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Forestale: l’aumento delle valanghe colpa anche dei cambiamenti climatici

11 febbraio 2011 0 commenti

soccorso anti valangaNel corso degli ultimi anni e’ cresciuto il numero delle vittime da valanga, e questo “anche per i cambiamenti climatici e i loro effetti sull’ambiente montano ed innevato”. Lo denuncia il ‘Dossier Meteomont’ del Corpo forestale dello Stato, presentato oggi a Roma. I numeri sono impressionanti: negli ultimi 25 anni in Italia sono state “oltre 2.000 le persone travolte da slavine”, con 465 morti. Il che significa che, su base annua in media sono travolte 85 persone, e 20 non si sono salvate. E solo lo scorso anno (stagione 2009-2010) i morti per valanga sono stati 47.

Per la Forestale non e’ un caso, e il ‘Dossier Meteomont’ (Meteomont e’ il servizio della Forestale che dal 1972 si occupa di incrementare le condizioni di sicurezza della montagna innevata attraverso la previsione del pericolo valanghe) lo mette in evidenza, correlando le vittime d’alta quota con i cambiamenti delle condizione in vetta. “La temperatura sulle Alpi- si legge nel rapporto- a partire dall’inizio del secolo scorso e’ cresciuta in media di 1 grado, mentre i ghiacciai alpini, dal 1990, si stanno riducendo di circa un metro all’anno”.
Inoltre aumenta la quota media di ‘zero termico’, che “sulle Alpi e sugli Appennini settentrionali e’ salita di circa 150 metri”. Risultato: si ha “una riduzione del 50% delle nevicate e dell’altezza media del manto nevoso sull’Appennino settentrionale e sulle Alpi centro-occidentali”, e “un aumento dal 10 al 28% delle nevicate e dell’altezza media del manto nevoso sull’Appennino centrale e sulle Alpi orientali. Tradotto: “C’e’ un generale aumento dei principali fattori predisponenti l’instabilita’ del manto nevoso e del pericolo valanghe specie sulla dorsale appenninica”.

In montagna, rileva il ‘Dossier Meteomont’ del Corpo forestale dello Stato, la neve diventa piu’ instabile per effetto dell’intensita’ del vento e “rialzi termici improvvisi anche durante i mesi piu’ freddi”. In quota, inoltre, sono “sempre piu’ frequenti le valanghe di tipo primaverile, anche in inverno”. A questa situazione vanno associate le abbondanti nevicate caratterizzate da neve umida e pesante che, a seguito dei rialzi termici improvvisi, “si scioglie precocemente, rivelandosi piu’ instabile”. Questo, spiega lo studio della Forestale, favorisce il distacco spontaneo della neve dal suolo, che risulta a debole coesione di fondo e sostanzialmente meno incline a sopportare le vibrazioni e le intemperanze degli sciatori in fuoripista

Turisti e appassionati degli sci, pero’, stiano tranquilli: gli incidenti riguardano “soprattutto la pratica di attivita’ sportive non controllate”, rileva la Forestale. Che avverte: “La fase critica e’ la discesa al di fuori delle piste controllate e battute”. Insomma, appare dunque chiaro che in alta quota incidono due fattori: i cambiamenti climatici e comportamenti rischiosi. Queste i due fronti su cui si giocano le nuove sfide delle montagne.