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Greenpeace accusa: in Puglia in vendita olio ogm

15 febbraio 2011 0 commenti

OgmOlio ogm in vendita al supermercato in Puglia. Lo denuncia Greenpeace, spiegando che volontari “hanno scovato in alcuni market due prodotti geneticamente modificati in vendita”. Si tratta, denuncia l’organizzazione, “dell’olio di soia e dell’olio di semi vari a marchio ‘Dentamaro’, prodotti e commercializzati dalla Dentamaro srl, un’azienda olearia con sede a Bari”. Entrambi gli oli, denunciano ancora gli ambientalisti, “come riportato in etichetta, sono prodotti con soia geneticamente modificata”.

Per Federica Ferrario, responsabile campagna Ogm di Greenpeace, “producendo e commercializzando questi oli Dentamaro srl mette a segno un autogol”: infatti, rileva, l’azienda pugliese “va contro le richieste dei consumatori italiani e diventa volontariamente complice della produzione e della diffusione di soia transgenica, e di tutti i problemi a essa collegati”. L’ambientalista che dal 2004, anno nel quale sono entrati in vigore i regolamenti europei sull’etichettatura degli ogm, “questo e’ il secondo caso in cui troviamo un prodotto transgenico in vendita”. Anche allora, ricorda, “si trattava di olio di semi commercializzato da un’azienda barese (olio a marchio ‘Giusto’, della Casa Olearia Italiana), ritirato dal commercio dopo soli dieci giorni per le forti proteste dei consumatori”.

Da Federica Ferrario, responsabile campagna Ogm di Greenpeace, l’invito a “tutte le persone che hanno a cuore il buon cibo e la salvaguardia delle nostre produzioni alimentari a inviare, attraverso il sito di Greenpeace, una lettera alla Dentamaro srl, per chiedere di non usare piu’ ogm nei propri prodotti”.  Finora, spiega l’associazione ambientalista, “i volontari pugliesi dell’organizzazione hanno trovato prodotti ogm etichettati nei supermercati ‘A&O’, ‘Auchan’, ‘ConadLeclerc’, ‘Pam’, ‘Sigma’ e ‘SuperMac’”. Intanto “in queste ore i controlli continuano”, assicura Greenpeace, che avverte: “Una volta rilasciati nell’ambiente gli OGM sono incontrollabili”. A oggi, ricorda l’associazione, “la loro sicurezza e gli effetti a lungo termine su uomini e animali rimangono ancora sconosciuti”.