Home » Redazione Ecquo » energia, Inquinamento, Politiche »

Persino Putin ordina una “revisione della politica nucleare”. La Russia punta sul (suo) gas?

15 marzo 2011 0 commenti

Putin in visita alla centrale atomica di Volgodonsk

Putin in visita alla centrale atomica di Volgodonsk

L’incubo Fukushima è arrivato a tormentare anche la Russia, tra le poche grandi potenze fino a ieri a non aver messo in discussione il suo programma nucleare

. Dopo aver ostentato sicurezza, garantendo che Mosca non avrebbe cambiato di una virgola i progetti di espansione nel settore energetico, davanti all’ennesima esplosione a Fuskushima Vladimir Putin ha dovuto fare marcia indietro.

Oggi il premier russo ha chiesto al ministro dell’Energia, a quello delle Risorse naturali e all’agenzia per l’energia atomica Rosatom, una revisione completa del settore nucleare e una valutazione dei suoi piani di sviluppo. Il governo chiede risultati concreti entro un mese. A preoccupare Putin – che sulla potenza energetica ha costruito il suo successo – non è tanto una contaminazione radioattiva del territorio russo, a oggi poco probabile, quanto le nuove spinte anti-nucleare che attraversano in queste ore mezzo mondo, minacciando i piani russi di espansione nel settore. Alla Rosatom sostengono che la tragedia giapponese non cambierà i piani di
sviluppo russi. “Siamo l’unico paese al mondo che nella progettazione di una centrale nucleare ha preso in considerazione la possibilità di una fusione del fondo del reattore e ha programmato sistemi di sicurezza per questa eventualità”, ha spiegato il professor Vladimir Kuznetsov, membro dell’agenzia statale. Ma che il rischio che in molti governi a ovest della Russia il nucleare passi quantomeno in standby è concreto.
 Nel 2009 l’energia nucleare ha generato il 17,82% dell’energia elettrica prodotta in totale in Russia. Il programma di sviluppo prevede di aumentare entro il 2030 il numero di reattori in funzione dagli attuali 31 a 57 (di cui 7 sono già in fase di costruzione). Ma il nucleare per Mosca è anche esportazione. Con la creazione l’anno scorso di una grande riserva di carburante nucleare di garanzia, sotto egida dell’Aiea, il Cremlino si propone come garante
mondiale dell’accesso all’energia atomica a scopi pacifici. Per gli esperti di mercato energetico, Fukushima avrà però un effetto immediato positivo sulle major dell’oro blu. “Ci sarà un naturale spostamento della domanda dal nucleare al gas” ha spiegato Artem Konchin, direttore del Centro ricerche petrolio e gas presso UniCredit Securities “e la prima a guadagnarci sarà Gazprom”. Il governo lo sa bene e così oggi ne approfitta per tentare subito il rilancio. Putin ha espressamente chiesto oggi ai suoi ministri di accelerare la produzione di idrocarburi dal ‘Lontano Oriente’, suggerendo di concentrarsi sul progetto di Sakhalin-3, senza trascurare i progetti per i gasdotti South Stream e Nord Stream, i nuovi tracciati del gas diretti verso l’Europa.

Considerazioni di carattere economico si innestano su quelle di carattere politico: a un anno dalle presidenziali, in cui Putin potrebbe candidarsi per ottenere il suo terzo mandato, una tragedia sottostimata di cui la Russia ha una lunga tradizione non è un rischio che vale la pena di correre. Su alcuni forum c’è già chi paragona la tragedia giapponese agli incendi di questa estate, sostenendo che come allora le autorità russe non stanno informando in modo esatto sui reali rischi che corre la popolazione.