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Fukushima, tappata una falla, ma c’è paura di esplosioni di idrogeno nei reattori

6 aprile 2011 0 commenti

fukIl rischio di esplosioni di idrogeno è ancora alto. E così la Tepco, il gestore della centrale nucleare di Fukushima, ha reso noto che potrebbe iniettare oggi azoto nel reattore n.1, il piu’ danneggiato tra i sei della struttura, per neutralizzare possibili esplosioni a causa dell’accumulo di idrogeno. La misura, la prima del suo genere nell’ambito degli sforzi per fronteggiare la crisi all’impianto dopo il sisma/tsunami dell’11 marzo, potrebbe essere ripetuta nei reattori n.2 e n.3.

Nel complesso, i danni al combustibile dei tre reattori sono stati stimati nell’ordine del 70% (nel n.1), 30% (n.2) e 25% (n.3): quest’ultimo e’ il piu’ pericoloso perche’ alimentato a Mox, una composta da ossidi di uranio e plutonio.Ma si tratta di stime, e vista la performance data sinora dalla Tepco, da prendere con le molle.

Dopo numerosi tentativi andati a vuoto, i tecnici al lavoro nella centrale atomica giapponese di Fukushima Daiichi 1 sono finalmente riusciti a tappare la falla che si era aperta in una delle vasche di contenimento del reattore numero due, e dalla quale per giorni è fuoriuscita acqua estremamente radioattiva che in parte si infiltrava nel sottosuolo e per il resto si riversava in mare: l’esito dell’intervento è stato annunciato da fonti della compagnia elettrica ‘Tepcò, che gestisce il disastrato impianto nucleare.

Per chiudere la falla, una crepa lunga una ventina di centimetri nel muro perimetrale della vasca, è stato impiegato il cosiddetto ‘water glass’, o vetro liquido: cioè una soluzione altamente concentrata di silicato di sodio, che si usa in genere come isolante nei materiali da costruzione, e la cui consistenza vischiosa la rende anche molto adattabile alle specifiche caratteristiche della breccia di volta in volta da tamponare. Iniettato anche nel terreno, il vetro liquido lo ha consolidato abbastanza da impedire ulteriori perdite.

L’operazinoe si è conclusa alle 05:38 del mattino ora locale, quando in Italia erano le 22,38 di ieri. Nell’acqua di scolo dalla vasca erano stati riscontrati livelli di radioattività superiori ai 1.000 millisievert. Si ritiene che la crepa fosse responsabile della dispersione nell’ambiente di un quantitativo di iodio-131 ben quattromila volte superiore agli standard di legge. Per porre fine alla fuoriuscita era stato tentato davvero di tutto: iniezioni di cemento liquido o di calcestruzzo, occlusione delle tubature del reattore madiante uno speciale polimero a elevato potere assorbente, persino il ricorso a giornali pressati e segatura. Nel contempo i dipendenti della società gerente erano stati costretti a pompare in mare acqua con bassi livelli di radiazioni, per fare posto nei serbatoi ad altra talmente tossica da mettere immediatamente in pericolo la vita degli addetti.