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Rainbow Warrior, l’ammiraglia di Greenpeace, è partita per Fukushima: monitorerà la contaminazione radioattiva

21 aprile 2011 0 commenti

rainbow warriorLa nave ammiraglia di Greenpeace, la Rainbow Warrior, e’ partita oggi da Taiwan con rotta sul Giappone per monitorare la contaminazione radioattiva in mare e negli organismi marini. L’obiettivo e’ di raggiungere tra il 27 e il 28 aprile la costa della Prefettura di Fukushima, dove la centrale Fukushima Daichii sta rilasciando notevoli quantitativi di radiazioni sia per sversamento diretto che trasportate dai venti.

‘’Il Giappone – spiega Giorgia Monti, responsabile della campagna Mare di Greenpeace imbarcata sulla Rainbow Warrior – dipende dalle risorse del mare per la sua alimentazione e, visto il continuo rilascio di radiazioni in mare, comprese quelle direttamente sversate da Tepco, e’ fondamentale una verifica indipendente dell’estensione della contaminazione per valutare realisticamente l’impatto sulla salute umana e sull’ambiente’’.

Greenpeace ha gia’ contattato il governo del Giappone informandolo dell’arrivo della Rainbow Warrior e sta utilizzando i canali appropriati per poter aggiungere i rilevamenti della radioattivita’ in mare a quelli che le tre squadre di radioprotezione di Greenpeace hanno gia’ realizzato nelle immediate vicinanze dell’area di esclusione di 20 km attorno alla centrale di Fukushima Daichii.

“I dati di Greenpeace confermano che decine di migliaia di persone sono ancora in aree a rischio – commenta Juniki Sato, Direttore di Greenpeace Giappone – vogliamo continuare a fornire dati accurati e indipendenti per aiutare chi vive nell’area a fare le scelte giuste per proteggersi’’.

La Rainbow Warrior ha una lunga storia di operazioni, determinate, ma pacifiche, contro il nucleare. Alla vigilia del venticinquesimo anniversario del disastro di Chernobyl, Greenpeace spera che le attivita’ della nave nell’area di Fukushima (uno degli ultimi viaggi dell’ammiraglia prima del varo della nuova Rainbow Warrior III) ‘’permetteranno di rispondere meglio a questa terribile crisi e, soprattutto, di informare il pubblico – dice Greenpeace in una nota – sui costi insopportabili del nucleare. Una tecnologia costosa, inutile e pericolosa che il governo italiano, nonostante i trucchi sul referendum di cui teme gli esiti, continua nei fatti a sostenere’’