Fukushima, allarme da un istituto di ricerca francese: anche in Europa, cautela nell’alimentazione
In Francia, Italia, Germania, Svizzera e Belgio, i rischi collegati all’incidente nucleare di Fukushima non sono trascurabili: lo afferma il CRIIRAD (Istituto di ricerca non governativo francese).
Secondo il CRIIRAD i rischi associati con la contaminazione derivante dallo I-131 che ha raggiunto l’Europa a seguito dell’incidente nucleare di Fukushima, “non possono considerarsi trascurabili”.
I rischi sanitari non riguardano tutta la popolazione, ma quei gruppi di popolazione che nella loro alimentazione fanno largo uso di latte e di verdure a foglia larga. Particolarmente a rischio in questo contesto sono le donne incinte e i bambini.
Il documento pubblicato il 7 aprile, ma reso noto ieri (vedasi allegato) esorta tutti a non consumare acqua piovana, ma raccomanda soprattutto le donne incinte e le mamme in periodo di allattamento di evitare il consumo di vegetali a foglia larga, il latte fresco e iformaggi molli non stagionati. Il CRIIRAD dice inoltre che, nè per questi gruppi di popolazione a maggior rischio, nè per gli altri, sussiste alcuna necessità di assumere pasticche di iodio stabile.
Il CRIIRAD afferma che la situazione in Francia non è diversa da quella del resto d’Europa. I livelli di contaminazione che ci sono in Francia sono gli stessi di quelli riscontrati in Belgio, Germania, Italia e Svizzera, paesi questi dove le stesse raccomandazioni dovrebero essere attuate. A maggior ragione queste raccomandazioni dovrebbero essere rispettate negli USA dove i livelli riscontrati di contaminazione da i-131 sono in media da 8 a 10 volte superiori a quelli europei.
La situazione non si normalizzerà in tempi brevi. I rilasci radioattivi da Fukushima sono iniziati in quantità molto rilevanti il 12 marzo, ma sono proseguiti continuamente anche se a livelli meno rilevanti fino al 5 aprile e non si sa se stanno proseguendo anche dopo il 5 aprile.
Qui di seguito le raccomandazioni:
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ALIMENTS POTENTIELLEMENT A RISQUE
Il y a, a priori, deux catégories d’aliments à considérer : les végétaux à larges feuilles type salades, blettes, épinards, choux, oseilleŠ (sauf s’ils sont cultivés sous serre évidemment) ; le lait et les fromages frais (en particulier de chèvre et de brebis), la viande sauf pour les troupeaux encore en stabulation. Les risques sont certes très faibles mais si l’on tient compte de la durée possible de la contamination, de l’existence d’habitudes alimentaires particulières et de la vulnérabilité de certains groupes de populations, on n’est plus dans le domaine du risque négligeable et il semble utile d’éviter des comportements à risque : éviter que les aliments sensibles constituent, sur les prochaines semaines la base de l’alimentation de la famille. Cette mesure de bon sens concerne tout particulièrement les enfants, les femmes enceintes et les mamans qui allaitent.
NOTE: Le ministère de la santé précise : « Après ruissellement sur le toit et stockage en cuve, un développement bactérien est possible. Il s’agit donc d’une eau non potable, car contaminée microbiologiquement (principalement à l’occasion du passage sur le toit) et chimiquement (pesticides dans la pluie, métaux ou amiante présents dans le toit, etc), qui ne respecte pas les limites de qualité fixées par le code de la santé publique pour les eaux destinées à la consommation humaine.