Le aziende del solare: “Napolitano non firmi, il decreto rinnovabili è incostituzionale”
Napolitano “non firmi il decreto legislativo che getta il settore delle rinnovabili nell’incertezza, aprendo la strada a una crisi che non si fermera’ alle aziende del fotovoltaico e dell’eolico”. E’ l’appello rivolto da Aper, Assosolare, AssoEnergieFuture e Gifi al presidente della Repubblica, in una lettera inviata al Colle dove si ravvisa “l’incostituzionalita'” del provvedimento licenziato ieri dal Consiglio dei ministri.
Il decreto ministeriale 6 agosto 2010, si legge nella lettera, “prevedeva una serie di incentivi per tutti gli impianti fotovoltaici entrati in esercizio al 31 dicembre 2013″. Ma i commi 9 e 10 dell’articolo 25 dello schema di decreto legislativo inserito negli ultimi giorni, “riduce il termine per beneficiare degli incentivi prevedendo che gli stessi saranno erogati agli impianti fotovoltaici che si allacceranno alla rete entro il 31 maggio 2011, in tal modo anticipando notevolmente il termine del 31 dicembre 2013″. La disposizione in oggetto, rilevano le associazione delle imprese del settore, “intervenendo su un procedimento amministrativo gia’ definito e su procedimenti amministrativi gia’ iniziati e, nella maggior parte dei casi, gia’ conclusi, costituisce una legge-provvedimento avente efficacia retroattiva”. Come tale “secondo la giurisprudenza costituzionale, essa deve essere soggetta a stretto scrutinio di legittimita’ costituzionale”.
L’esercizio della potesta’ legislativa da parte del Governo della Repubblica “deve svolgersi nel rispetto dei principi e criteri direttivi fissati dal Parlamento, come previsto dall’articolo 76 della Costituzione“, ricordano Aper, Assosolare, AssoEnergieFuture e Gifi nella lettera inviata al presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, per chiedere di non firmare il decreto legislativo. E il provvedimento in questione, denunciano, “e’ stato predisposto sulla base della delega conferita con la legge 96 del 4 giugno 2010″, che chiedeva al Governo di “adeguare e potenziare il sistema di incentivazione delle fonti rinnovabili”. Ma se il decreto legislativo venisse pubblicato nella versione attuale, “la delega del Parlamento verrebbe violata, perche’ la riduzione (addirittura di oltre due anni) del termine finale per l’erogazione degli incentivi avrebbero l’effetto di danneggiare e non ‘potenziare’, come richiesto dal Parlamento, il sistema di incentivazione. Ancora, continua la lettera, la materia della produzione e distribuzione dell’energia per Costituzione e’ rimessa alla potesta’ legislativa concorrente, e per il decreto legislativo 281 del 28 agosto 1997 nelle materie di competenza delle Regioni e delle Province autonome, sugli schemi di decreto-legislativo deve essere obbligatoriamente sentita la Conferenza Stato-Regioni.
“Nel caso di specie- denunciano le imprese- la Conferenza unificata si e’ espressa positivamente il 25 gennaio 2011 ma su uno schema di decreto legislativo del tutto diverso da quello approvato dal Consiglio dei ministri”. Per tutto questo le associazioni confidano che il presidente della Repubblica “voglia esercitare le Sue prerogative affinche’ lo schema di decreto legislativo venga modificato per renderlo costituzionalmente legittimo”.