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Da domani a Milano il salone della pellicceria: Lav mobilitata

5 marzo 2011 0 commenti

lavDa domani a mercoledi’ si terra’ a Milano la XVI edizione del Mi-Fur, il Salone internazionale della pellicceria, e la Lav – Lega anti vivisezione – denuncia “le drammatiche condizioni di detenzione in cui sono allevati gli animali, specialmente visoni e volpi, nel nord Europa”. Solo per fare un esempio, in Danimarca, da “indagini in 26 allevamenti di visoni e uno di volpi”, e’ stata rilevata la presenza di 400 animali gravemente sofferenti, affetti da gravi patologie oculari, con arti spezzati, code mutilate, pavimentazioni ricoperte di escrementi, animali morti da giorni infestati da larve e lasciati marcire nelle gabbie con altri animali ancora vivi”. Ancora, continua la Lav, in Finlandia “un’altra investigazione che ha interessato 80 allevamenti di volpi e visoni tutti rientranti nel circuito Saga Furs” ha permesso di vedere “volpi e visoni con gravi patologie (problemi gengivali, ulcere e infezioni oculari) e disturbi comportamentali”. Ma “pessime condizioni di allevamento” degli animali utilizzati per la produzione di pellicce, denuncia ancora la Lav, sono state documentate anche in Svezia, Norvegia e Spagna.


lav1Come se non bastasse, continuano gli animalisti, l’industria della pellicceria inoltre e’ responsabile di un forte impatto ambientale conseguente proprio all’attivita’ di allevamento e di trattamento delle pelli. La Lav, nello studio ‘The environmental impact of the fur production’ (l’impatto ambientale della produzione di pellicce) rileva infatti che “sono necessarie 11,4 pelli di visone per produrre 1 chilodi pelliccia, quindi piu’ di 11 animali”. Inoltre, considerato che un singolo visone necessita di circa 50 chili di cibo durante la sua breve vita, “occorrono ben 563 chili di cibo per la produzione di un solo chilo di pelliccia”. “Il Mi-Fur e’ il salone della vergogna e dell’ipocrisia”, sostiene Simone Pavesi, responsabile del settore Pellicce della Lav. “L’industria della pellicceria- afferma- cerca di promuovere un’immagine in cui la pelliccia e’ definita come ‘ecologica’, ‘rispettosa dell’ambiente e degli animali’, ma la realta’ e’ un’altra”. E cioe’, critica l’animalista, “la pelliccia animale e’ un prodotto non etico perche’ infligge sofferenze e morte agli animali”, e allo stesso tempo e’ “non responsabile, non sostenibile, non ecologico”. Le aziende che operano nel settore dell’abbigliamento, aggiunge Pavesi, “non possono negare le evidenze del drammatico e inaccettabile trattamento degli animali e dell’impatto che la produzione di pelliccia animale ha sull’ambiente”.