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Tepco completa lo scarico in mare di acqua radioattiva

9 aprile 2011 0 commenti

fukLo scarico volontario nel Pacifico di 11.500 tonnellate di acqua a bassa radioattivita’ dalla centrale nucleare di Fukushima sara’ completato domani. Lo ha reso noto il gestore dell’impianto Tepco, annunciando anche l’avvio dei lavori della recinzione d’acciaio per evitare che altro liquido contaminato possa finire nell’oceano dal pozzo di sfogo del reattore n.2, dove oggi e’ stato rilevato un rialzo dell’acqua di circa 10 cm oggetto d’esame. In aggiunta allo sbarramento che include l’uso di sacchi di sabbia, la compagnia ha in programma di fissare teli di contenimento direttamente in mare.

Il completamento dell’operazione di sversamento consentira’ ai tecnici di utilizzare lo spazio liberato nelle grandi vasche di contenimento per immagazzinare l’acqua altamente radioattiva accumulatasi soprattutto nel seminterrato del reattore n.2. La Tepco ha poi affermato che sta continuando a iniettare gas di azoto all’interno del serbatoio di contenimento del reattore n.1 per scongiurare i rischi d’esplosione di idrogeno. La leggera pioggia che ha interessato il Giappone del nordest ha impedito al piccolo aereo a guida telecomandata di sorvolare la centrale di Fukushima per raccogliere ulteriori elementi dall’alto sui danni alla struttura.

Intanto le autorità ammettono che l’ordine di evacuazione per i residenti nelle zone entro i 20 chilometri attorno alla centrale nucleare di Fukushima non viene rispettato da tutti. Incuranti delle radiazioni, un centinaio di irriducibili non sono mai voluti partire mentre numerosi sfollati fanno la spola tra i rifugi temporanei e le rispettive case, magari per recuperare beni di valore o effetti personali. A riferirlo è il Tokyo Shimbun. Nella sola città di Minamisoma, situata appena 25 chilometri a nord dell�’impianto atomico disastrato, sono rimasti come minimo 57 abitanti, che non sono fuggiti neppure quando la prefettura di Fukushima fu devastata dal terremoto dell’11 marzo e dallo ‘tsunamì che ne scaturì. «Se affermano di non volersene andare, non possiamo certo costringerli a farlo», ha commentato con il giornale un anonimo funzionario del Comune. «Il nostro personale e gli addetti della Protezione Civile sono andati a parlare con loro, ma la risposta è stata che si rifiutavano di lasciare le proprie case». C’è poi chi si è trattenuto per non abbandonare parenti anziani o malati, chi invece è voluto a tutti i costi restare nell’abitazione dove la sua famiglia ha vissuto per varie generazioni.

In genere l’ordine di evacuazione scatta allorchè la popolazione è esposta al rischio di ricevere radiazioni pari ad almeno 50 microsievert l’ora. Stando al reportate realizzato sul posto dal giornalista-blogger Tetsuo Jimbo, le cui riprese sono visibili su ‘YouTubè, i livelli di radioattività arrivano però anche a 112 microsievert, il che significa che chiunque rimanga dentro alla fascia interdetta riceve in un solo giorno le radiazioni che normalmente assorbe in un intero anno. Il quadro non cambia neppure nella fascia di ‘rispettò compresa tra i 20 e i 30 chilometri dalla centrale di Fukushima, dove agli abitanti è consentito restare, ma con l’imperativo di non uscire all’aperto: tale limitazione è infatti sistematicamente ignorata. D’altra parte, le norme adottate dal governo di Tokyo per fare fronte all’emergenza, così come sono attualmente, non permettono alle autorità di spostare a forza le persone in pericolo. Lo stesso ministro portavoce Yukio Edano ha ammesso che le linee-guida «non tengono contio degli effetti dell’esposizione cumulativa alla radioattività», e che si sta ancora «discutendo quali criteri fissare» al riguardo.