Nell’innovazione tecnologica l’Italia arranca in Europa
Nel campo delle nuove tecnologie e della capacità di innovazione, l’Europa nel suo complesso non raggiunge ancora i levelli di Stati Uniti e Giappone, ma riesce ancora a mantenere laedership rispetto a tutti gli altri paesi, anche se è insidiata da vicino da Russia ed India, ma soprattuto da Brasile ed ancor più dalla Cina, che stanno compiendo passi da gigante. Tuttavia se si guarda entro le singole realtà dei paesi europei, la situazione è molto differenziata. Al primo posto nell’innovazione tecnologica c’è la Svezia, seguita da Danimarca, Finlandia e Germania. Subito dopo si attestano nell’ordine: Gran Bretagna, Belgio, Austria, Irlansa, Lussemburgo, Francia, Cipro, Slovenia ed Estonia.
L’Italia non riesce a tenere il passo nell’innovazione tecnologica europea e, secondo questa classifica, compare nel gruppo, che sta sotto la media e che è stato eufemisticamente denominato, degli “innovatori moderati”. In tale gruppo, l’Italia sta assieme alla Polonia, Spagna, Portogallo, Grecia, Repubblica Ceca, Ungheria e Croazia, Slovacchia e Malta.
Infine, c’è un gruppo di 4 paesi, decisamente in ritardo e di molto inferiori alla media europea, che sono: Bulgaria. Lettonia. Lituania e Romania.
L’innovazione e le capacità di innovazione sono state analizzate, prendendo come riferimento 8 parametri di base per lo sviluppo tecnologico:
– risorse umane di alta qualificazione (preparazione professionale, dottorati di ricerca nel proprio paese e all’estero)
– ricerca scientifica (pubblicazioni scientifiche, enti di ricerca, sistemi di ricerca)
– investimenti pubblici nell’innovazione (finanziamento atività di ricerca e sviluppo)
– investimenti privati nell’innovazione (spese delle imprese per ricerca e innovazione)
– imprenditorialità e reti di imprese (collaborazioni fra imprese e fra pubblico e privato spin-off dellla ricerca),
– assetti intellettuali (brevetti, patenti, applicazioni del know-how)
– assetti innovativi (innovazione produttiva, innovazione di processi e di prodotti)
– effetti dell’innovazione sull’economia (nuova occupazione, nuovi mercati, nuovi servizi).
Ebbene, l’Italia nell’Europa dei 27 figura, per ciascuno di questi parametri, nelle seguenti posizioni:
al 24 posto quanto a risorse umane;
al 16 posto quanto a ricerca scientifica e sistemi di ricerca;
al 16 posto quanto a investimenti pubblici;
al 22 posto quanto a investimenti privati;
al 18 posto quanto a imprenditorialità e reti di imprese;
al 9 posto quanto agli assetti intellettuali;
al 12 posto quanto agli assetti innovativi
al 20 posto quanto agli effetti sull’economia dell’innovazione.
Questo significa che, secondo i parametri di riferimento, stiamo meglio piazzati (o siazmo in posizioni meno peggiori) per qaunto riguarda la produzione di brevetti e le applicazioni del know how nella innovazione di alcuni processi e prodotti. Scarseggiano decisamente, invece, le risorse umane altamente qualificate, gli investimenti in ricerca e sviluppo soprattutto da parte dell’industria privata. Infine, anche se quialcosa riusciamo ad innovare, non ci sono, poi, gli effetti conseguenti in termini di nuova occupazione, di nuovi prodotti e di nuovi mercati.