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Fukushima: contaminato anche il mare. Ben 127 volte più del normale

21 marzo 2011 0 commenti

radioactivite_7911_w160Non solo il latte, i vegetali, l’erba, l’acqua di falda. Non solo la polvere. Hanno contaminato anche il mare.  Il che, a seguire lascia atendere anche una contamianzione degli organismi marini. La notizia di fonte governativa è stata ammessa ieri dalla stessa Tepco: livelli anomali di radioattività sono stati rilevati nell’acqua di mare nei pressi della centrale nucleare giapponese di Fukushima.  Naturalmente la Tepco, al solito, minimizza. Secondo loro il livello di radioattivita’ non costituirebbe un pericolo. ”Se ne dovrebbe bere per un anno intero, per accumulare fino a 1 millisievert” ha sostenuto una fonte della compagnia.

Ma i limiti sanitari parlano chiaro e così i livelli rilevati. Le concentrazioni di iodio 131 e di cesio  riscontrate nell’acqua erano rispettivamente 126,7 volte e 24,8 volte più elevate rispetto al livello massimo stabilito dal governo nipponico. Una enormità.

Alti livelli di radioattività sono stati misurati in Giappone non solo all’interno ma anche al di fuori della zona con raggio di 20 chilometri intorno all’impianto della centrale nucleare di Fukushima. Lo ha riferito dall’Aiea e, alla domanda se le autorità nipponiche dovranno allargare la zona evacuata perchè radioattiva, un funzionario dell’agenzia che ha richiesto l’anonimato ha risposto:«Dovrebbero prenderlo in considerazione».

 Una misurazione effettuata ieri a 58 chilometri da Fukushima ha riscontrato 5,7 microsievert/ora, ha riferito l’Aiea nei dati forniti alla stampa. A questo livello la popolazione verrebbe esposta al
massimo delle radiazioni raccomandato dall’Aiea che è di 1 millisievert in circa 7 giorni.

E anche l’Oms ammette che il problema della radioattività rilasciata è serio. «Chiaramente si tratta di una situazione grave», ha detto Peter Cordingley, portavoce da Manila per l’Ufficio regionale per il Pacifico occidentale dell’Oms. «Ed è molto più grave di quanto chiunque avesse immaginato all’inizio, quando si pensava che si trattasse di un problema limitato a 20-30 chilometri. È scontato pensare che qualcuno di questi prodotti alimentari contaminati possa uscire dall’area di contaminazione»