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Clima: in Italia nevicate ridotte del 50%

12 febbraio 2011 0 commenti

montagnaBisogna salire di piu’ per trovare il freddo dello zero termico, almeno di 150 metri piu’ in su. Gli inverni sono piu’ caldi con la temperatura media che e’ aumentata di un grado negli ultimi anni. E tra Alpi e Appennini la neve diminuisce del 50%, e invece aumenta il pericolo valanghe.

A raccontare di come i cambiamenti climatici stiano incidendo anche sulla vita ad alta quota ci pensa un rapporto del Corpo Forestale dello Stato realizzato insieme con il dipartimento di Climatologia dell’Universita’ di Ferrara.

Il dossier conferma che l’Italia e’ sempre piu’ calda, con un ”aumento generale della temperatura media mensile e stagionale stimata tra piu’ 0,3 gradi e un grado”. Lo zero termico si e’ spostato salendo dai 50 e i 150 metri di quota. Lo studio registra anche una riduzione del 50% delle nevicate e dell’altezza media del manto nevoso sull’Appennino settentrionale e sulle Alpi centro-occidentali. Mentre sull’Appennino centrale e sulle Alpi orientali le nevicate sono in leggero aumento.

Tra i risultati piu’ significativi anche l’aumento delle ”nevicate precoci e tardive” nei mesi di dicembre ed aprile e la diminuzione delle nevicate nel mese di febbraio; una maggiore intensita’ delle nevicate e l’alternanza ciclica di bassa nevosita’ ogni 4-5 anni. Inoltre, c’e’ un aumento dei principali fattori predisponenti l’instabilita’ del manto nevoso e del pericolo di valanghe (effetti in ogni caso da verificare con ulteriori analisi e ricerche). Sono in aumento le valanghe di tipo primaverile (caratterizzate da neve bagnata e pesante, sopra lastroni con debole coesione al fondo) provocabili con leggeri sovraccarichi di peso come, per esempio, il passaggio di un singolo sciatore o escursionista (l’anno scorso le vittime sono state 47 e nel 2011 se ne contano gia’ 7).

Le tendenze climatiche  rilevate negli ultimi 30 anni confermano ”la persistenza, durante l’inverno, dell’anticiclone atlantico che favorisce l’arrivo del freddo dalle regioni nord-orientali dell’Europa verso i settori orientali ed adriatici delle Alpi e dell’Appennino centrale”, con ”violente bufere di neve, abbassamenti repentini delle temperature e vento forte”.

Sulla base di questi scenari si prevede per i ”prossimi 30 anni un aumento omogeneo su tutta l’Italia delle temperature invernali” e ”un’intensificazione delle perturbazioni invernali sulle regioni centro settentrionali”. Una questione – si osserva nel dossier della Forestale – importante anche per la gestione delle risorse idriche ed energetiche del Paese. E poi, lo scioglimento dei ghiacci e della neve, puo’ saturare il terreno che non riesce ad assorbire l’enorme il flusso d’acqua aumentando il rischio di dissesto idrogeologico. Per un monitoraggio delle condizioni del manto nevoso e per poter vivere in tranquillita’ la montagna, la Forestale, insieme con gli Alpini e il meteo dell’Aereonautica, ha messo a punto il servizio Meteomont