Fukushima, radiazioni tre volte superiori alla legge su una dipendente Tepco
Una donna di circa cinquanta anni, dipendente della Tepco, il gestore della centrale nucleare di Fukushima, ha subito radiazioni tre volte superiori al limite di legge, dopo aver lavorato nell’impianto in avaria nei giorni successivi al sisma/tsunami dell’11 marzo. Secondo quanto riferito dalla compagnia in una nota, la donna nel periodo gennaio-marzo ha riportato un’esposizione di 17,55 millisievert di radiazioni, una quota pari a oltre tre volte il tetto massimo consentito nell’arco di tre mesi per le dipendenti delle centrali nucleari, fissato a 5 millisievert.
Le analisi mediche fin qui eseguite, ha spiegato la Tepco, hanno escluso conseguenze per la salute della donna, nonostante un’esposizione interna che ha raggiunto i 13,6 millisievert. La dipendente è stata impegnata per 11 giorni all’interno di un edificio del sito disastrato, occupandosi tra le altre cose del rifornimento dei camion dei pompieri. Nonostante abbia indossato regolarmente la mascherina, ha ipotizzato la Tepco, la donna potrebbe aver inalato sostanze radioattive nei brevi periodi in cui e’ rimasta senza protezione.
Hidehiko Nishiyama, portavoce dell’Agenzia per la sicurezza nucleare nipponica (Nisa), ha spiegato che anche altre due lavoratrici potrebbero aver subito radiazioni oltre il limite consentito, definendo l’accaduto un fatto estremamente deplorevole’’ di cui la Tepco sara’ chiamata a dare spiegazioni dettagliate. Secondo quanto riferito dal gestore dell’impianto, dopo lo scoppio della crisi 19 dipendenti di sesso femminile hanno lavorato nel sito di Fukushima, che sono state poi allontanate definitivamente il 23 marzo.