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Enel inaugura a Brindisi impianto pilota per la cattura della Co2

1 marzo 2011 0 commenti

ccs Enel inaugura il primo impianto pilota in Italia per la cattura dell’anidride carbonica, la tecnologia nota cone ‘Ccs’ (Carbon capture and storage), che prevede letteralmente la cattura della CO2 ed il suo confinamento in formazioni geologiche che la trattengano, come – ad esempio e innanzitutto- giacimenti di gas esausti o simili, con rocce a ‘matrice porosa’ o cavita’ acquifere saline. Si tratta di una tecnologia che permette di risolvere il problema delle emissioni nemiche del clima intervenendo su impianti gia’ esistenti. Enel applica la Ccs alla sua centrale a carbone Federico II di Brindisi, realizzando – come parte delle attivita’ previste dall’accordo siglato con Eni nel 2008 – uno dei primi impianti di questo tipo in Europa.

L’impianto di Brindisi e’ un progetto pilota, costato 20 milioni di euro, che permettera’ di sperimentare la tecnologia che sara’ poi applicata su scala industriale nella nuova centrale a carbone di Porto Tolle (Rovigo). Attraverso lo ‘European energy programme for recovery’, inoltre, l’Unione europea ha riconosciuto ad Enel un finanziamento di 100 milioni di euro per il progetto di Brindisi e per le attivita’ preliminari di Porto Tolle. E a dare una misura dell’impegno del gruppo sul fronte della Ccs, ci sono accordi internazionali per lo sviluppo stretti in Cina e in Corea. Circostanza quest’ultima non indifferente, visto la rapidissima crescita degli impianti a carbone nel paese asiatico che di fatto ‘tira la volata’ all’economia mondiale e la cui rapida crescita e’ associata ad una altrettanto rapida impennata delle emissioni climalteranti.

L’impianto di Brindisi consente di trattare 10 mila metri cubi l’ora di fumi provenienti dalla centrale a carbone Federico II per separare 2,5 tonnellate l’ora di CO2, fino a raggiungere un massimo di 8mila tonnellate l’anno. Praticamente, la stessa quantita’ di anidride carbonica assorbita da circa 800mila alberi, all’incirca una foresta di dieci chilometri quadrati. L’obiettivo, in linea con la piattaforma europea ‘Zero emission fossil fuel power plant’ e’ quello di rendere possibili, entro una decina di anni, centrali elettriche a combustibili fossili a zero emissioni.

La tecnologia di cattura post-combustione utilizzata a Brindisi “e’ la piu’ matura e adatta ad intervenire a valle del processo di combustione– segnala Enel- con un sistema che, utilizzando solventi chimici, permette di separare la CO2 dai fumi”. I solventi amminici vengono poi riscaldati con vapore rilasciando la CO2 catturata, pura e pronta per essere liquefatta ed immagazzinata. Lo sviluppo del progetto pilota di cattura e sequestro dell’anidride carbonica Enel di Brindisi fa parte del programma congiunto con Eni per lo sviluppo della tecnologia. La CO2 della Federico II sara’ trasportata al sito Eni/Stogit di Cortemaggiore (Piacenza), dove sara’ inietatta e immagazzinata permanentemente nel sottosuolo. L’entrata in esercizio dell’impianto pilota e’ previsto per il 2012: e’ stata completata la fase di progettazione ed Enel e’ in attesa delle ultime autorizzazioni.

“La sperimentazione di Brindisi permettera’ di maturare l’esperienza di progettazione e di cattura post combustione della CO2 di ottimizzare il processo e di valutarne l’impatto ambientale, rafforzando il know how” dell’azienda. La prima applicazione su scala industriale sara’ realizzata da Enel nella nuova centrale a carbone di Porto Tolle (Rovigo). L’impianto trattera’ 810mila metri cubi di fumi l’ora (il 40% di quelli di uno dei tre gruppi da 660 MegaWatt con cui sara’ equipaggiata la centrale), separando fino a un milione di tonnellate l’anno di CO2, che saranno confinate in un acquifero salino sotto il fondo del mare Adriatico.