Rifiuti militari radioattivi a Quirra, cominciati gli scavi investigativi nella discarica di Capo San Lorenzo
Sono partiti in una discarica a Capo San Lorenzo, dove sono stati sequestrati nei giorni scorsi rifiuti militari, gli scavi disposti dalla Procura della Repubblica di Lanusei nell’ambito dell’inchiesta sulla cosiddetta sindrome di Quirra, per accertare eventuali collegamenti tra l’attività del Poligono e i casi di tumore tra la popolazione.
Alcuni parlamentari dell’opposizione hanno effettuato un sopralluogo mentre le cinque casse sequestrate sabato, con dentro, materiale che si sospetta radioattivo, sono state aperte nel bunker di Fisica nucleare dell’Università di Cagliari per essere analizzate.
“I vertici della Base militare ci hanno spiegato che rispettano il disciplinare, che esercitazioni fanno e che tipo di munizioni usano. Ma c’e’ uno scarto tra quello che raccontano e i dati molto preoccupanti sulla questione salute’’. Lo ha detto il senatore Francesco Ferrante (Pd), componente della Commissione parlamentare d’inchiesta sull’uranio impoverito, dopo il sopralluogo con la deputata Amalia Schirru (Pd) e il presidente di Legambiente Sardegna Vincenzo Tiana.
Secondo i militari, ha riferito a Cagliari l’esponente dell’opposizione, ‘’con gli ultimi sequestri disposti dalla magistratura si e’ creata una sorta di moratoria di fatto: si possono fare solo le esercitazioni con armi leggere. Ad esempio, una già programmata con Esercito e Aeronautica, e’ stata rinviata’’. Nel mirino anche il disciplinare usato per le esercitazioni. ‘’E’ uno strumento adottato dal Ministero della Difesa – ha spiegato Ferrante – deve essere condiviso e controllato da un soggetto terzo’’.
Una visita per il momento ‘’informale’’, quella di Ferrante e Schirru. ‘’Ci sara’ presto un sopralluogo vero e proprio della Commissione – ha annunciato il senatore – Non bisogna perdere tempo: questo periodo deve essere utilizzato per fare subito chiarezza’’. ‘’E’ necessario – ha chiarito Amalia Schirru – sfruttare la sospensione per impedire anche l’attivita’ di pascolo sull’area interna come misura precauzionale, attivare la bonifica immediata del territorio e dei fondali e migliorare anche la sicurezza e le condizioni di lavoro per i militari’’.
Per il presidente di Legambiente Sardegna, nel caso dei poligoni militari occorrerebbe ribaltare l’onere della prova. ‘’Dovrebbe essere il Ministero della Difesa – ha precisato Tiana – a dimostrare che le attivita’ del poligono non fanno male alla salute. Su questi temi la Regione sarda deve definire un nuovo rapporto con lo Stato’’.