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Contro l’inquinamento un pesce fa ricorso all’evoluzione superveloce

17 febbraio 2011 0 commenti

un esemplare di Microgadus Tomcod

un esemplare di Microgadus Tomcod

Non solo insetti e batteri, anche i vertebrati possono sviluppare una resistenza alle sostanze prodotte dall’uomo che permette loro di sopravvivere. Lo ha dimostrato uno studio dell’universita’ di New York, pubblicato da Science, che ha descritto il primo caso di ‘evoluzione superveloce’ in un pesce della baia di Hudson che riesce a sopravvivere a grandi quantita’ di Policlorobifenili (Pcb).

Il fiume Hudson e’ stato inquinato con i Pcb da due fabbriche tra gli anni ’50 e gli anni ’80, spiegano gli autori, e questi inquinanti hanno provocato una strage di pesci ed altri animali. L’unica eccezione e’ stata il Microgadus tomcod, un pesce simile al merluzzo, la cui popolazione dopo 50 anni e’ perfettamente sana. Per scoprire la natura di questa resistenza i ricercatori hanno analizzato il genoma del pesce, scoprendo che la maggior parte degli esemplari ha una variante di una proteina che forma un recettore dei Pcb a cui mancano due amminoacidi: “Il risultato e’ che il pesce e’ immune a questi inquinanti – scrivono – e una diffusione cosi’ rapida non puo’ che essere stata causata dall’introduzione della sostanza da parte dell’uomo. Questo e’ il primo esempio di adattamento visto in animali cosi’ complessi”.