Costituzionale ha ribadito in maniera ineccepibile quella che e’ la precisa prescrizione dell’articolo 117 della Costituzione, secondo cui la produzione, il trasporto e la distribuzione dell’energia fanno parte delle materie che la Carta definisce di legislazione concorrente”. La sentenza della Consulta, aggiungono Della Seta e Ferrante, “stabilisce dunque in maniera inequivocabile che le Regioni dovranno fornire il loro parere preventivo sulla possibilita’ di costruire una centrale atomica sul loro territorio”. A questo punto, sostengono, “la scelta nuclearista del governo Berlusconi appare sempre piu’ velleitaria e destinata ad arenarsi”. Cio’ perche’ “la gran parte delle Regioni, comprese anche quelle amministrate dal centrodestra, si sono gia’ dichiarate contrarie all’installazione di un impianto nucleare”, ricordano. Per Della Seta e Ferrante “e’ sempre piu’ evidente che la scelta nuclearista del governo e’ un flop clamoroso”.

VERDI: UNO STOP ALL’ARROGANZA DEL GOVERNO

“L’importantissima sentenza (la n. 33) con cui la Corte Costituzionale ha dichiarato illegittimo l’art. 4 del Dlgs del 15 febbraio 2010 n. 31 , e’ di fatto uno stop all’arroganza del governo perche’ da oggi le centrali potranno essere realizzate solo con il consenso della regione interessata e segna una svolta importantissima nella battaglia di lotta contro la follia nuclearista del governo Berlusconi”. Lo dichiara il presidente dei Verdi, Angelo Bonelli, che aggiunge: “Ad oggi nessun presidente di regione, tranne quello della regione Piemonte Cota e una posizione ambigua di quello della Lombardia Formigoni, si e’ dichiarato disponibile ad accogliere sul proprio territorio una centrale nucleare. Anzi molte regioni, fra cui il Lazio, si sono espressamente dichiarate contrarie alla costruzione di impianti per la produzione di energia nucleare”. “Oggi- conclude Bonelli- e’ una bella giornata per tutti coloro che non solo stanno lottando per fermare il folle programma nucleare del governo Berlusconi che e’ insostenibile dal punto di vista economico ambientale e della sicurezza ma anche per chi quotidianamente lavora per una politica energetica basata sulle rinnovabili, l’efficienza ed il risparmio, l’unica via per assicurare all’Italia nuova e durevole, il rispetto dell’ambiente e della salute pace e sicurezza”.

LEGAMBIENTE: SONORA BOCCIATURA

“Per realizzare qualsiasi infrastruttura è necessaria la condivisione con il territorio, a maggior ragione per impianti che condizionano lo sviluppo futuro dell’area che li ospiterà. Questo vale ancor di più per le centrali nucleari che hanno un fortissimo impatto in termini d’inquinamento locale e che sono molto discutibili dal punto di vista della sicurezza”.
Così Vittorio Cogliati Dezza, presidente di Legambiente, commenta il parere della Corte Costituzionale.

“La via decisionista non paga – aggiunge Cogliati Dezza – e dovrebbe saperlo bene il governo Berlusconi che nel novembre 2003 partorì il decreto che individuava Scanzano Jonico come sito unico di stoccaggio delle scorie nucleari italiane e che ebbe come risultato un’accesa protesta da parte della popolazione. Oggi dalla Consulta è arrivato un segnale significativo che ristabilisce il diritto dei territori a partecipare al processo decisionale per opere che hanno grandissime ricadute ambientali e sociali. Se il governo – conclude il presidente di Legambiente – continuerà nel folle progetto di riattivare le centrali nucleari nel Paese, dovrà aspettarsi una grande stagione di conflitti sociali e istituzionali che colpevolmente faranno perdere ulteriore tempo al raggiungimento degli obiettivi di riduzione delle emissioni imposti dall’Ue, che invece potrebbero essere conseguiti in modo più sostenibile e in tempi più brevi con l’efficienza energetica e lo sviluppo delle fonti rinnovabili”.